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− | Diceva Michel de Certeau: per il semplice fatto di esistere siamo eretici riguardo al passato. Eresia necessaria per essere all’altezza dei nostri tempi. Solo a partire dal segno della differenza ci è data la possibilità di conoscere qualcosa. Conservare ha sempre qualcosa di eretico. Il movimento che mette in atto la ''traditio'' non dissolve questa ambiguità. Si consegna qualcosa a qualcuno, ma in quel passaggio si compie anche un tradimento. Ciò che passa di mano in mano non trascina, necessariamente, l’occhio costruttore, il patrimonio concettuale di cui faceva parte o la struttura ove si collocava. Il restauratore ha la possibilità di capire quanto altera con il suo operare ciò che riceve, mentre smonta e rimonta un manufatto. Eretico anche lui, come lo storico, che non tramanda ciò che era, ma allo stesso tempo si dissocia dall’inganno di restituire qualcosa al presente. Nondimeno, qualcosa si tramanda che potrà essere sottoposta ad altri sguardi e considerazioni e genererà nuove comunicazioni. Questa possibilità ci aiuterà a descrivere, al di là di categorie come continuità o discontinuità che non sono altro che osservazioni, l’evoluzione di un sistema sociale e intravedere i suoi rischi e le sue possibilità. | + | Diceva Michel de Certeau: per il semplice fatto di esistere siamo eretici riguardo al passato<ref>M. de Certeau, ''La faiblesse de croire''. Paris, 1987.</ref>. Eresia necessaria per essere all’altezza dei nostri tempi. Solo a partire dal segno della differenza ci è data la possibilità di conoscere qualcosa. Conservare ha sempre qualcosa di eretico. Il movimento che mette in atto la ''traditio'' non dissolve questa ambiguità. Si consegna qualcosa a qualcuno, ma in quel passaggio si compie anche un tradimento. Ciò che passa di mano in mano non trascina, necessariamente, l’occhio costruttore, il patrimonio concettuale di cui faceva parte o la struttura ove si collocava. Il restauratore ha la possibilità di capire quanto altera con il suo operare ciò che riceve, mentre smonta e rimonta un manufatto. Eretico anche lui, come lo storico, che non tramanda ciò che era, ma allo stesso tempo si dissocia dall’inganno di restituire qualcosa al presente. Nondimeno, qualcosa si tramanda che potrà essere sottoposta ad altri sguardi e considerazioni e genererà nuove comunicazioni. Questa possibilità ci aiuterà a descrivere, al di là di categorie come continuità o discontinuità che non sono altro che osservazioni, l’evoluzione di un sistema sociale e intravedere i suoi rischi e le sue possibilità. |
===Bibliography=== | ===Bibliography=== | ||
* Cesare Brandi, ''Il restauro. Teoria e pratica,'' a cura di Michele Cordaro, Roma, Editori Riuniti, I ed. 1994, II ed. 2005 | * Cesare Brandi, ''Il restauro. Teoria e pratica,'' a cura di Michele Cordaro, Roma, Editori Riuniti, I ed. 1994, II ed. 2005 | ||
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* Jean Baudrillard, ''Le Système des objets : la consommation des signes'', Paris, éd. Gallimard, 1968 | * Jean Baudrillard, ''Le Système des objets : la consommation des signes'', Paris, éd. Gallimard, 1968 | ||
* Michel de Certeau, ''Invention du Quotidien'' tome 1 : ''Arts de faire'' Gallimard, 1990 | * Michel de Certeau, ''Invention du Quotidien'' tome 1 : ''Arts de faire'' Gallimard, 1990 | ||
+ | * Michel de Certeau, « Le mythe des origines », in ''La faiblesse de croire'', Paris, Seuil, 1987. | ||
* François Hartog, ''Régimes d’historicité. Présentisme et expériences du temps''. Paris, Seuil, 2003 | * François Hartog, ''Régimes d’historicité. Présentisme et expériences du temps''. Paris, Seuil, 2003 | ||
* Remo Bodei, ''La vita delle cose''. Laterza, 2011 | * Remo Bodei, ''La vita delle cose''. Laterza, 2011 |
Revision as of 11:17, 14 October 2022
Diceva Michel de Certeau: per il semplice fatto di esistere siamo eretici riguardo al passato[1]. Eresia necessaria per essere all’altezza dei nostri tempi. Solo a partire dal segno della differenza ci è data la possibilità di conoscere qualcosa. Conservare ha sempre qualcosa di eretico. Il movimento che mette in atto la traditio non dissolve questa ambiguità. Si consegna qualcosa a qualcuno, ma in quel passaggio si compie anche un tradimento. Ciò che passa di mano in mano non trascina, necessariamente, l’occhio costruttore, il patrimonio concettuale di cui faceva parte o la struttura ove si collocava. Il restauratore ha la possibilità di capire quanto altera con il suo operare ciò che riceve, mentre smonta e rimonta un manufatto. Eretico anche lui, come lo storico, che non tramanda ciò che era, ma allo stesso tempo si dissocia dall’inganno di restituire qualcosa al presente. Nondimeno, qualcosa si tramanda che potrà essere sottoposta ad altri sguardi e considerazioni e genererà nuove comunicazioni. Questa possibilità ci aiuterà a descrivere, al di là di categorie come continuità o discontinuità che non sono altro che osservazioni, l’evoluzione di un sistema sociale e intravedere i suoi rischi e le sue possibilità.
Bibliography
- Cesare Brandi, Il restauro. Teoria e pratica, a cura di Michele Cordaro, Roma, Editori Riuniti, I ed. 1994, II ed. 2005
- Walter Benjamin, Il carattere distruttivo. L’orrore del quotidiano. Mimesi, 1995
- Jean Baudrillard, Le Système des objets : la consommation des signes, Paris, éd. Gallimard, 1968
- Michel de Certeau, Invention du Quotidien tome 1 : Arts de faire Gallimard, 1990
- Michel de Certeau, « Le mythe des origines », in La faiblesse de croire, Paris, Seuil, 1987.
- François Hartog, Régimes d’historicité. Présentisme et expériences du temps. Paris, Seuil, 2003
- Remo Bodei, La vita delle cose. Laterza, 2011
- Salvador Muñoz Viñas, Teoría contemporánea de la restauración. Sintesis, 2004
- Margaret Holben Ellis, Historical Perspectives in the Conservation of Works of Art on Paper (Readings in Conservation). Getty Conservation Institute, 2015
- Rossana Lista, Proprietà e improprietà della conservazione e della restaurazione. First seminar: Lucubrationes diurne. APUG, Rome, September 30, 2022.
Preventive conservation
prova
Scientific analysis and research
Treatments
APUG 385b
- ↑ M. de Certeau, La faiblesse de croire. Paris, 1987.