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Capone,19 ^auv�er 1619. Don Sc�pion Donato � Bellarmin,sn�vi de la
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Ill.mo e R.mo Sig.r mio padrone col.mo <lb/>
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L'antica servitù che tengo con V.S. Ill.ma come sua creatura, che tale me le professo, anchor che, colpa mia, l'ardente desiderio che havea di servirla in questa chiesa di Capua havesse troncato il filo della sua bontà e paterno affetto che mostrava tante volte di farmi bene, co'l essermi ingolfato nella coadiutoria che molti anni sono vado contipando, e piacesse a Dio che nella fatica e peso che porto con quel poco frutto restasse almeno consolato con quella poca quiete che di qua particolarmente nel mondo di può sperare; sentendo tanta afflittione et travaglio che di continuo hormai doi anni sono mi da il canonico Giovan Francesco di Tomaso, da che fù provisto da V.S. Ill.ma del canonicato presbiterale con tanto scandalo non solo di tutti i canonici dentro e fuori del choro, ma della maggior parte di questa città, poi che gionto l'humore e la sua pazzia à termine che, senza mia saputa, alcuni canonici per charità et per evitare qualche pericolo, da per loro han fatto ufficio co'l Sig.r Vicario nostro accio provedesse à qualche incidente, atteso che detto di Tomaso va cercando effettivamente d'andare armato di pistola et altre armature probibite à secolari non che à sacerdoti e canonici. Le minutie particolari della mortificatione e tentatione che mi da giornalmente non posso metterle in carta per non fastidirla, poi che non è persona dento e fuor di questa chiesa che non ne possi deponere con verità e lor scandalo in qualsivoglia tribunale. E perche detto Signor Vicario, al quale tante volte hò havuto ricorso, ha trasportato il risentimento forsi per bene fino alla venuta di mons.r ill.mo Arcivescovo nostro, che speriamo sarà quanto prima; però io intanto supplico V.S. Ill.ma, se la servitù di tanto tempo ritrova qualche luoco appresso quella antica e buona voluntà che per bontà sua mi ha mostrato tante volte senza meriti miei, si degni proteggermi con qualche raccomandatione, come e quando pe piacerà, appresso
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che tale me le professo, anchor che,colpa mia, l'ardente desiderio ohe havea di servirla in questa chiesa di Capua havesse troncato JTil filo della sua bont� e paterno affetto che mostrava tante vol te di farmi bene, co'l essermi ingolfato nella coadiutoria che molti anni sono vado contip^^ando, e piacesse a Dio che nella fa tica e peso che porto con quel poco frutto restasse almeno consolatocon quella poca quiete che di qua particolarmente nel mondo /^di pu� sperare; sentendo tanta afflittione et travaglio che di continuo hormai doi anni sono mi da il canonico Giovan Francesco di Tomaso, da che f� provisto da V.S.Ill/ma del canonicato presbi terale con tanto scandalo non solo di tutti i canonici dentro e fuori del choro, ma della maggior parte di questa citt�, poi che
 
gionto l'humore e la sua pazzia � termine che, senza mia saputa, alcuni canonici per charit� et per evitare qualche pericolo, da per loro han fatto ufficio co'l Sig/r Vicario nostro accio prove desse � qualche incidente, atteso che detto di Tomaso va cercan do effettivamente d'andare armato di pistola et altre armature probibite � secolari non che � sacerdoti e canonici. Le minutie par ticolari della mortificatione e tentatione che mi da giornalmente non posso metterle in carta per non fastidirla, poi che non � per sona dento e fuor di questa chiesa che non ne possi deponere con verit� e lor scandalo in qualsivoglia tribunale. E perche detto ^^^Signor Vicario, al quale tante volte h� havuto ricorso, ha traspor tato il risentimento forsi per bene fino alla venuta di mons/r ill/mo Arcivescovo nostro, che speriamo sar� quanto prima; per� io intanto supplico V.S.Ill/ma, se la servit� di tanto tempo ritrova qualche luoco appresso quella antica e buona volunt� che per bont� sua mi ha mostrato tante volte senza meriti miei, si degni prpteggermi con qualche raccomandatione, come e quando pe piacer�, app-
 
 
 
 
 
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Ill.mo e R.mo Sig.r mio padrone col.mo
L'antica servitù che tengo con V.S. Ill.ma come sua creatura, che tale me le professo, anchor che, colpa mia, l'ardente desiderio che havea di servirla in questa chiesa di Capua havesse troncato il filo della sua bontà e paterno affetto che mostrava tante volte di farmi bene, co'l essermi ingolfato nella coadiutoria che molti anni sono vado contipando, e piacesse a Dio che nella fatica e peso che porto con quel poco frutto restasse almeno consolato con quella poca quiete che di qua particolarmente nel mondo di può sperare; sentendo tanta afflittione et travaglio che di continuo hormai doi anni sono mi da il canonico Giovan Francesco di Tomaso, da che fù provisto da V.S. Ill.ma del canonicato presbiterale con tanto scandalo non solo di tutti i canonici dentro e fuori del choro, ma della maggior parte di questa città, poi che gionto l'humore e la sua pazzia à termine che, senza mia saputa, alcuni canonici per charità et per evitare qualche pericolo, da per loro han fatto ufficio co'l Sig.r Vicario nostro accio provedesse à qualche incidente, atteso che detto di Tomaso va cercando effettivamente d'andare armato di pistola et altre armature probibite à secolari non che à sacerdoti e canonici. Le minutie particolari della mortificatione e tentatione che mi da giornalmente non posso metterle in carta per non fastidirla, poi che non è persona dento e fuor di questa chiesa che non ne possi deponere con verità e lor scandalo in qualsivoglia tribunale. E perche detto Signor Vicario, al quale tante volte hò havuto ricorso, ha trasportato il risentimento forsi per bene fino alla venuta di mons.r ill.mo Arcivescovo nostro, che speriamo sarà quanto prima; però io intanto supplico V.S. Ill.ma, se la servitù di tanto tempo ritrova qualche luoco appresso quella antica e buona voluntà che per bontà sua mi ha mostrato tante volte senza meriti miei, si degni proteggermi con qualche raccomandatione, come e quando pe piacerà, appresso
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