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<p>L'alternativa all'orden non è il disordine, ma un ordine diverso. Ordine e disordine, più che uno stato di cose, sono delle distinzioni con le quali un osservatore osserva l’archivio. Ogni ordine o disordine fa riferimento a una relazione tra un osservatore e un oggetto. Il catalogo è concepito come un veicolo '''potenziale''' di informazione.
 
<p>L'alternativa all'orden non è il disordine, ma un ordine diverso. Ordine e disordine, più che uno stato di cose, sono delle distinzioni con le quali un osservatore osserva l’archivio. Ogni ordine o disordine fa riferimento a una relazione tra un osservatore e un oggetto. Il catalogo è concepito come un veicolo '''potenziale''' di informazione.
  
<!--Sorprendersi implica abbandonare la preoccupazione per le spiegazioni-->
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Sorprendersi implica abbandonare la preoccupazione per le spiegazioni
 
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Il catalogo è l'osservatore dell'insieme documentario. Abbiamo traccia dell'antiche osservazioni... camicie segnature cassetto quello che non è ordinato implica che è materiale di uso vedi catalogo biblioteca</p>
 
Il catalogo è l'osservatore dell'insieme documentario. Abbiamo traccia dell'antiche osservazioni... camicie segnature cassetto quello che non è ordinato implica che è materiale di uso vedi catalogo biblioteca</p>
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=='''Magistri'''==
 
=='''Magistri'''==
Il Collegio Romano comprendeva ancghe le scuole inferiori o secondarie, destinate essenzialmente ai giovani non che non erano orientati al sacerdozio.
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* [[Ballerini, Antonio]]
 
* [[Ballerini, Antonio]]
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Già nel 1814 Pio VII <span style="color:Red">aveva manifestato</span> il proposito di restituire le case e chiese affidate alla Compagnia prima del 1773, in particolare il Collegio Romano. Il clero secolare aspirava a tenere per sè il Collegio avendolo retto dal 1773 al 1798 e, dopo la chiusura del Seminario Romano, durante la prima restaurazione dal 1814 al 1824.<br> <span style="color:Red">Fonte?</span>
 
Già nel 1814 Pio VII <span style="color:Red">aveva manifestato</span> il proposito di restituire le case e chiese affidate alla Compagnia prima del 1773, in particolare il Collegio Romano. Il clero secolare aspirava a tenere per sè il Collegio avendolo retto dal 1773 al 1798 e, dopo la chiusura del Seminario Romano, durante la prima restaurazione dal 1814 al 1824.<br> <span style="color:Red">Fonte?</span>
 
Tra i sostenitori del ritorno dei Gesuiti al Collegio Romano anche il [[Name::Card. Patrizi]], senatore di Roma, e il [[Name::principe Altieri]]. Il 17 maggio 1824 con il breve ''Cum multa in urbe'' Leone XII restituì a 10 anni dalla restaurazione della Comapgnia il Collegio Romano ai gesuiti.<br>
 
Tra i sostenitori del ritorno dei Gesuiti al Collegio Romano anche il [[Name::Card. Patrizi]], senatore di Roma, e il [[Name::principe Altieri]]. Il 17 maggio 1824 con il breve ''Cum multa in urbe'' Leone XII restituì a 10 anni dalla restaurazione della Comapgnia il Collegio Romano ai gesuiti.<br>
Il 1 ottobre 1824 il [[Name::card. Pedicini]]<ref>Vedi ''Articolo riguardante il Solenne Possesso dato ai P.P. Gesuiti del Sig. Card. Pedicini del Colleggio Romano'' (FCR 531-2-d)</ref> presiedette la cerimonia della consegna, e alla metà del mese un avviso per le strade di Roma avvisava che i corsi sarebbero ripresi sotto la direzione dei Padri della Compagnia. Il 2 novembre, alla presenza dello stesso S. Padre, si inaugurarono i nuovi corsi. <br>
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Il 1 ottobre 1824 il [[Name::card. Pedicini]] presiedette la cerimonia della consegna, e alla metà del mese un avviso per le strade di Roma avvisava che i corsi sarebbero ripresi sotto la direzione dei Padri della Compagnia. Il 2 novembre, alla presenza dello stesso S. Padre, si inaugurarono i nuovi corsi. <br>
 
