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hujus Musaei selectiora arcana describo, in quo sub Opticae partem universa, quae hoc opere continentur, cadunt, una cum nonnullis fallaciis, quae directo radio in objectum tendunt, ac elegantium figurarum species tibi repraesentant ex certo puncto, cùm tamen in omni alio loco non nisi confusa quaedam colorum congeries appareat, vides qua ratione eadem tabula tibi tres aut plures differentes possit repraesentare figuras ex differenti stationis loco. Figurae item, quae, quocumque declinaveris loco, te impetere telo videntur: aliae insuper, quae in plano figurato nescio quos abscessus et ambages mentiuntur, et tamen accuratius examinando, et indagando, capita, aut membra humana, aliarumque rerum Schemata figurant. Horum effectuum ratio, causa, et origo est a differenti angulorum incidentia, unde plus, minus in uno, duobus, tribus, aut etiam quinque locis stationum objecta variat; haec Author more suo in Arte Lucis et Umbrae perquirit, discutit, dilucidat atque accuratissimè explanat.
Gradum facio ad Catoptrica experimenta, quorum maxima copia in Kircheriano Museo visitur; unde primò recensebo ea, quae ope speculorum Planorum praestat. Secundo quae ope speculorum Sphaericorum. Tertiò Cylindraceorum. Quartò Conicorum. Quintò Ellipticorum, quorum aliqua cava, alia convexa cernuntur. Sunt alia haec specula partim ex Crystallo, partim ex aere seu metallo fusa; Itaque ope speculorum planorum subsequentia videntur experimenta.
Primo quidem Quadrans Catoptricus, instrumentum est, quo ope aliorum speculorum planorum, qui in modum libri ad invicem commissi sunt, et circa communem verticalem axim mobiles inter duas planas, et horizonti parallelas tabulas, et secundum quadrantis lineas concentratae, atque graduatae sunt. Nobile hoc artis miraculum est, Quadrans enim hic Catoptricus, quò magis acuitur angulus, tantò pluries objecta multiplicat; Videsque in hoc quadrante Catoptrico, dum partes ad angulum acutiorem promoves, objecta et multiplicari, et velocissimo motu mox ad objectum accedere, mox retrocedere, usque ad angulum rectum; latera reducendo, donec paulatim eorum species penitus evanescant; unde et objectiva species in hoc Quadrante varias vultuum transmutationes, membrorumque mutilationes, modò in tholo pendulae, jam et in aere volitantes mirari licet.
Theatrum Catoptricum, instrumentum est, quo quaestionem inter Physicos tam celebrem de Infinito actu, Author pluribus planis speculis tam nobili artis opificio deludit, ut rationem à sensu separatam, vel saltem deceptam in hoc instrumento quivis obstupescat; et quae in Physicis contrariarum sententiarum probabilia argumenta quotidianam in scholis subministrant disputandi materiam; hic convincente visus apparentiâ conclusivè dari actu infinitum stabilire videtur.
Cista est sub forma Theatri, quae ex interiori parte undequaque planis speculis circumvestita est; porro specula ex parte posteriori, non ad latus, seu angulum rectum sibi invicem conjuncta sunt, sed ad angulum acutum, undè in cavum quatuor laterum se arcuat; Planum verò horizontale quadrilaterum est, quod in centro super axim mobilem convolvitur, et ita quadrifariam objicit figurarum, seu planorum differentiam, sic specula plana mutuata reflexione unum alteri objectorum planorum species reflectunt, communicant, et multiplicant, semperque easdem species recolligendo opticè diminuunt, ut easdem numerare impossibile sit, adeoque infinitum

descrivo le meraviglie più esclusive di questo Museo, in cui sotto il nome di Ottica sono comprese tutte le esperienze contenute in quest’opera insieme con alcune illusioni, che si verificano per raggio diretto e ti presentano aspetti di eleganti figure da un punto certo, mentre tuttavia non esiste se non una massa confusa di colori: vedi in che modo la medesima tavola ti possa rappresentare tre o più figure differenti da un diverso punto di osservazione. Così pure figure che, dovunque tu ti pieghi, sembrano assalirti con l’arma, ed altre che su di un piano immaginario fingono non so quali movimenti e giri e tuttavia, esaminandole più accuratamente, compongono figure di capi o membra umane o immagini di altre cose. La ragione, la causa e l’origine di questi effetti, derivano dalla diversa incidenza degli angoli, per cui variano di più o di meno in uno, due, tre o anche cinque punti di osservazione. Questi fenomeni l’Autore li investiga, li spiega, li chiarisce e li dimostra da par suo assai accuratamente, in Arte della luce e dell’ombra.
Passo agli esperimenti catoptrici, di cui si vede gran copia nel Museo Kircheriano; perciò prima descriverò quelli che offre grazie a specchi piani. Poi quelli con specchi sferici. In terzo luogo con specchi cilindrici. In quarto luogo con quelli conici, quinto con quelli ellittici, in parte cavi, in parte convessi. Questi altri specchi sono alcuni di cristallo, altri di bronzo o metallo fuso; ora, però, si vedono esperimenti compiuti con specchi piani.
Per primo ecco il quadrante catoptrico: è uno strumento che si avvale di specchi piani uniti l’uno all’altro a mo’ di libro, e mobili intorno ad un comune asse verticale fra due tavole piane e parallele, disposte secondo le linee del quadrante, e graduate. È un notevole miracolo della tecnica, infatti questo quadrante catoptrico, quanto più si rende acuto l’angolo, tanto più moltiplica gli oggetti riflessi; e vedi in esso, mentre sposti le parti ad angolo più acuto, gli oggetti moltiplicarsi e avvicinarsi assai velocemente, poi retrocedere fino all’angolo retto; spostando all’indietro i lati, a poco a poco le immagini scompaiono del tutto. Perciò, in questo quadrante, puoi vedere le immagini riflesse in varie successive trasformazioni: volti mutati, membra mutilate, ora immagini che sembrano appese a mezz’aria, o addirittura volare nell’aria.
Teatro catoptrico. È uno strumento col quale l’Autore con degli specchi piani si fa beffe della questione tanto famosa tra i fisici del moto infinito, grazie ad un meccanismo così industrioso che chiunque si stupisce che la ragione segua una via diversa dalla sensazione, o sia anche ingannata; e quelle tesi che nelle scuole di fisica forniscono quotidianamente materia di polemica, qui grazie alla forza dell’apparenza sembrano concludersi con la soluzione che il moto infinito è possibile.
C’è una cassetta in forma di teatro, che internamente è tutta rivestita di specchi piani; inoltre, dalla parte posteriore, gli specchi sono uniti l’uno all’altro non ad angolo retto ma ad angolo acuto, per cui si piega in una cavità a quattro lati; c’è un piano orizzontale quadrilatero che al centro gira su se stesso su un’asse mobile, e così riflette quattro volte le immagini o i piani, così gli specchi piani, scambiandosi la riflessione, si riflettono l’uno con l’altro, si comunicano e si moltiplicano le immagini, e, raccogliendo sempre le medesime immagini, otticamente le diminuiscono, cosicché contarle è impossibile, e rappresentano uno spazio infinito in atto.