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Rome,16 dicembre 1616. Bellarmin au Nonce de Naples ?
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Molto Ill.re et Rev.mo Signor Lo spoglio che N.S. mi ha donato, non l'ha donato à ciò io me lo goda, ma à ciò paghi li debitori; però sono in obligo à riceverlo intieramente. Onde io la prego à far consegnare ogni cosa per inventario al Sig.r Francesco Piccolomini, cavalier di Malta, perche noi poco più ò meno sappiamo quello che vi era; perche molte cose l'ho donate io,oltre i libri prestati; et sappiamo quello che il Vescovo beveva comperato massime in cose ad uso dell'offitio pontificale. E se V.S. R.ma havesse riceuto la mia lettera, che gli fu offerta l'istesso giorno che hebbe la lettera di monsgr Thesoriere, sono sicuro che non haveria lassato vendere il venerdì sequente molte cose à buon mercato. Ma la mia disgratia volse che lei non lesse la mia prima lettera, ne anco la lettera di monsg.r Thesoriere, se non quando hebbe la mia seconda insieme con il duplicato di quella del Thesoriere.<lb/>
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Quanto al commissario che andò à Tiano, io vorrei poterne credere ogni bene; ma non posso scusare che vi stesse tredici giorni, bastando uno, et che in quei giorni consumasse quindici barili di vino et molti galli d'india et che vendesse tre cavalli solo per cinquanta scudi, et che donasse à diversi luoghi pii molte robbe di casa et che si portasse à Napoli prosciutti et altre cose, senza scriverlo nell'inventario.<lb/>
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Io confido molto nell'integrità di V.S. R.ma et nella nostra intima amicitia et desidero poter lodare appresso la Santità di Nostro Signore la pronta obedienza di lei al commandamento di Sua Beatitudine, che so sicuro che ne gusterà. Et con questo fine gli prego da Dio ogni colmo di felicità.<lb/>
Quanto al commissario che and� � Tiano, io vorrei poterne credere ogni bene; ma non posso scusare che vi stesse tredici giorni, bas tando uno, et che in quei giorni consumasse quindici barili di vino et molti galli d'india et che vendesse tre cavalli solo per cinquanJ^^ta scudi, et che donasse diversi luoghi pii molte robbe di casa et che si portasse Napoli prosciutti et altre cose, senza scri verlo nell'inventario.
 
Io confido molto nell'integrit� di V.S.R/ma et nella nostra in tima amicitia et desidero poter lodare appresso la Santit� di Nostro ^^^Signore la pronta obedienza di lei al commandamento di Sua Beatitu dine, che so sicuro che ne guster�. Et con questo fine gli prego da Dio ogni colmo di felicit�.
 
 
Di Roma,li 16 di decembre 1616
 
Di Roma,li 16 di decembre 1616
Arch.Vatic.Gesuiti 16 fol.125. Minute autogr.
 
  
  
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Molto Ill.re et Rev.mo Signor Lo spoglio che N.S. mi ha donato, non l'ha donato à ciò io me lo goda, ma à ciò paghi li debitori; però sono in obligo à riceverlo intieramente. Onde io la prego à far consegnare ogni cosa per inventario al Sig.r Francesco Piccolomini, cavalier di Malta, perche noi poco più ò meno sappiamo quello che vi era; perche molte cose l'ho donate io,oltre i libri prestati; et sappiamo quello che il Vescovo beveva comperato massime in cose ad uso dell'offitio pontificale. E se V.S. R.ma havesse riceuto la mia lettera, che gli fu offerta l'istesso giorno che hebbe la lettera di monsgr Thesoriere, sono sicuro che non haveria lassato vendere il venerdì sequente molte cose à buon mercato. Ma la mia disgratia volse che lei non lesse la mia prima lettera, ne anco la lettera di monsg.r Thesoriere, se non quando hebbe la mia seconda insieme con il duplicato di quella del Thesoriere.
Quanto al commissario che andò à Tiano, io vorrei poterne credere ogni bene; ma non posso scusare che vi stesse tredici giorni, bastando uno, et che in quei giorni consumasse quindici barili di vino et molti galli d'india et che vendesse tre cavalli solo per cinquanta scudi, et che donasse à diversi luoghi pii molte robbe di casa et che si portasse à Napoli prosciutti et altre cose, senza scriverlo nell'inventario.
Io confido molto nell'integrità di V.S. R.ma et nella nostra intima amicitia et desidero poter lodare appresso la Santità di Nostro Signore la pronta obedienza di lei al commandamento di Sua Beatitudine, che so sicuro che ne gusterà. Et con questo fine gli prego da Dio ogni colmo di felicità.
Di Roma,li 16 di decembre 1616