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Molto Ill.re Sig.or.
Ho visto nella lettera, che V.S. scrive al sig.or Marcello non so che di parentado fra il si.gor Francesco Maria suo figliolo, et Maria mia nipote, et mi dispiace, che esso habbia notificato questo à V.S. non bevendogli detto chiaramente il modo, con che io li dissi, il quale fu questo, che se io fusse in maggior fortuna, et potesse dare alla mia nipote almeno dieci mila scudi, non eleggerei altro che il sig.or Francesco Maria, à chi darla. Ma questo fu una parlata in astratto et di cosa poco meno, che impossibile, et però V.S. non ne faccia conto, come di cosa non detta, che io non daria mai consiglio à V.S. di contentarsi di due, ò tre milia scudi di dote per il suo figliolo, come anco non si contenta il sig.or Francesco, nipote di V.S. essendogli stato parlato à longo da qualche persona, come mi è stato riferito.
Io pensavo in morte mia trasferire qualche pensione al sig.or Marcello, et non in vita, perche restai molto pentito,quando viddi morire Giuseppe mio nipote l'istesso anno, che gli trasferii una buona pensione, di 300 scudi, et la perse lui, et io: nondimeno vedendo il desiderio di V.S. mi sono risoluto di trasferirli hora cento scudi, à ciò se per sorte la morte mia fusse improvisa, habbia almeno questo poco segno dell'amore, che gli porto, et se bene lo veggo pallido, et di poca complessione, tutta via voglio sperare, che sia per vivere longo tempo. Con questo procaccio non ho lettere dal sig.or Alessandro, ne so cosa alcuna della lite, ma sono resolutissimo di quanto ho scritto, di non volere, che qua se ne tratti. Con questo prego à V.S. et à tutta la sua casa ogni contento.
Di Roma li 11 d'Agosto 1612.
Di V.S. m.to ill.re/ Cugino aff.mo per servirla / Il etc
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Al m.to ill.re Sig.re Cugino,il Sig.or Antonio Cervini.
al Vivo