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Alle monache di Santa Chiara di Monteulciano de 23 di Maggio [1609]
Avendo noi preso il governo di cotesto capitanato come voi sapete conosciamo esser obbligo nostro di regolare come madre comune, tutte le cose che appartengono al pubblico e privato beneficio. Abbiamo inteso che il vostro monastero, oltre all'esser fuori della città, e perciò esposto del continuo a vari disordini e inconvenienti, si trova ora in un termine molto pericoloso di rovina, onde da gli architetti, e da ogni altro si giudica necessario il rimediarvi, e perchè dicono che il risarcirlo sarebbe difficile, ancorchè vi si facesse grossa spesa concordano tutti in questo parere, che sia molto meglio faticare un monastero nuovo dentro alla città, et la comunità s'offre amorevolam.te di farlo. A questo buon pensiero intendiamo con nostra meraviglia non piccola che voi vi opponete forse per troppo amore che portate a cotesta abitazione antica nella quale però nessuna di voi è nata non potendo noi credere che la renitenza vostra proceda dal parervi d'essere alquanto più libere mentre abitate in campagna. Considerando noi dunque che in questo nuovo disegno concorrono il ben vostro il comodo maggiore la sicurezza doppia, e anche più reputazione vi esortiamo e preghiamo caldissimam.te a contentarvene perchè oltre al mostrarvi obbedienti ai vostri superiori, e non dar loro occasione di precedere con termini dispiacevoli ne darete a noi particolar soddisfazione e maggior animo di gratificarvi nelle vostre occorrenze. Il Sig.re Iddio vi conceda la sua santa grazia.