Primo rettore del nuovo Collegio fu il [[Name::p. Luigi Tapparelli]] che vi rimase per cinque anni.<br>
 
Primo rettore del nuovo Collegio fu il [[Name::p. Luigi Tapparelli]] che vi rimase per cinque anni.<br>
Il 29 marzo 1848 i gesuiti furono allontanati e vi fu trasferito il Seminario romano. L'anno successivo l'edificio fu occupato e pesantemente devastato dai rivoluzionari i quali prima di lasciarlo, il 7 agosto 1849, al sopraggiungere dei francesi, incendiarono un'ala del collegio, danneggiando anche le stanze di San Luigi.
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Il 29 marzo 1848 i gesuiti furono allontanati e vi fu trasferito il Seminario romano. L'anno successivo l'edificio fu occupato e pesantemente devastato dai rivoluzionari i quali prima di lasciarlo, il 7 agosto 1849, al sopraggiungere dei francesi, incendiarono un'ala del collegio, danneggiando anche le stanze di San Luigi.<ref> G. Martina, Storia della Compagnia di Gesù in Italia</ref>
  
 
<p>Sulla via Ercolano è la cosiddetta Villa dei Gesuiti che, per la disposizione interna, è inseribile tra le ville-convento della regione laziale.
 
<p>Sulla via Ercolano è la cosiddetta Villa dei Gesuiti che, per la disposizione interna, è inseribile tra le ville-convento della regione laziale.
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<p>La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale 'Vittorio Emanuele II' nello stesso edificio.  
 
<p>La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale 'Vittorio Emanuele II' nello stesso edificio.  
[Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe  presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la Villa Mondragone a Frascati. La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, che in quel momento trovava luogo al Collegio Germanico, Palazzo Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG].
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[Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe  presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la <span style="color:Red">Villa Mondragone a Frascati.</span> La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, che in quel momento trovava luogo al Collegio Germanico, Palazzo Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG].
 
Anche il Museo Kircheriano fu confiscato, ma molti dei libri e dei manoscritti che ne facevano parte erano già stati trasferiti alla biblioteca del Collegio Romano. Alcuni dei manufatti del suo museo sono attualmente conservati al Museo Etnografico Pigorini, all'EUR. Alcune parti della biblioteca originale del Collegio Romano, comunque, sono riuscite a sfuggire alla confisca in diversi modi.<lb/>
 
Anche il Museo Kircheriano fu confiscato, ma molti dei libri e dei manoscritti che ne facevano parte erano già stati trasferiti alla biblioteca del Collegio Romano. Alcuni dei manufatti del suo museo sono attualmente conservati al Museo Etnografico Pigorini, all'EUR. Alcune parti della biblioteca originale del Collegio Romano, comunque, sono riuscite a sfuggire alla confisca in diversi modi.<lb/>
Don Alessandro di Torlonia, amico personale di P. Beckx, aiutò i Gesuiti mettendo a loro disposizione il suo palazzo a Castel Gandolfo (Villa Torlonia), dove essi poterono continuare le attività del noviziato di S. Andrea. Le attività universitarie si spostarono al già menzionato Collegio Germanico, nel Palazzo Borromeo, e venne adottato il nome di Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano. P. Beckx si trasferì a Fiesole, dove fu stabilita la nuova Curia, inclusa la sezione moderna (ossia post 1824) dell'Archivio della Società. </p>
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Don Alessandro di Torlonia, amico personale di P. Beckx, aiutò i Gesuiti mettendo a loro disposizione il suo palazzo a Castel Gandolfo (Villa Torlonia), dove essi poterono continuare le attività del noviziato di S. Andrea. Le attività universitarie si spostarono al già menzionato Collegio Germanico, nel Palazzo Gabrielli-Borromeo, e venne adottato il nome di Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano. P. Beckx si trasferì a Fiesole, dove fu stabilita la nuova Curia, inclusa la sezione moderna (ossia post 1824) dell'Archivio della Società. </p>
<p>Molte delle collezioni librarie e manoscritte dei Gesuiti furono cedute o vendute nei primi anni del 20° secolo. Per quanto riguarda le collezioni che includevano il ms. Voynich, un ricerca recente di F. Potenza ha finalmente chiarito questo mistero. Un catalogo manoscritto, le cui copie sono oggi conservate in APUG e negli archivi della BAV, fa riferimento ad una vendita di manoscritti al Vaticano che include sia i titoli del catalogo redatto da Ruysschaert, sia i manufatti acquisiti da Voynich. Una corrispondenza fra i Gesuiti, il prefetto della BAV Franz Ehrle S.J., Papa Pio X e il suo segretario dimostra che questi manoscritti erano conservati a Villa Torlonia di Castel Gandolfo, e che la vendita al Vaticano venne conclusa nel luglio 1912. Voynich aveva già acquistato i suoi manoscritti poche settimane o mesi prima. La transazione fu portata avanti in totale segretezza, come più volte affermato nella relativa corrispondenza. <lb/>
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<p>Molte delle collezioni librarie e manoscritte dei Gesuiti furono cedute o vendute nei primi anni del 20° secolo. Per quanto riguarda le collezioni che includevano il ms. Voynich, un ricerca recente di F. Potenza ha finalmente chiarito questo mistero. Un catalogo manoscritto, le cui copie sono oggi conservate in APUG e negli archivi della BAV, fa riferimento ad una vendita di manoscritti al Vaticano che include sia i titoli del catalogo redatto da Ruysschaert, sia i manufatti acquisiti da Voynich. Una corrispondenza fra i Gesuiti, il prefetto della BAV Franz Ehrle S.J., Papa Pio X e il suo segretario dimostra che questi manoscritti erano conservati a Villa Torlonia di Castel Gandolfo, e che la vendita al Vaticano venne conclusa nel luglio 1912<ref>La vendita di manoscritti del</ref>. Voynich aveva già acquistato i suoi manoscritti poche settimane o mesi prima. La transazione fu portata avanti in totale segretezza, come più volte affermato nella relativa corrispondenza. <lb/>
 
