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Capone,! septemb.16l8. Jacques Ant.Peretta � Bellarmin, suivi de
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La prima volta che mi venne all'orecchia che monsignor Arcivescovo di Capua havea accettato il vescovato di Catania, offertoli dalla Maestà Cattolica, feci in voto di scrivere à V.S. Ill.ma il mio senso intorno à la provista che havesse à farsi di questa chiesa; ma per non essere riputato troppo credulo d'una cosa che non doverria essere,per quello che tocca all'Arcivescovo, à mio gioditio, mi sono trattenuto sino ad hogi à non mettere in esequtione il mio pensiero. Hora che la cosa è venuta à manifesta scovertiera, con procurarsi di sapere la valuta fidele dell'intrate di questa chiesa e de le pensioni che vi sono, per parte di due barrette rosse et una mera che pretengono di ottenere da Nostro Signore questa chiesa, non voglio differire più à spiegarli il mio pensiero, con dimandarli prima perdono de la sicurtà che piglio in scriverli così liberamente conceptum sermonem; et è che V.S. Ill.ma è in obligo de venire à fare penitenza del peccato che fè quando diede il libello di repudio à la chiesa di Capua, quae nullam in se habuerat foeditatem, et il novo sposo che le fù dato, in conformità de la lege del libello de repudio, non dovea essere almeno per un anno operato à servitii publici, cio potesse pigliare affetto et amore in questo mentre à la nova sposa; et oltra non esserli osservata la lege, per sua disgratia è del suo grege, è stata per lungo tempo data in custodia ad un mercennario che V.S. Ill.ma sà qual sia stato e che sin ad hogi che è in fine. Et succus pecori et lac subducitur agnis. Ambisce di core ritornare allo sposo che la repudiò; et io con tutta l'età, ne la quale mi ritrovo, ambisco di venire à fare il paraninfo,dando de calci alla vecchiaia con buttarme à li piedi di Nostro Signore in nome di tutta la chieresia di tutta questa città e diocese, che il simile farria il governo di laici che mandarria imbasciatori à far'officio simile, pregando la S.S. voglia degnarsi di dare questo contento
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La prima volta che mi venne all'orecchia che monsignor Arci
 
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Ill.mo et Rev.mo Signor mio padrone colendissimo.
La prima volta che mi venne all'orecchia che monsignor Arcivescovo di Capua havea accettato il vescovato di Catania, offertoli dalla Maestà Cattolica, feci in voto di scrivere à V.S. Ill.ma il mio senso intorno à la provista che havesse à farsi di questa chiesa; ma per non essere riputato troppo credulo d'una cosa che non doverria essere,per quello che tocca all'Arcivescovo, à mio gioditio, mi sono trattenuto sino ad hogi à non mettere in esequtione il mio pensiero. Hora che la cosa è venuta à manifesta scovertiera, con procurarsi di sapere la valuta fidele dell'intrate di questa chiesa e de le pensioni che vi sono, per parte di due barrette rosse et una mera che pretengono di ottenere da Nostro Signore questa chiesa, non voglio differire più à spiegarli il mio pensiero, con dimandarli prima perdono de la sicurtà che piglio in scriverli così liberamente conceptum sermonem; et è che V.S. Ill.ma è in obligo de venire à fare penitenza del peccato che fè quando diede il libello di repudio à la chiesa di Capua, quae nullam in se habuerat foeditatem, et il novo sposo che le fù dato, in conformità de la lege del libello de repudio, non dovea essere almeno per un anno operato à servitii publici, cio potesse pigliare affetto et amore in questo mentre à la nova sposa; et oltra non esserli osservata la lege, per sua disgratia è del suo grege, è stata per lungo tempo data in custodia ad un mercennario che V.S. Ill.ma sà qual sia stato e che sin ad hogi che è in fine. Et succus pecori et lac subducitur agnis. Ambisce di core ritornare allo sposo che la repudiò; et io con tutta l'età, ne la quale mi ritrovo, ambisco di venire à fare il paraninfo,dando de calci alla vecchiaia con buttarme à li piedi di Nostro Signore in nome di tutta la chieresia di tutta questa città e diocese, che il simile farria il governo di laici che mandarria imbasciatori à far'officio simile, pregando la S.S. voglia degnarsi di dare questo contento
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