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Ill.mo e Rev.mo Sig.r mio osserv.mo. Mi è di somma consolazione qualunque significazione della sua grazia, e specialmente quelle che mi aprano la via ad esercitarla devotissima servitù che tengo con V.S. Ill.ma. La sua del 12 aprile scritta a favore del Sig.r Giovanni La Chaussee è stata di tanto momento appresso di me, che, non avendo avuto contezza nessuna della persona di lui per l'addietro, mi mossi subitamente, vedendo l'onorata attestazione che V.S. Ill.ma si compiacque farmi delle sue buone qualità, a procurare che nella pubblica assemblea del clero di questo regno ragunata qui allora, gli siano stati assegnati 166 ducati d'oro di pensione annua, si come effettualmente sono, con questo però che ricuperata la pristina sanità, liberato da una febbre quartana che lo travaglia, egli si abbia da affaticare in beneficio dell'anime della mia diocesi, o dove mi parrà, e con prediche e con altre opere pie.
E perchè anche V.S. Ill.ma partecipi al merito di giovar ad altri come cosa propria sua, e massimamente a quelli che, abiurate le loro eresie, si sono ricoverati sotto il manto e ombra della chiesa, raccomandole gli esibitori della presente, nomati Francesco du Mothry e Jacomo Pelisson della terra di Loudun diocesi Pictaviense, i quali, nati da parenti di mezzana sorte et tutti baratici, non possono per le molestie, che essi ricevono alla patria loro, pur macchiata tutta di detta pestifera setta, vivervi quietamente, e fuori di detta terra ogni altro paese è lor patria. Vaghi di vedere cotesta corte e procacciarvisi qualche partito, sono ricorsi a me come a persona che si sa pubblicamente ch'io le sono servitore. La supplico perciò e per l'altre considerazioni di ricevergli sotto il suo patrocinio e far lor conoscere che questa raccomandazione non è lor stata infruttuosa. E a V.S. Ill.ma bacio reverentemente le mani. Di Parigi allì 8 di settembre 1608.
Di V.S. Ill.ma e Rev.ma
Umilissimo Servitore
F.Card.de Sig. Card. Bellarmino.
Sourdis.