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=='''Fondo Collegio Romano'''==
 
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La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale di Roma Vittorio Emanuele II nello stesso edificio. Il 20 ottobre 1873 il Collegio Romano fu privato della sua sede e trasferito presso il Collegio Germanico al [https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Gabrielli-Borromeo Palazzo Gabrielli-Borromeo] (via del Seminario 120) dove rimase fino al 1930, anno in cui venne inaugurata la nuova sede. Questo edificio tempestivamente era stato messo come proprietà di un <span style="color:Red">Padre Irlandese</span> per evitare che fosse incamerato come per l’edificio del Collegio Romano. Pio IX con rescritto del 4 dicembre 1873 concesse che il Collegio Romano si chiamasse “Pontificia Università Gregoriana” <span style="color:Red">Link al documento?</span>. Come si attesta in alcuni documenti presenti in archivio la carta intestata reca la dicitura:"Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano". Questa denominazione si manterrà in uso al meno fino a 1929.<lb/>
 
La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale di Roma Vittorio Emanuele II nello stesso edificio. Il 20 ottobre 1873 il Collegio Romano fu privato della sua sede e trasferito presso il Collegio Germanico al [https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Gabrielli-Borromeo Palazzo Gabrielli-Borromeo] (via del Seminario 120) dove rimase fino al 1930, anno in cui venne inaugurata la nuova sede. Questo edificio tempestivamente era stato messo come proprietà di un <span style="color:Red">Padre Irlandese</span> per evitare che fosse incamerato come per l’edificio del Collegio Romano. Pio IX con rescritto del 4 dicembre 1873 concesse che il Collegio Romano si chiamasse “Pontificia Università Gregoriana” <span style="color:Red">Link al documento?</span>. Come si attesta in alcuni documenti presenti in archivio la carta intestata reca la dicitura:"Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano". Questa denominazione si manterrà in uso al meno fino a 1929.<lb/>
 
Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la [https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Mondragone Villa Mondragone] a Frascati, dove si era stabilito il Collegio dei Nobili (1865). La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, nella sua sede a Palazzo Gabrielli-Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG.
 
Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la [https://it.wikipedia.org/wiki/Villa_Mondragone Villa Mondragone] a Frascati, dove si era stabilito il Collegio dei Nobili (1865). La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, nella sua sede a Palazzo Gabrielli-Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG.

Revision as of 09:58, 11 February 2025

Introduzione

L'albero spezzato

Arbre généalogique contenant les établissements des Jésuites par toutes la terre et le nombre des sujets qui composent. Particolare. Musée Carnavalet, Histoire de Paris


Il gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) spinto dal suo universalismo ideò un orologio universale, l'Horoscopium catholicum Societatis Iesu, un marchingegno sulla carta capace di unificare il tempo e lo spazio innanzi alla diversità dell'orbe conosciuto. Rappresenta un espediente erudito per contenere la disgregazione di un sistema sociale che mutava nella sua struttura e nella sua semantica.

L' horoscopium di Kircher, fatto in onore all’elezione del superiore generale Vincenzo Carafa (1545-1649) e destinato alla sua Ars magna lucis et umbrae (1646), ritrae la propagazione dei gesuiti in quel mondo. La Compagnia di Gesù è un frondoso albero che s’innesta nel corpo stesso di Ignazio di Loyola e spande i suoi rigogliosi rami in cui sono iscritti i nomi delle province e delle città dove l'Ordine si era radicato. Secondo l'horoscopium, la presenza della Compagnia incarnava il versetto del salmo 112: il nome del Signore sia proclamato da oriente a occidente, «a solis ortu usque ad occasum». Questo era un modo per sancire la dimensione cattolica, vale a dire universale della Chiesa grazie all’azione della Compagnia di Gesù. Sulla cima dell'albero, un’aquila bicefala ricordava il principio del potere temporale dell'imperatore e di quello spirituale del papa.

Horoscopium Catholicum Societ Iesu, in Ars magna lucis et umbrae, Athanasius Kircher, Amsterdam, 1671

L'azione apostolica della Compagnia di Gesù s'innestava ancora nell'idea di una monarchia universale. Era un mondo concepito come casa comune[1], perché in esso erano disseminate le residenze, i collegi, e le missioni dei gesuiti. Quella concezione del mondo riteneva che la religione fosse il fondamento del sistema sociale. L'horoscopium era un modo di contenere la disseminazione della Compagnia nello spazio permettendo anche una lettura sinottica del tempo. La storia iconografica dell’albero conobbe un lungo sviluppo. Non pochi di questi alberi gesuitici, a partire del secolo XVIII, cominciarono a ostentare i suoi rami spezzati per indicare le parziali soppressioni o espulsioni; così lo attesta l’Arbre géographique contenant les établessiments de jésuites par toute la terre (1764) di Louis Denis. La soppressione della Compagnia di Gesù (1773) rappresentò un colpo alla radice dell’albero.