Da una lettera conservata alla Beinecke Library, sappiamo che nel giugno 1911 una collezione di libri dei gesuiti fu offerta in vendita da P. Pometta S.J. a W. Voynich, a Padova. L'allegato che elencava la consistenza dei manufatti in vendita è andata perduta e non possiamo sapere se la vendita è stata effettivamente conclusa </p>
 
Da una lettera conservata alla Beinecke Library, sappiamo che nel giugno 1911 una collezione di libri dei gesuiti fu offerta in vendita da P. Pometta S.J. a W. Voynich, a Padova. L'allegato che elencava la consistenza dei manufatti in vendita è andata perduta e non possiamo sapere se la vendita è stata effettivamente conclusa </p>
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<p> Nel 1912 si discuteva anche sulla possibilità di vendere la Biblioteca Rossiana. Sia collezionisti privati che alcune istituzioni avevano mostrato interesse verso questa collezione, ma le clausole del documento di donazione ne impedirono la vendita [. Infatti, l’erede dell’enorme collezione libraria di Giovanni Francesco de Rossi, la duchessa di Sassonia Louise Charlotte di Borbone donò l’intera collezione ai Gesuiti di Roma nel 1855 con la condizione che, nel caso in cui l’ordine dei Gesuiti avesse cessato di esistere, la collezione sarebbe entrata sotto la custodia diretta dell’Imperatore d’Austria. Per questo motivo, la Biblioteca Rossiana venne inizialmente inviata all’ambasciata austriaca del Vaticano per poi, pochi anni dopo, essere spedita in Austria]. Nel 1922 la Biblioteca Rossiana fu trasferita dall'Austria al Vaticano. Da Grafinger (1997) sappiamo che già dal 1922 la movimentazione di materiale dei Gesuiti costituiva un argomento molto sensibile, dato che lo Stato, viste le precedenti confische, se ne considerava il legittimo proprietario.<lb/>
 
