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Molto Ill.<sup>re</sup> Sig.<sup>or</sup> Cugino, Gia V.S. haverà riceuto li droppi, che domandava im una sua lettera scritta al sig<sup>or</sup> Marcello, la quale io aprii, come il sudetto sig.<sup>or</sup> Marcello mi disse che io facesse. Se bene V.S. mi haveva scritto, che lo sposo della sig.<sup>ra</sup> Agnese, era nipote del Vescovo di Grosseto<ref>Francesco Piccolomini, vescovo di Grosseto tra 1611-1622.</ref>, nondimeno presto mi accorsi dell'errore di penna, ò di memoria, perche il Vescovo di Massa<ref>Fabio Piccolomini, vescovo di Massa e Populonia tra 1615-1629.</ref>, et non quello di Grosseto subito mi scrisse dandomi conto di questo parentado, ringratiando, et lodando, et rallegrandosi, etc; et io gia glì'ho risposto come conveniva, massime che questo Prelato mi è amicissimo da longo tempo, et è tale, che io porto invidia alla sua molta bontà.<br>Alla Sig.<sup>ra</sup> Agnese prego da Dio ogni sorte di benedittione, et non mancarò raccomandarla con le mie fredde orationi alli S.<sup>ti</sup> Apostoli Pietro, et Paulo, nella festa de quali si celebra questo matrimonio.<lb/>Il Sig.<sup>or</sup> Alessandro non cessa di stimularla con lettere scritte à me, et ad altri, che io voglia finire questa lite, et accordarlo con V.S. Ma io gli rispondo, che non havendo potuto metterlo d'accordo in cinque mesi, essendo qua presente esso, et il sig.<sup>or</sup> Marcello, et havendo piu volte udito l'un'et l'altro: molto meno posso farlo hora in assenza. Ma ho scritto à lui, et hora scrivo à V.S. che non mi potranno fare maggior piacere, che accordarsi fra di loro. Et potria V.S. proporre al sig.<sup>or</sup> Alessandro, uno ò piu partiti, et scegliere i piu facili ad esser'accettati: et domandare à lui che proponga esso ancora alcuni partiti, e cosi pian piano venire all'accordo: essendo securi, che molto meglio è perdere alcuna cosa del suo per amor della pace et concordia et reputatione del monfo, che non è guadagnar'alcuna cosa con restar'inimici, et scandalizar'i prossimi. Se bene è piu verisimile, che litigando, tutti perderanno assai, et por alla fine si pentirano senza utilità di non si esser accordati al principio. La partita del sig.<sup>or</sup> Alessandro di casa mia con quella furia, et parole poco considerate mi dispiacque per conto suo, ma del resto poco affanno mi diede, perche so, che non gli diedi occasione. Con questo mi raccomando à V.S. et gli prego da Dio ogni contentezza. Di Roma li 28...
Rome,28 juin 1614^________________________________________
 
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/ Molto Ill/re Sig/or Cugino, Gi� V.S. bavera ricanto li droppi, che domandava in una sua lettera scritta al sig/or Marcello, la qua le io aprii,come il suddetto sig/or Marcello mi disse che io facesse. Se bene V.S. mi haveva scritto,che lo sposo della sig/ra Agnese,era ;fhipote del Vescovo di Grosseto, nondimeno presto mi accorsi dell'er rore di penna,di memoria, perche il Vescovo di Massa,et non quello di Grosseto subito mi scrisse dandomi conto di questo parentado, rin graziando,et lodando,et rallegrandosi,etc ;et io gi� gl'ho risposto come conveniva, massime ohe questo Prelato mi amicissimo da longo /^tempo, et tale, che io porto invidia alla sua molta bont�.
 
Alla Sig/ra Agnese prego da Dio ogni sorte di benedittione,et non mancar� raccomandarla con le mie fredde orationi alli S/ti Apostoli Pietro,et Paulo, nella festa de quali si celebra questo matrimonio.
 
Il Sig/or Alessandro non cessa di stimularmi con lettere scritte � ,^Tme,et ad altri, che io voglia finire questa lite,et accordarlo con
 
V.S. Ma io gli rispondo,che non havendo potuto metterlo d'accordo in cinque mesi,essendo qua presente esso,et il sig/or Marcello, et havenr do piu volte udito l'un'et l'altro: molto meno posso farlo hora in assenza. Ma ho scritto lui,et hora scrivo V.S. che non mi potran-^no fare maggior piacere, che accordarsi fra di loro. Et potria V.S. proporre al sig/or Alessandro, uno piu partiti, et scegliere i piu facili ad esser'accettati: et domandare lui che proponga esso anco ra alcuni partiti, e cosi pian piano venire all'accordo: essendo securi, che molto meglio^ � perdere alcuna cosa del suo per amor della ^^^pace et concordia et reputazione del mondo, che non guadagnar'alcuna cosa con restar'inimici, et scandalizar'i prossimi. Se bene piu Mss.Cerv. 53 foo verisimile,che litigando,tutti perderanno assai, et poi alla fine si lO�.Aut.pg^^^^^^^^ senza utilit� di non si esser accordati al principio. La
 
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Molto Ill.re Sig.or Cugino, Gia V.S. haverà riceuto li droppi, che domandava im una sua lettera scritta al sigor Marcello, la quale io aprii, come il sudetto sig.or Marcello mi disse che io facesse. Se bene V.S. mi haveva scritto, che lo sposo della sig.ra Agnese, era nipote del Vescovo di Grosseto[1], nondimeno presto mi accorsi dell'errore di penna, ò di memoria, perche il Vescovo di Massa[2], et non quello di Grosseto subito mi scrisse dandomi conto di questo parentado, ringratiando, et lodando, et rallegrandosi, etc; et io gia glì'ho risposto come conveniva, massime che questo Prelato mi è amicissimo da longo tempo, et è tale, che io porto invidia alla sua molta bontà.
Alla Sig.ra Agnese prego da Dio ogni sorte di benedittione, et non mancarò raccomandarla con le mie fredde orationi alli S.ti Apostoli Pietro, et Paulo, nella festa de quali si celebra questo matrimonio.
Il Sig.or Alessandro non cessa di stimularla con lettere scritte à me, et ad altri, che io voglia finire questa lite, et accordarlo con V.S. Ma io gli rispondo, che non havendo potuto metterlo d'accordo in cinque mesi, essendo qua presente esso, et il sig.or Marcello, et havendo piu volte udito l'un'et l'altro: molto meno posso farlo hora in assenza. Ma ho scritto à lui, et hora scrivo à V.S. che non mi potranno fare maggior piacere, che accordarsi fra di loro. Et potria V.S. proporre al sig.or Alessandro, uno ò piu partiti, et scegliere i piu facili ad esser'accettati: et domandare à lui che proponga esso ancora alcuni partiti, e cosi pian piano venire all'accordo: essendo securi, che molto meglio è perdere alcuna cosa del suo per amor della pace et concordia et reputatione del monfo, che non è guadagnar'alcuna cosa con restar'inimici, et scandalizar'i prossimi. Se bene è piu verisimile, che litigando, tutti perderanno assai, et por alla fine si pentirano senza utilità di non si esser accordati al principio. La partita del sig.or Alessandro di casa mia con quella furia, et parole poco considerate mi dispiacque per conto suo, ma del resto poco affanno mi diede, perche so, che non gli diedi occasione. Con questo mi raccomando à V.S. et gli prego da Dio ogni contentezza. Di Roma li 28...

  1. Francesco Piccolomini, vescovo di Grosseto tra 1611-1622.
  2. Fabio Piccolomini, vescovo di Massa e Populonia tra 1615-1629.