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Capua,20 aout 1604.
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Ill.re e molto R.do Sig come fratello. Sono stati da me il canonico Macarp, e il canonico Noce, e mi hanno proposto un modo per accomodare l'arcidiaconato, e la penitenziaria di questa nostra chiesa di Capua: il quale se fosse lecito, e se piacesse anche a V.S. questo negozio saria terminato assai bene. Il modo è, che quattro persone rinunciassero in mano mia certi loro benefici, ciò è V.S. l'arcidiaconato, il canonico Noce et il canonico Macaro i loro canonicati, e Don Fulvio di Cionte due suoi benfici semplici; e io poi conferisse a V.S. i benefici semplici di Don Fulvio, al canonico Noce l'arcidiaconato, al canonico Macaro il canonicato di Noce, e Don Fulvio il canonicato di Macaro, e insieme facesse Macaro penitenziero (perchè Don Benedetto non è più in se, e non può stare a morire) e applicasse alla penitenziaria la stessa prebenda, che è migliore, e manco gravata di pensione, che non è quella dell'arcidiacono. A questo io ho opposto due cose, prima che io non posso dare benefici a chi ne ha uno che basta, o due; e così non posso dare l'arcidiaconato a Noce, il quale ha due, o tre altri benefici; ne potrei dare due benefici semplici a V.S. avendo lei qualche altro beneficio, ma in questo ci bisognaria dispensa del Papa, e fare spese in spedizioni di bolle. Secondo, che non sappiamo, se questo sia lecito, cioè rinunciare in mano dell'Ordinario con speranza certa di avere un 'altro beneficio migliore, e che il suo si dia ad un tale, perchè questo pare che sia un renunciare in favorem. Un altro modo occorreva di giustificare questo negozio, e era, che Don Francesco Macaro mutasse i due benefici con l'arcidiaconato di V.S., e poi l'istesso mutasse l'arcidiaconato con il canonicato di don Camillo Noce; e cosi si averia l'istesso intento, che l'arcidiaconato venisse in mano di un Capuano ben nato e idoneo, e la penitenziaria fosse ben provvista, e venisse in mano di Macaria,(che) è il migliore
 
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Bellarmin � Anto�ne Angelucci.
 
 
 
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Ill.re e molto R.do Sig come fratello. Sono stati da me il canonico Macarp, e il canonico Noce, e mi hanno proposto un modo per accomodare l'arcidiaconato, e la penitenziaria di questa nostra chiesa di Capua: il quale se fosse lecito, e se piacesse anche a V.S. questo negozio saria terminato assai bene. Il modo è, che quattro persone rinunciassero in mano mia certi loro benefici, ciò è V.S. l'arcidiaconato, il canonico Noce et il canonico Macaro i loro canonicati, e Don Fulvio di Cionte due suoi benfici semplici; e io poi conferisse a V.S. i benefici semplici di Don Fulvio, al canonico Noce l'arcidiaconato, al canonico Macaro il canonicato di Noce, e Don Fulvio il canonicato di Macaro, e insieme facesse Macaro penitenziero (perchè Don Benedetto non è più in se, e non può stare a morire) e applicasse alla penitenziaria la stessa prebenda, che è migliore, e manco gravata di pensione, che non è quella dell'arcidiacono. A questo io ho opposto due cose, prima che io non posso dare benefici a chi ne ha uno che basta, o due; e così non posso dare l'arcidiaconato a Noce, il quale ha due, o tre altri benefici; ne potrei dare due benefici semplici a V.S. avendo lei qualche altro beneficio, ma in questo ci bisognaria dispensa del Papa, e fare spese in spedizioni di bolle. Secondo, che non sappiamo, se questo sia lecito, cioè rinunciare in mano dell'Ordinario con speranza certa di avere un 'altro beneficio migliore, e che il suo si dia ad un tale, perchè questo pare che sia un renunciare in favorem. Un altro modo occorreva di giustificare questo negozio, e era, che Don Francesco Macaro mutasse i due benefici con l'arcidiaconato di V.S., e poi l'istesso mutasse l'arcidiaconato con il canonicato di don Camillo Noce; e cosi si averia l'istesso intento, che l'arcidiaconato venisse in mano di un Capuano ben nato e idoneo, e la penitenziaria fosse ben provvista, e venisse in mano di Macaria,(che) è il migliore
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