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Molto Ill.re Sig.or Cugino, Io sono guarito, et non sono guarito: perche se bene non vi resta pericolo della vita, et il Me dico mi visita solo per cerimonia, et li cerusici sono tutti licentiati; non di meno il braccio sinistro non mi serve à niente, et non lo posso vestire, ne anco della camiscia. Onde starò ancora qual che tempo à comparire alle publiche funtioni. ho cagione ancor'dio di congratularmi con V.S. della gratia fattagli da Dio di liberar la dal furore de porci, che so ancor'io, quanto sia terribile. Iddio sia per ogni cosa benedetto. Ho inteso la mala nuova della grandine, et in particolare della perdita che ha fatto mio fratello secundum carnem, et li miei fratelli seoundum spiritum, che sono li padri Giesuiti, et mi e impossibile soccorrere à tutti. La prego à scusarmi con li Padri Giesuiti, perche il mio fratello, non ha altri, che me, da chi possa sperare aiuto, li padri hanno molti altri, che possano, et deono aiutarli. Non mancarò far'oratione per il felice parto della sig.ra Maria, et per ogni bene di cotesta casa, quale tengo per mia non meno che quella di mio fratello. Mi pare ben, buon consiglio, che il sig.or Marcello non perda il tempo à Siena, non vi essendo occasione di studiare. Con questo fine prego à V.S. ogni prosperità. Di Roma li 9 di Luglio 1616.
Di V.S. M.to Ill.re
Cugino aff.mo per servirla
Il Card. Bellarmino.
Ho una lettera del sig.or Marcello da Fiorenza. V.S. gli faccia parte di questa sua, che servirà per risposta.
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Al molto ill.re sig.or Cugino, il Sig.or Antonio Cervini
Montepulciano.