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Molto Ill.re sig. Cugino, Ho inteso non solo dalla lettera di V.S. ma da molte altre, il felice succeso del parentado, et sono rallegrato con tutti, come mi rallegro con lei.
Quanto alla lite, à me non pare poter terminarla con sodisfattione delle parti in assentia. Tutta via dirò à V.S. li modi, che mi occorrano, et se li piaceranno, ne darò conto poi al sig.or Alessandro, et se saranno accettati, si farà l'accordo; di propria autorità non voglio farlo.
Il primo modo era, che si facesse una quitanza generale di contentarsi ogn'uno di quello, che ha senza chiamarsi creditore, ò debitore dell'altra parte: con questo però che per piu stabilimento di pace, si cedesse dal sig.or Ales.o una stanza del palazzo del Vivo, et non so che altra cosa, di che hora non mi ricordo: ma V.S. potrà avisarmela. Il secondo modo era, che si sbattesse da una parte, et l'altra il credito, et debito pecuniario, et che il resto si pagasse con terreni, ma si andasse alla grossa, con donare al sig.or Alessandro i frutti de corsi, et anco i debiti non ben chiari: si che si andasse con equità, non rigore, et dell'un modo, et l'altro à bene informato il sig.or Marcello. Non essendo questa per altro, saluto tutti di casa. Di Roma li 12 di Luglio 1614.
Di V.S. m.to Ill.re
Aff.mo Cugino
Il Card. Bellarmino.

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Al m.to ill.re Sig.or Antonio Cervini.
Montepulciano