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Rome,26 decembre 1607. Bellarmin � l'�veque de Lucer�.
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Molto Illustre e R.mo Sig.re come fratello. In Manfredonia è stata presa informazione dal vicario del Sig.re Cardinale Ginnasio contro di Don Cesare monaco Celestino, vicario del monastero di S.to Benedetto nel monte S.to Angelo. Ma in contrario è stata presa informazione dal visitatore de suddetti monaci quasi nello stesso tempo. E perchè l'imputazione è gravissima, trattandosi di adulterio sacrilego, è parso a N. Sig.re che io, come protettore della religione dei Celestini, chiamassi il suddetto don Cesare a Roma, come ho fatto, e facesse qua la causa. Ma perchè i testimoni non possono facilmente aversi qua, e le informazioni prese sono contrarie e sospette, ha giudicato Sua Santità essere espediente, che
 
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si commetta a V. S.ia Rev.ma di farci avere una vera,sincera e piena informazione. E per questo per ordine di Sua S.tà gli mando le informazioni prese in Manfredonia, e l'esame che si è fatto qua dal mio uditore, a ciò lei veda quello che finora si è potuto avere; e sia contenta per se stessa, quando non gli fosse scomodo, o per il suo vicario, o per altra persona giudicata da lei a proposito, ripetere i testimoni e esaminare altri, e in somma farci avere la verità di questo negozio, non solo del fatto stesso, ma anche della fama e opinione, che si ha in Manfredonia del suddetto monaco.<lb/>
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V.S. R.ma perdoni il fastidio che gli diamo, e mi comandi, se mi giudica buono per servirla in questi paesi. Di Roma li 26 di dicembre 1607.<lb/>
 
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R.mo Sig.r vescovo di Lucera.
 
 
Sig^^ come fratello. In Manfredonia
 
 
 
stata presa informatione dal vicario del Sig^ Cardinale Ginnasio
 
 
 
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tempo. Et perche l'impuTatione � gravissima, trattandosi di adulte-
 
 
 
rio sacrilego, e parso N.Sig che io,come protettore della re
 
 
 
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me ho fatto, et facesse qua la causa. Ma perche i testimonii non
 
 
 
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ma farci bavere la verit� di questo negotio, non solo del fatto
 
 
 
istesso, ma anco della fama et opinione, che si ha in Manfredonia
 
 
 
del suddetto monaco.
 
 
 
V.S.R�^ perdoni il fastidio che gli diamo, et mi commandi,se
 
 
 
mi giudica buono per servirla in questi paesi. Di Roma li 26 di
 
 
 
decembre 1607.
 
 
 
Di V.S. molto 111^^ e Rev"^ come fratello aff"� Il Card. Bellarmino.
 
 
 
R^^ Sig^^ vescovo di Lucer�.
 
 
 
Arch.Vatic. Gesuiti 19 fo.40. Minute autogr.
 
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Molto Illustre e R.mo Sig.re come fratello. In Manfredonia è stata presa informazione dal vicario del Sig.re Cardinale Ginnasio contro di Don Cesare monaco Celestino, vicario del monastero di S.to Benedetto nel monte S.to Angelo. Ma in contrario è stata presa informazione dal visitatore de suddetti monaci quasi nello stesso tempo. E perchè l'imputazione è gravissima, trattandosi di adulterio sacrilego, è parso a N. Sig.re che io, come protettore della religione dei Celestini, chiamassi il suddetto don Cesare a Roma, come ho fatto, e facesse qua la causa. Ma perchè i testimoni non possono facilmente aversi qua, e le informazioni prese sono contrarie e sospette, ha giudicato Sua Santità essere espediente, che si commetta a V. S.ia Rev.ma di farci avere una vera,sincera e piena informazione. E per questo per ordine di Sua S.tà gli mando le informazioni prese in Manfredonia, e l'esame che si è fatto qua dal mio uditore, a ciò lei veda quello che finora si è potuto avere; e sia contenta per se stessa, quando non gli fosse scomodo, o per il suo vicario, o per altra persona giudicata da lei a proposito, ripetere i testimoni e esaminare altri, e in somma farci avere la verità di questo negozio, non solo del fatto stesso, ma anche della fama e opinione, che si ha in Manfredonia del suddetto monaco.
V.S. R.ma perdoni il fastidio che gli diamo, e mi comandi, se mi giudica buono per servirla in questi paesi. Di Roma li 26 di dicembre 1607.
Di V.S. molto Ill.re e Rev.ma
come fratello aff.mo
Il Card. Bellarmino.
R.mo Sig.r vescovo di Lucera.