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"Il collegio divenne per l'autorità ecclesiastica il baluardo della difesa, l'agone della conquista; ed in esso entrò, col formalismo della pietà e il casuismo della morale, il teatro, del quale nessuna arte e nessuna ricreazione era più accettata ai giovani: non era forse nel teatro un'immagine della vita, che si conduceva fuori del convitto, e a cui le anime dei giovanetti aspiravano in un desiderio inconscio e indistinto di novità? Le recite non chiamavano forse visi caramente noti e curiosamente sconosciuti tra le mura del claustrale collegio? Non erano forse esse il mezzo per far valere e mostrare ciascuno la propria capacità, e di interrompere insieme la regolarità monotona della vita? Le lamentele dei rigidi riformatori, avversando ed impedendo una ricreazione così cara ai giovani, rischiavano di rallentare il progresso della Riforma Cattolica; e la Compagnia, cui stava a cuore di conoscere e guidare il pensiero dei suoi educandi fin nel riposo e nel divertimento, piegò il teatro ai suoi intenti, e ne fece una sua istituzione: nulla al mondo è così cattivo che non contenga alcuna parte di buono." (cit. nella Tesi Camilli, C. ''Le origini del teatro gesuitico e l'opera di Stefano Tuccio" p. 15-16 verifica sul volume)
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"Il collegio divenne per l'autorità ecclesiastica il baluardo della difesa, l'agone della conquista; ed in esso entrò, col formalismo della pietà e il casuismo della morale, il teatro, del quale nessuna arte e nessuna ricreazione era più accettata ai giovani: non era forse nel teatro un'immagine della vita, che si conduceva fuori del convitto, e a cui le anime dei giovanetti aspiravano in un desiderio inconscio e indistinto di novità? Le recite non chiamavano forse visi caramente noti e curiosamente sconosciuti tra le mura del claustrale collegio? Non erano forse esse il mezzo per far valere e mostrare ciascuno la propria capacità, e di interrompere insieme la regolarità monotona della vita? Le lamentele dei rigidi riformatori, avversando ed impedendo una ricreazione così cara ai giovani, rischiavano di rallentare il progresso della Riforma Cattolica; e la Compagnia, cui stava a cuore di conoscere e guidare il pensiero dei suoi educandi fin nel riposo e nel divertimento, piegò il teatro ai suoi intenti, e ne fece una sua istituzione: nulla al mondo è così cattivo che non contenga alcuna parte di buono." <!-- (cit. nella Tesi Camilli, C. ''Le origini del teatro gesuitico e l'opera di Stefano Tuccio" p. 15-16 verifica sul volume) -->

Latest revision as of 10:29, 20 October 2020

Gnerghi, Gualtiero. Il teatro gesuitico ne' suoi primordi a Roma. (1907).

Name(s) Gnerghi, Gualtiero
Title Il teatro gesuitico ne' suoi primordi a Roma
Year 1907
Language(s) ita
Contained in
Bibliographic level Monography
Catalogue description http://id.sbn.it/bid/RMR0000832
Subject
Keyword(s)
Cited in
Digitization


"Il collegio divenne per l'autorità ecclesiastica il baluardo della difesa, l'agone della conquista; ed in esso entrò, col formalismo della pietà e il casuismo della morale, il teatro, del quale nessuna arte e nessuna ricreazione era più accettata ai giovani: non era forse nel teatro un'immagine della vita, che si conduceva fuori del convitto, e a cui le anime dei giovanetti aspiravano in un desiderio inconscio e indistinto di novità? Le recite non chiamavano forse visi caramente noti e curiosamente sconosciuti tra le mura del claustrale collegio? Non erano forse esse il mezzo per far valere e mostrare ciascuno la propria capacità, e di interrompere insieme la regolarità monotona della vita? Le lamentele dei rigidi riformatori, avversando ed impedendo una ricreazione così cara ai giovani, rischiavano di rallentare il progresso della Riforma Cattolica; e la Compagnia, cui stava a cuore di conoscere e guidare il pensiero dei suoi educandi fin nel riposo e nel divertimento, piegò il teatro ai suoi intenti, e ne fece una sua istituzione: nulla al mondo è così cattivo che non contenga alcuna parte di buono."