<p> Nel 1912 si discuteva anche sulla possibilità di vendere la Biblioteca Rossiana. Sia collezionisti privati che alcune istituzioni avevano mostrato interesse verso questa collezione, ma le clausole del documento di donazione ne impedirono la vendita [. Infatti, l’erede dell’enorme collezione libraria di Giovanni Francesco de Rossi, la duchessa di Sassonia Louise Charlotte di Borbone donò l’intera collezione ai Gesuiti di Roma nel 1855 con la condizione che, nel caso in cui l’ordine dei Gesuiti avesse cessato di esistere, la collezione sarebbe entrata sotto la custodia diretta dell’Imperatore d’Austria. Per questo motivo, la Biblioteca Rossiana venne inizialmente inviata all’ambasciata austriaca del Vaticano per poi, pochi anni dopo, essere spedita in Austria]. Nel 1922 la Biblioteca Rossiana fu trasferita dall'Austria al Vaticano. Da Grafinger (1997) sappiamo che già dal 1922 la movimentazione di materiale dei Gesuiti costituiva un argomento molto sensibile, dato che lo Stato, viste le precedenti confische, se ne considerava il legittimo proprietario.<lb/>
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La collezione consistente in più di 2000 ms storici dei Gesuiti (comprendente la corrispondenza di Kircher) non fu messa in vendita, e venne anch'essa conservata nella Villa del Principe di Torlonia a Castel Gandolfo fino al settembre del 1919; in questo periodo i Gesuiti lasciarono la Villa e i libri furono restituiti al Collegio Germanico nel Palazzo Borromeo di Roma. Le attività del noviziato furono temporaneamente spostate a Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, ai piedi di Villa Mondragone.</p>
 
La collezione consistente in più di 2000 ms storici dei Gesuiti (comprendente la corrispondenza di Kircher) non fu messa in vendita, e venne anch'essa conservata nella Villa del Principe di Torlonia a Castel Gandolfo fino al settembre del 1919; in questo periodo i Gesuiti lasciarono la Villa e i libri furono restituiti al Collegio Germanico nel Palazzo Borromeo di Roma. Le attività del noviziato furono temporaneamente spostate a Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, ai piedi di Villa Mondragone.</p>
 
<p>Il Fondo APUG consiste di più di 2000 manoscritti gesuiti (la prima collezione menzionata, con l'etichetta 'ex libris' di P. Beckx). Questi includono, tra gli altri materiali dei corsi del Collegio Romano, la già menzionata corrispondenza di Kircher, alcuni manoscritti autografi di Kircher e altri autografi di molti importanti Gesuiti.<lb/>
 
<p>Il Fondo APUG consiste di più di 2000 manoscritti gesuiti (la prima collezione menzionata, con l'etichetta 'ex libris' di P. Beckx). Questi includono, tra gli altri materiali dei corsi del Collegio Romano, la già menzionata corrispondenza di Kircher, alcuni manoscritti autografi di Kircher e altri autografi di molti importanti Gesuiti.<lb/>
Il Fondo Curia è parte del suddetto Ripostiglio che era stato spostato nella soffitta. Fu riconsegnato ai gesuiti nel 1948</p>
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Il Fondo Curia è parte del suddetto Ripostiglio che era stato spostato nella soffitta. [La storia di questo ripostiglio non è affatto chiara. Nel 1877, passati quattro anni dalla confisca del Collegio Romano da parte dello Stato italiano, Bartolomeo Podestà, bibliotecario attivo nella nuova Biblioteca Nazionale di Roma, scrive un rapporto al Ministro della Pubblica Istruzione con il catalogo dei manufatti trovati in un 'nascondiglio' dalla Giunta liquidatrice poco tempo prima. Interrogato da Podestà rispetto alla natura di questo luogo, l'ultimo rettore del Collegio, P. Cardella, dice di avere notizia di un 'certo ripostiglio' in cui gli antichi padri avevano nascosto del materiale prezioso sin dalla prima soppressione. L'informazione però, risulta vaga e poco verosimile e viene smentita da alcune osservazioni dello stesso Podestà.
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Fu riconsegnato ai gesuiti nel 1948</p>
  
 
https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=6161
 
https://www.info.roma.it/monumenti_dettaglio.asp?ID_schede=6161
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* [[Semantic content::Conflictus|Conflictus]]
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* Conflictus
* [[Semantic content::Infirmitas|Infirmitas]]
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* Infirmitas
* [[Semantic content::Temporalitas|Temporalitas]]
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* Conspiratio
 
* Conspiratio
  
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I registri e i diari hanno invece forma libraria con legature in cartone o in quarto di pergamena e riportano normalmente l'indicazione delle antiche collocazioni.<lb/>
 
I registri e i diari hanno invece forma libraria con legature in cartone o in quarto di pergamena e riportano normalmente l'indicazione delle antiche collocazioni.<lb/>
 
I danni principali riguardano le carte che presentano strappi e lacune, oltre agli inchiostri acidi che hanno provocato l'imbrunimento della carta.
 
