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| − | Molto R.do Padre, a La scrittura di V.R. in difesa del Monitorio è piaciuta assai non solo a me, ma ancora a Nostro Signor. Solo si desiderava, che non fosse tanto mordace; e che ci fosse certezza del fatto in alcune cose, che V.R. afferma. Per esempio lei dice, che i Veneziani hanno fatto morire quei due prigioni, che il papa domandava. Di questo non ci è nuova certa, almeno qua da noi. Di più lei dice, che f. Paulo ha consigliato l'appellazione ad futurum concilium, e che i Veneziani hanno appellato. Non sappiamo nessuna di queste cose. Lei dice, che i pontefici hanno in qualche particella concesso, che si facessero alcune di quelle leggi, che ora si riprendono nei Veneziani, e così hanno presupposto alcuni per conto della madonna di Loreto, ma il papa dice non ci esser tal concessione. Si vedrà un poco meglio la scrittura sua, che finora non si è vista, se non in qua e in la superficialmente, e con l'altro procaccio si scriverà la risoluzione. V.R. potrebbe per mezzo dell'inquisitore farsi provvedere dei libri dei Veneziani che ora vanno a torno, e con comodità sua aiutare il negozio della chiesa con rispondere. Il Signor sia con V.R. e mi raccomando alle sue orazioni. Di Roma li 30 di settembre 1606.<lb/> | + | Molto R.do Padre, a La scrittura di V.R. in difesa del Monitorio<ref> Trattato apologetico del monitorio della santità di n. sig. papa Paolo quinto, et delle censure in quello contenute, & publicate in Roma alli 17. d'aprile 1606. contra il Doge, et Senato veneto; composto dal reuerendo padre Paolo Comitoli. https://books.google.it/books/about/Trattato_apologetico_del_monitorio_della.html?id=TjcjazIjlKgC&redir_esc=y</ref> è piaciuta assai non solo a me, ma ancora a Nostro Signor<ref>PAOLO V, papa. – Camillo Borghese. Papa dal 29 maggio 1605 fino il 28 gennaio 1621.</ref>. Solo si desiderava, che non fosse tanto mordace<ref>Interdétto: In diritto canonico, punizione ecclesiastica che interdice il culto e i sacramenti in uno Stato cattolico e che, per tale motivo, è considerata equivalente alla scomunica, pur agendo nei confronti di un territorio e non di una persona. La cd. questione dell'i. (1605-07) consiste nel conflitto scoppiato tra la Santa Sede e Venezia in seguito a una disputa in materia di giurisdizione sui beni ecclesiastici e di privilegi del clero. Colpita dalla scomunica (1606), Venezia non si sottomise e si oppose a papa Paolo V attraverso gli scritti di P. Sarpi. Il provvedimento fu revocato per l'intervento di Francia e Spagna. https://www.treccani.it/enciclopedia/interdetto/</ref>; e che ci fosse certezza del fatto in alcune cose, che V.R. afferma. Per esempio lei dice, che i Veneziani hanno fatto morire quei due prigioni, che il papa domandava<ref>Per guerra dell'interdetto si intende la vertenza, fra la Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio, scoppiata nel 1606 a causa dell'arresto a Venezia di due preti cattolici accusati di reati comuni e dell'adozione da parte della Serenissima di una serie di leggi volte al contenimento della proprietà ecclesiastica… Grazie alla mediazione della Francia, si giunse ad un compromesso: Venezia fu liberata dall'interdetto e i due religiosi arrestati furono affidati all'ambasciatore francese, il quale a sua volta li consegnò alle autorità romane. |
| + | https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_dell%27Interdetto#:~:text=Per%20guerra%20dell'interdetto%20si%20intende%20la%20vertenza%2C,leggi%20volte%20al%20contenimento%20della%20propriet%C3%A0%20ecclesiastica) | ||
| + | </ref>. Di questo non ci è nuova certa, almeno qua da noi. Di più lei dice, che f. Paulo<ref>Teologo e storico (Venezia 1552-ivi 1623). Dopo aver studiato filosofia, teologia, matematica, greco ed ebraico, nel novembre 1566 entrò nell’ordine dei serviti mutando il nome Pietro in Paolo. Distintosi nelle dispute teologiche fu nominato teologo del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga. Da lì si spostò poi a Milano e nel 1577 tornò in Venezia a insegnare filosofia. Nel 1578 conseguì a Padova la laurea in teologia, nel 1579 fu nominato provinciale dei serviti e nel 1585 procuratore generale dell’ordine. Quest’incarico gli diede modo di andare a Roma e di conoscere la Curia. Più volte proposto dalla Repubblica a vescovati, nel 1601 Clemente VIII gli rifiutò la nomina alla guida della diocesi di Caorle o di Nona «per le pratiche che tenute avea con eretici». Scoppiata la controversia giurisdizionalista tra la Chiesa di Roma e la Repubblica di Venezia, che aveva arrestato due ecclesiastici imputati di reati comuni, S. fu nominato il 28 gennaio 1606 teologo e canonista della Serenissima. In questo periodo elaborò le sue consulte, sostenendo la non validità delle censure papali e dell’interdetto fulminato da Paolo V contro la Repubblica. Protagonista da parte veneziana della cd. guerra delle scritture scaturita dalla contesa, scomunicato, il 5 ott. 1607 fu colpito da alcuni fanatici curialisti con tre pugnalate al collo. La sua ostilità al papato lo spinse a tenere corrispondenza con intellettuali protestanti, mosso più dalla possibilità di stipulare con quel mondo un’alleanza rivolta contro Roma che dal loro mondo spirituale. La sua opera principale è la Historia del concilio tridentino, iniziata nel 1608 e pubblicata sotto pseudonimo a Londra nel 1619, in cui interpreta il concilio come un momento di affermazione della politica accentratrice del papato. Nel concilio non prevalsero, secondo S., gli interessi religiosi, ma quelli politici. La sua cospicua produzione letteraria comprende opere storiche, giuridiche, filosofiche ed escursioni nelle scienze esatte. | ||
| + | https://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-sarpi_(Dizionario-di-Storia)/ | ||
| + | </ref> ha consigliato l'appellazione ad futurum concilium, e che i Veneziani hanno appellato<ref>Scoppiato il dissidio tra Roma e Venezia, fra Paolo si gettò nella mischia senza esitazioni. Nominato teologo consultore dello stato, con lo stipendio di 200 ducati l'anno, egli sostenne con i suoi consigli l'azione del senato veneto, ne influenzò spesso le decisioni, rappresentò sempre il partito più estremo nel difendere le ragioni della repubblica. Infaticabile, mise la sua grande dottrina di canonista e di storico al servizio della sua patria. Ammesso a consultare anche gli atti più segreti della repubblica, difese le ragioni venete in una numerosa serie di Consulte, nelle quali la dialettica del giurista più consumato è unita alla profonda conoscenza della storia ecclesiastica e alla più ampia e sicura cognizione di tutti i precedenti dell'azione politica veneta. E quando si scatenò quella guerra di scritture, che inondò tutta Europa di trattati, di opuscoli, di libelli in favore dell'uno o dell'altro dei contendenti, il S. fu tra quelli che presero parte più viva alla grande polemica. https://www.treccani.it/enciclopedia/fra-paolo-sarpi_(Enciclopedia-Italiana)/ | ||
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Molto R.do Padre, a La scrittura di V.R. in difesa del Monitorio[1] è piaciuta assai non solo a me, ma ancora a Nostro Signor[2]. Solo si desiderava, che non fosse tanto mordace[3]; e che ci fosse certezza del fatto in alcune cose, che V.R. afferma. Per esempio lei dice, che i Veneziani hanno fatto morire quei due prigioni, che il papa domandava[4]. Di questo non ci è nuova certa, almeno qua da noi. Di più lei dice, che f. Paulo[5] ha consigliato l'appellazione ad futurum concilium, e che i Veneziani hanno appellato[6]. Non sappiamo nessuna di queste cose. Lei dice, che i pontefici hanno in qualche particella concesso, che si facessero alcune di quelle leggi, che ora si riprendono nei Veneziani, e così hanno presupposto alcuni per conto della madonna di Loreto, ma il papa dice non ci esser tal concessione. Si vedrà un poco meglio la scrittura sua, che finora non si è vista, se non in qua e in la superficialmente, e con l'altro procaccio si scriverà la risoluzione. V.R. potrebbe per mezzo dell'inquisitore farsi provvedere dei libri dei Veneziani che ora vanno a torno, e con comodità sua aiutare il negozio della chiesa con rispondere. Il Signor sia con V.R. e mi raccomando alle sue orazioni. Di Roma li 30 di settembre 1606.
Di V.R.
Servo in X.o
Roberto Card. Bellarmino.
Al m.to Rev. Padre Paolo Gomitolo della Comp.a di Gesù.
Bologna.
- ↑ Trattato apologetico del monitorio della santità di n. sig. papa Paolo quinto, et delle censure in quello contenute, & publicate in Roma alli 17. d'aprile 1606. contra il Doge, et Senato veneto; composto dal reuerendo padre Paolo Comitoli. https://books.google.it/books/about/Trattato_apologetico_del_monitorio_della.html?id=TjcjazIjlKgC&redir_esc=y
- ↑ PAOLO V, papa. – Camillo Borghese. Papa dal 29 maggio 1605 fino il 28 gennaio 1621.