Il 17 maggio 1824 papa Leone XII, con il breve Cum multa, ordinò la restituzione alla Compagnia di Gesù del Collegio Romano. Si consegnò al Superiore Generale P. Luigi Fortis detto collegio con la sua biblioteca, insieme alla Chiesa di Sant'Ignazio e l'osservatorio astronomico. Il binomio continuità/discontinuità, per spiegare il divenire storico, anche se non nuovo nella storiografia della Compagnia di Gesù, riapparirà con maggior vigore nel secolo XIX, per affiorare diversamente ancora nella contemporaneità. Lo sforzo dello storico sarà precisamente nascondere ogni segno di rottura.
La soppressione e restaurazione dell’ordine gesuitico si inscrive in una più ampia trasformazione epocale. A partire del secolo XIX si è verificata una temporalizzazione all’interno del sistema sociale che presenta due caratteristiche fondamentali: una laicizzazione del tempo e un’accelerazione del suo ritmo. Il ritorno dei gesuiti al Collegio Romano, che potrebbe avere il sapore di una rivincita, aprirà fin da subito la strada a nuove sfide e a violenti conflitti.

Dall'entusiasmo che si evince da alcuni documenti dopo la Restaurazione relativi al ritorno dei gesuiti al Collegio Romano, verso la metà del secolo si evince una percezione di una Compagnia di Gesù retrograda.
L'aumento di complessità[2] eserciterà una crescente pressione nel mutamento della struttura della società. Se in una società gerarchica, come quella che stava tramontando, il patrimonio concettuale era determinato dall'alto della gerarchia, in un sistema sociale sempre più differenziato non sarà più possibile stabilire valori e concetti, dogmaticamente stabiliti, in modo unitario e senza concorrenza.
Se nell'ancien régime era possibile individuare nel vertice della gerarchia, il re e la sua corte, il luogo ove si realizzava la descrizione corretta del mondo e della società, nelle società repubblicane e democratiche questa descrizione si frammenta e diventa sempre più opaca. A causa di ciò, oltre a una crescente incertezza e a un aumento dell'orizzonte del rischio, si genererà una letteratura della conspirazione che tenderà a ridurre drasticamente ogni complessità. Questa complessità aprì la strada a una evoluzione socio-culturale dove la distinzione liberalismo/dogmatismo saranno alternative per descriverla. Una lettera di Cesare Balbo, al suo cugino il gesuita Luigi Taparelli D'Azeglio, mette in campo un'efficace descrizione del cambiamento di prospettiva:

Io credo che appena restaurati, siete caduti in quell'errore di molti, di vedere intimamente unite le due cause, che, appunto unite furono dette de l'autel et du thrône. Io sono per la monarchia, e Torinese son per Casa Savoia fino alla morte. Ma non credo che l'autel et le thrône abbiano a che fare insieme più che l'autel et la république, ovvero l'autel et les chambres, che no fu detto mai da nessuno. E molti troni furono retrogradi nel 1814 ed anni seguenti. Voi protettori o protetti di costoro foste o pareste retrogradi parimenti. E retrogradi continuaste a parere d'allora in poi, e parete. Siete voi tali? Io credo che abbiate torto in essenza. Non siete, e lasciate voi che si creda? Io credo che abbiate torto di lasciarlo credere.[...] Intendo per politica retrograda quella che non concedesse a principi e popoli di approfittare delle legittime occasioni per acquistar l'indipendenza, quella insomma che è contraria alla politica del progresso, de' giusti desideri del secolo nostro, del liberalismo legale [...] o voi muterete la vostra politica, facendovi moderati, liberali come Pio IX, liberali promovitori d'ogni concessione virtuosa, buona, caritatevole, cristiana; ovvero, continuando nella vostra politica vecchia, non solamente continuerete ad esser perseguitati dal secolo, da tutti... ma non gioverete al secolo vostro, come giovò il vostro grande fondatore al suo.[3]