I danni principali riguardano le carte che presentano strappi e lacune, oltre agli inchiostri acidi che hanno provocato l'imbrunimento della carta.
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=='''Francesco Saverio Patrizi'''==
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L'amministrazione di Patrizi fu la più lunga e per alcuni aspetti la più significativa nei cinquant'anni in cui i gesuiti furono al collegio romano durante il XIX secolo. Essa si caratterizzò sopratutto per un'opera di razionalizzazione e aggiornamento delle collezioni che implicò anche il ricorso a procedure che oggi sarebbero considerate deprecabili, come ad esempio quando nel 1855 e nel 1856 Patrizi affidò ad alcuni librai romani l'incarico di vendere all'asta volumi provenienti dalla ''secreta''<ref>APUG, Fondo Collegio Romano, A-6-VII(c)</ref> L'operato del nuovo bibliotecario non fu comunque mai spregiudicato, come testimoniano alcune liste di doppioni  redatte proprio per cercare di eliminare i volumi in eccesso, sostituendoli con l'acquisto di opere più recenti e aggiornate<ref>acquisti dell'amministrazione Patrizi in APUG 2805, cc. 59r e seguenti</ref> <lb/>
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Nei primi anni della sua gestione Patrizi venne affiancato da Paolo Beorchia [...]. Fu già in questo periodo che Patrizi, assistito e forse ispirato da Beorchia, diede inizio a una sua vasta e meticolosa operazione di censimento, studio, restauro e accrescimento della collezione di aldine del collegio. [...] sotto la prefettura di Patrizi furono anche altri gli aspettiche vennero curati con più attenzione del passato. Ad esempio, il bibliotecario riuscì nell'impresa di iniziare la revisione e correzione del catalogo, istituì un registro dei libri donati alla biblioteca, pose particolare attenzione nel tenere traccia dei libri presi in prestito attraverso registri ed elenchi di volumi messi a disposizione del corpo docente nelle aule.[...] Tuttavia l'impresa che meglio riuscì a Patrizi fu quella di trasportare una grande quantità di libri fuori dal collegio non appena nel 1870 fu chiare che le truppe italiane avrebbero preso Roma e ci sarebbe dunque stato il rischi di requisizione per i beni appartenenti agli ordini religiosi. Sfruttando la posizione la posizione di potere del fratello Costantino, cardinale vicario, Patrizi chiese tramite lui l'autorizzazzione papale per mettere in salvo il patrimonio della biblioteca. [segue lettera di F. S. Patrizi al fratello cardinale Costantino] <lb/>
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La segretezza fu messa in atto alla lettera e oggi è davvero complicato capire cosa e come venne messo in salvo e ancor di più dove venne nascosto. [..vedi pagina della storia del fondo collegio romano..]. Se le operazioni del Patrizi contribuirono a 'salvare' la parte forse più preziosa del patrimonio della biblioteca, per decine di migliaia di altri volumi il destino fu dunque quello di confluire all'interno della nazionale centrale romana, di cui andarono a costituire il nucleo librario più consistente.
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Info bibliografiche
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https://en.wikisource.org/wiki/Catholic_Encyclopedia_(1913)/Francis_Xavier_Patrizi
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https://arsi.jesuits.global/wp-content/uploads/2022/05/AHSI-2020.I_2-Mancini.pdf
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== MONUMENTA KIRCHERI ==
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di seguito, il codice per il banner grigio che era dedicato ai link per Museo e Organum:
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<div style="margin: auto; float:none; border:1px solid #A9A9A9; background-color:#F5F5F5; padding:5px;">
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|-
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| <sup>[[File:New.svg|50px|left]]</sup> || '''More information about ''Kircherian Museum'' are available on this  [[Kircherian_Museum|page]].'''
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|  || '''The project ''Athanasius Kircher’s Organum mathematicum. On the Evolutionary Improbability of an Information Processing Innovation'' has been launched. [[Athanasius Kircher’s Organum mathematicum. On the Evolutionary Improbability of an Information Processing Innovation|Find out more here]]!'''
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== Note ==
 
== Note ==
 
<references/><lb/>
 
<references/><lb/>
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==Fondo D'Elia==
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==Fondo D'Elia==-->
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==Kircher==
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File:D'Elia in Gregoriana.png|caption|alt=alt language
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* Marginalia
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Latest revision as of 12:40, 14 March 2025

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Kircher


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