- ↑ Interdétto: In diritto canonico, punizione ecclesiastica che interdice il culto e i sacramenti in uno Stato cattolico e che, per tale motivo, è considerata equivalente alla scomunica, pur agendo nei confronti di un territorio e non di una persona. La cd. questione dell'i. (1605-07) consiste nel conflitto scoppiato tra la Santa Sede e Venezia in seguito a una disputa in materia di giurisdizione sui beni ecclesiastici e di privilegi del clero. Colpita dalla scomunica (1606), Venezia non si sottomise e si oppose a papa Paolo V attraverso gli scritti di P. Sarpi. Il provvedimento fu revocato per l'intervento di Francia e Spagna. https://www.treccani.it/enciclopedia/interdetto/
- ↑ Per guerra dell'interdetto si intende la vertenza, fra la Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio, scoppiata nel 1606 a causa dell'arresto a Venezia di due preti cattolici accusati di reati comuni e dell'adozione da parte della Serenissima di una serie di leggi volte al contenimento della proprietà ecclesiastica… Grazie alla mediazione della Francia, si giunse ad un compromesso: Venezia fu liberata dall'interdetto e i due religiosi arrestati furono affidati all'ambasciatore francese, il quale a sua volta li consegnò alle autorità romane. https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_dell%27Interdetto#:~:text=Per%20guerra%20dell'interdetto%20si%20intende%20la%20vertenza%2C,leggi%20volte%20al%20contenimento%20della%20propriet%C3%A0%20ecclesiastica)
- ↑ Teologo e storico (Venezia 1552-ivi 1623). Dopo aver studiato filosofia, teologia, matematica, greco ed ebraico, nel novembre 1566 entrò nell’ordine dei serviti mutando il nome Pietro in Paolo. Distintosi nelle dispute teologiche fu nominato teologo del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga. Da lì si spostò poi a Milano e nel 1577 tornò in Venezia a insegnare filosofia. Nel 1578 conseguì a Padova la laurea in teologia, nel 1579 fu nominato provinciale dei serviti e nel 1585 procuratore generale dell’ordine. Quest’incarico gli diede modo di andare a Roma e di conoscere la Curia. Più volte proposto dalla Repubblica a vescovati, nel 1601 Clemente VIII gli rifiutò la nomina alla guida della diocesi di Caorle o di Nona «per le pratiche che tenute avea con eretici». Scoppiata la controversia giurisdizionalista tra la Chiesa di Roma e la Repubblica di Venezia, che aveva arrestato due ecclesiastici imputati di reati comuni, S. fu nominato il 28 gennaio 1606 teologo e canonista della Serenissima. In questo periodo elaborò le sue consulte, sostenendo la non validità delle censure papali e dell’interdetto fulminato da Paolo V contro la Repubblica. Protagonista da parte veneziana della cd. guerra delle scritture scaturita dalla contesa, scomunicato, il 5 ott. 1607 fu colpito da alcuni fanatici curialisti con tre pugnalate al collo. La sua ostilità al papato lo spinse a tenere corrispondenza con intellettuali protestanti, mosso più dalla possibilità di stipulare con quel mondo un’alleanza rivolta contro Roma che dal loro mondo spirituale. La sua opera principale è la Historia del concilio tridentino, iniziata nel 1608 e pubblicata sotto pseudonimo a Londra nel 1619, in cui interpreta il concilio come un momento di affermazione della politica accentratrice del papato. Nel concilio non prevalsero, secondo S., gli interessi religiosi, ma quelli politici. La sua cospicua produzione letteraria comprende opere storiche, giuridiche, filosofiche ed escursioni nelle scienze esatte. https://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-sarpi_(Dizionario-di-Storia)/
- ↑ Scoppiato il dissidio tra Roma e Venezia, fra Paolo si gettò nella mischia senza esitazioni. Nominato teologo consultore dello stato, con lo stipendio di 200 ducati l'anno, egli sostenne con i suoi consigli l'azione del senato veneto, ne influenzò spesso le decisioni, rappresentò sempre il partito più estremo nel difendere le ragioni della repubblica. Infaticabile, mise la sua grande dottrina di canonista e di storico al servizio della sua patria. Ammesso a consultare anche gli atti più segreti della repubblica, difese le ragioni venete in una numerosa serie di Consulte, nelle quali la dialettica del giurista più consumato è unita alla profonda conoscenza della storia ecclesiastica e alla più ampia e sicura cognizione di tutti i precedenti dell'azione politica veneta. E quando si scatenò quella guerra di scritture, che inondò tutta Europa di trattati, di opuscoli, di libelli in favore dell'uno o dell'altro dei contendenti, il S. fu tra quelli che presero parte più viva alla grande polemica. https://www.treccani.it/enciclopedia/fra-paolo-sarpi_(Enciclopedia-Italiana)/