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Ser.<sup>ma</sup> Sig<sup>ra</sup> mia oss<sup>ma</sup><br />
 
Ser.<sup>ma</sup> Sig<sup>ra</sup> mia oss<sup>ma</sup><br />
 
il sapersi da ogn'uno le continue gratie ch'io ricevo dalla benignità di V. A. S<sup>ma</sup> causa che di esse spesso ne la supplichi, et massima per amici, e parenti. Vertendo però lite già sono otto anni fra li figlioli del Cav<sup>re</sup> Buratti, et Gregorio Contucci; et trovandosi la d<sup>ta</sup> lite dopo tanto tempo nello stato di prima, senza speranza che se n'habbia à vedere la fine, per essere la parte contraria in possesso di quanto si litiga; vengo à supplicare V. A. Ser<sup>mo</sup> con ogni affetto à fare gratia alli d<sup>ti</sup> figlioli del pred<sup>to</sup> Cav<sup>re</sup> Buratti, et à me, di co'mandare che duoi della consulta di Firenze abbraccino, terminino, et dicidino con sentenza irrevocabile ogni pretentione, et si ponghi silentio alla d<sup>ta</sup> lite per quiete, et bene dell'una e l'altra parte; che oltre V.A.S<sup>ma</sup> farà gratia degna della pietà, et grandezza sua, et ne havrà merito presso Dio N.S. io anche ne resterò con perpetua coligatione all' A.V.S<sup>ma</sup> alla quale facendo hum<sup>e</sup> riverenze, pregando da Dio N. S. ogni desiderata felicità. Roma il 20 di Nov<sup>re</sup> 1612. <br />
 
il sapersi da ogn'uno le continue gratie ch'io ricevo dalla benignità di V. A. S<sup>ma</sup> causa che di esse spesso ne la supplichi, et massima per amici, e parenti. Vertendo però lite già sono otto anni fra li figlioli del Cav<sup>re</sup> Buratti, et Gregorio Contucci; et trovandosi la d<sup>ta</sup> lite dopo tanto tempo nello stato di prima, senza speranza che se n'habbia à vedere la fine, per essere la parte contraria in possesso di quanto si litiga; vengo à supplicare V. A. Ser<sup>mo</sup> con ogni affetto à fare gratia alli d<sup>ti</sup> figlioli del pred<sup>to</sup> Cav<sup>re</sup> Buratti, et à me, di co'mandare che duoi della consulta di Firenze abbraccino, terminino, et dicidino con sentenza irrevocabile ogni pretentione, et si ponghi silentio alla d<sup>ta</sup> lite per quiete, et bene dell'una e l'altra parte; che oltre V.A.S<sup>ma</sup> farà gratia degna della pietà, et grandezza sua, et ne havrà merito presso Dio N.S. io anche ne resterò con perpetua coligatione all' A.V.S<sup>ma</sup> alla quale facendo hum<sup>e</sup> riverenze, pregando da Dio N. S. ogni desiderata felicità. Roma il 20 di Nov<sup>re</sup> 1612. <br />
 
Di V. A. Ser<sup>ma</sup>  
 
Di V. A. Ser<sup>ma</sup>  
 
humiless<sup>o</sup> et devotiss<sup>o</sup> servitore<br />
 
humiless<sup>o</sup> et devotiss<sup>o</sup> servitore<br />
il Card<sup>le</sup> Belarmino.
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Ser.ma Sigra mia ossma
il sapersi da ogn'uno le continue gratie ch'io ricevo dalla benignità di V. A. Sma causa che di esse spesso ne la supplichi, et massima per amici, e parenti. Vertendo però lite già sono otto anni fra li figlioli del Cavre Buratti, et Gregorio Contucci; et trovandosi la dta lite dopo tanto tempo nello stato di prima, senza speranza che se n'habbia à vedere la fine, per essere la parte contraria in possesso di quanto si litiga; vengo à supplicare V. A. Sermo con ogni affetto à fare gratia alli dti figlioli del predto Cavre Buratti, et à me, di co'mandare che duoi della consulta di Firenze abbraccino, terminino, et dicidino con sentenza irrevocabile ogni pretentione, et si ponghi silentio alla dta lite per quiete, et bene dell'una e l'altra parte; che oltre V.A.Sma farà gratia degna della pietà, et grandezza sua, et ne havrà merito presso Dio N.S. io anche ne resterò con perpetua coligatione all' A.V.Sma alla quale facendo hume riverenze, pregando da Dio N. S. ogni desiderata felicità. Roma il 20 di Novre 1612.
Di V. A. Serma humilesso et devotisso servitore
il Cardle Bellarmino.