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Ill.mo et Rev.mo Signore et padrone in Christo col.mo. Io ne hò scritto mai in alcuna cosa a V.S. Ill.ma et R.ma, me no le hò pure parlato, e nondimeno havendo più volte inteso da' nostri padri trattar della di lei gentilezza, benignità et charità, per la quale non isdegna rispondere a coloro che per quiete delle Ipro conscienze le chieggono la risolutione d'alcuna quistione ò dubbio, anzi havendo io stesso veduta alcuna delle sue risposte, hò preso ardimento di darle parte d'un inconveniente che segue, non solo in questa città, ma in tutta la christianità, a cui altri che un suo pari non potrebbe,al mio parere, dar rime dio, scongiurandola a volerlo fare ò almeno insegnar'a me il modo di governarmi in questo caso. Saprà pertanto come, ritrovandomi 25 anni sono in Napoli già applicato a' negotii come sogliono gli huomini della nostra natione, e parendomi di scorger'in cotal mestiero delle cose assai dubbie in conscienza, e stimando lo stato pericoloso, mi risolsi doppò due anni d'abandonarlo afatto e far mi religioso. Ad ogni modo m'aveggo hora di non haver'a pieno rimediato, trovandomi di nuovo intricato nel medesimo labirinto, se non per mio almeno per l'altrui conto, perche, havendo lasciato la predica et applicato da'Superiori alle confessioni, vedo che mi bisogna lasciar di confessar (in Genoa almeno), ò aprovar quei contratti ch'io scorgo in conscienza non esser leciti,o prenderme la contro gli altri confessori biasimando ciò che gli altri communemente ammettono.
Mi sono, quest'ultima volta ch'io sono ritornato in Genoa, posto a considerare una certa sorte di cambj, che sempre sin da secolare mi diede fastidio e mi spiacque, et è frequentissima qui et altrove e mi par di vederla dannata espressamente dalla bolla di papa Pio V di felice e santa memoria e dalla commune opinione di tutti i dottori, che hanno scritto in cotal materia, e nondimeno si fanno passim senza scrupulo alcuno e da qualche confessosì
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