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RMolto ill.re Sig.r fratello. Mi sono risoluto non scrivere se non ogni quindici giorni, perchè ho da fare assai. Quanto alla lettera del 13 d'aprile non ho che dirgli, se non che sono sicurissimo che nella cosa di Ligurio non ci è trama nessuna di questi di casa, e se lui tiene il contrario, s'inganna. Quanto alla fabbrica, non dirò altro se non che io non posso ne voglio dargli denari.
Quanto all'altra lettera mi sono meravigliato che V.S. non abbia risposto ad Angelo, che pure è bene far conto di tutti. Già io mi ricordavo di dirgli che venendo a Montepulciano, non vada in casa di V.S., e così farà. Lei mi scrisse non so che di sospetto d'incontinenza di Angelo, e però ho tenuto spie in Capua, ma ho trovato che non vi è stato mai sospetto e si è comunicato pubblicamente ogni domenica nella sua chiesa, e è tanto amato in Capua che non si può dire più, essendo che ha fatto moltissime paci, che erano quasi disperate.
Il cavallino si manderà a maggio, ma bisognerà dargli l'erba, perchè è giovinetto e ora si è finito di domare. Già che il mastro di casa non +è necessario, non verrà.
Ho fatto parlare ai padri della Compagnia per conto di Nicolò Danesi, i quali scriveranno al p. Pietro quello che conviene; ma dicano ohe, trattandosi d'interesse della chiesa, esso non gli può pregiudicare.
La causa di Ligurio cammina bene, in quanto che il padre ha avuto denari e si quieta; ma la corte non è ancora quieta, perchè non sa chi sia il reo, e non è in processo altri che Ligurio, del quale consta che abbia tentato di sviare quella putta. E V.S. non creda sapere più di me delle cose di qua, ne creda a Ligurio, che procura scusare il suo fallo e rivoltarlo addosso ad altri. E, se non fosse per rispetto di V.S. che me l'ha dato, tenga certo che non lo riceverei più, perchè questi che si avezzano a trattare con ruffiane e meretrici, rare volte se ne sdivezzano. Ma V.S. gli
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