Il resoconto dell'ultimo rettore al Collegio Romano, P. Pietro Ragazzini della mattina del 20 settembre 1870, rappresenta l'infrangersersi dell'aspettativa profetica. L'attesa di un intervento miracoloso è una nota caratteristica in molti documenti generati all'interno dell'organizzazione ecclesiale dell'epoca. A posto del "miracolo" seguirono le cannonate e poi, secondo la narrazione del Ragazzini, l'irruzione per le strade di Roma della plebaglia, perché l'antico era cessato e il nuovo non era per anche incominciato. Laonde il popolaccio con armi in mano ο rubate ο trovate ove che sia, e con bandiere tricolori scorrazzava per le vie urlando e festeggiando mattamente, e dando addosso a qualche meschinello che fosse veramente ο si credesse un povero zuavo.
La documentazione di questo fondo permette anche di analizzare i modi per gestire la delusione di questa aspettativa e le riconfigurazioni per assorbire la crescente incertezza.

Infranto il sogno dell'universalismo della vecchia Europa, il sistema sociale si evolse verso la differenziazione della società. I diversi sistemi (economia, politica, religione, arte, diritto, ecc.) cercheranno di ridurre la crescente complessità a partire dai propri codici di riferimento. In quel secolo già si insinua quello che si denominerà la crisi delle grandi narrazioni che oggi sembra essere un fenomeno irreversibile.[4] Questo passaggio epocale costrinse la Compagnia di Gesù, restaurata in un contesto sociale nuovo, all'incessante fatica, degna di Sisifo, di interrogarsi sulla propria identità. In questi documenti potranno individuarsi le tracce di questo sforzo.

Chiunque voglia partecipare al progetto, singolarmente o con il proprio ente di ricerca, è pregato di sottoporre a valutazione la propria proposta compilando il form.


Fondo Collegio Romano

La maggior parte della biblioteca del Collegio Romano fu confiscata il 20 ottobre 1873 e il nuovo governo stabilì la nuova biblioteca nazionale di Roma Vittorio Emanuele II nello stesso edificio. Il 20 ottobre 1873 il Collegio Romano fu privato della sua sede e trasferito presso il Collegio Germanico al Palazzo Gabrielli-Borromeo (via del Seminario 120) dove rimase fino al 1930, anno in cui venne inaugurata la nuova sede. Questo edificio tempestivamente era stato messo come proprietà di un Padre Irlandese per evitare che fosse incamerato come per l’edificio del Collegio Romano. Pio IX con rescritto del 4 dicembre 1873 concesse che il Collegio Romano si chiamasse “Pontificia Università Gregoriana” Link al documento?. Come si attesta in alcuni documenti presenti in archivio la carta intestata reca la dicitura:"Pontificia Università Gregoriana del Collegio Romano". Questa denominazione si manterrà in uso al meno fino a 1929.
Già dal 1870 però, gli eventi storici e la sensazione che il nuovo Stato italiano si sarebbe presto mosso indussero l’allora bibliotecario del Collegio, P. Francesco Saverio Patrizi, a mettere in atto un’azione preventiva. Sfruttando l’influenza del fratello, il Card. Costantino Patrizi, chiese l’autorizzazione papale per spostare (in gran segreto) il patrimonio della biblioteca in un luogo sicuro. La sua richiesta venne accolta e parte del materiale conservato nella Biblioteca fu trasferito in diverse sedi: tra quelle note possiamo annoverare la Villa del Principe Torlonia a Castel Gandolfo e la Villa Mondragone a Frascati, dove si era stabilito il Collegio dei Nobili (1865). La segretezza con cui queste movimentazioni furono condotte lascia poca chiarezza su cosa venne effettivamente estratto dalla biblioteca del Collegio. Sappiamo però che una parte dei mss. e degli stampati portati a Villa Torlonia venne acquisita dalla BAV (circa 370 mss, alcune edizioni aldine e volumi a stampa) mentre un’altra parte rimase a Castel Gandolfo fino al 1919, quando P. Tacchi Venturi intervenne per riportare questo materiale all’Università Gregoriana, nella sua sede a Palazzo Gabrielli-Borromeo: quest’ultima parte di mss. e stampati è quella che andrà a costituire il fondo principale dell’APUG. Anche il Museo Kircheriano fu confiscato, ma molti dei libri e dei manoscritti che ne facevano parte erano già stati trasferiti alla biblioteca del Collegio Romano. Alcuni dei manufatti del suo museo sono attualmente conservati al Museo Etnografico Pigorini, all'EUR. Alcune parti della biblioteca originale del Collegio Romano, comunque, sono riuscite a sfuggire alla confisca in diversi modi. Il principe Alessandro Raffaele Torlonia aiutò i Gesuiti mettendo a loro disposizione il suo palazzo a Castel Gandolfo (Villa Torlonia), dove essi poterono continuare le attività del noviziato di S. Andrea.


Alcune collezioni librarie e manoscritte dei Gesuiti furono cedute o vendute nei primi anni del 20° secolo. Un catalogo manoscritto, le cui copie sono oggi conservate in APUG e negli archivi della BAV, fa riferimento ad una vendita di manoscritti al Vaticano che include sia i titoli del catalogo redatto da Ruysschaert, sia i manufatti acquisiti da Voynich. Una corrispondenza fra i Gesuiti, il prefetto della BAV Franz Ehrle S.J., Papa Pio X e il suo segretario dimostra che questi manoscritti erano conservati a Villa Torlonia di Castel Gandolfo, e che la vendita al Vaticano venne conclusa nel luglio 1912.
La collezione consistente in più di 2000 ms storici dei Gesuiti (comprendente la corrispondenza di Kircher) non fu messa in vendita, e venne anch'essa conservata nella Villa del Principe di Torlonia a Castel Gandolfo fino al settembre del 1919; in questo periodo i Gesuiti lasciarono la Villa e i libri furono restituiti al Collegio Germanico nel Palazzo Borromeo di Roma. Le attività del noviziato furono temporaneamente spostate a Villa Vecchia, a Monte Porzio Catone, ai piedi di Villa Mondragone. Il Fondo APUG consiste di più di 2000 manoscritti gesuiti (la prima collezione menzionata, con l'etichetta 'ex libris' di P. Beckx). Questi includono, tra gli altri materiali dei corsi del Collegio Romano, la già menzionata corrispondenza di Kircher, alcuni manoscritti autografi di Kircher e altri autografi di molti importanti Gesuiti.
Il Fondo Curia è parte del suddetto Ripostiglio che era stato spostato nella soffitta. [La storia di questo ripostiglio non è affatto chiara. Nel 1877, passati quattro anni dalla confisca del Collegio Romano da parte dello Stato italiano, Bartolomeo Podestà, bibliotecario attivo nella nuova Biblioteca Nazionale di Roma, scrive un rapporto al Ministro della Pubblica Istruzione con il catalogo dei manufatti trovati in un 'nascondiglio' dalla Giunta liquidatrice poco tempo prima. Interrogato da Podestà rispetto alla natura di questo luogo, l'ultimo rettore del Collegio, P. Cardella, dice di avere notizia di un 'certo ripostiglio' in cui gli antichi padri avevano nascosto del materiale prezioso sin dalla prima soppressione. L'informazione però, risulta vaga e poco verosimile e viene smentita da alcune osservazioni dello stesso Podestà. Fu riconsegnato ai gesuiti nel 1948

Documenti per ricostruire la storia del Fondo

Serie archivistiche

Elenco delle Serie archivistiche

Documenti digitalizzati

Al fine di seguire e analizzare l'evoluzione di alcune idee chiave , sono stati selezionati alcuni documenti del Fondo.
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Bibliografia

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Bibliografia generale


Stato di conservazione dei documenti

  1. Nuestra casa es el mundo è una frase di P. Jeronimo Nadal. Mon. Nat., V, 364-5. Nadal adotta qui una idea ontologica di mondo propria di quel sistema sociale. Oggi quello che si indica comunemente come mondo è sempre frutto di una distinzione e non ha un corrispettivo ontologico comune.
  2. Per definire complessità basterebbe citare qui questo testo di Niklas Luhmann: "Un sistema si definisce complesso quando non è in grado di aggiornare tutte le relazioni potenzialmente generabili tra i suoi elementi. Una famiglia, ad esempio, può gestire tutte le relazioni tra i suoi membri, poiché il loro numero è limitato. In un'università, una città o nella società globale, ciò risulta impossibile e si instaura un processo di selezione che rende alcune relazioni estremamente probabili e altre altamente improbabili." Niklas, luhmann, Organizzazione e decisione.
  3. Pietro Pirri; Carteggi del p. Luigi Taparelli d'Azeglio della Compagnia di Gesù. Torino Fratelli Bocca, 1932; p. 218-219.
  4. Lyotard, Jean-François; La condizione postmoderna.