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R.mo Padre mio.
Con occasione del P. Stefano del Bufalo, che viene a Roma, do a V.P.R.ma il buon capodanno, e insieme mi condolgo di cuore delle tribolazioni che patisce la Compagnia; ma tuttavia spero in Dio, che non saranno senza frutto spirituale, e in particolare so, che V.P., come capitano di si grande Compagnia del nostro Supremo Imperatore Gesù, e capitano veterano, e pratico in tante battaglie, non ha bisogno di consolazione, sapendo che tutti i santi, e massime gli apostoli, ebbero in vita molti travagli; ma nel fine della vita, ebbero il maggior di tutti, che fu il martirio. V.P. è arrivata alla vecchiezza, che è l'ultima età, e però non gli deve parer cosa nuova, se ora Iddio gli fa quella grazia, che ha fatto ai maggiori amici suoi. E se gli bisognasse in questa obbedienza del Vicario di Cristo mettere in pericolo la vita, beata lei. Che può desiderare più un servo di Dio, massime giunto all'ultima età, che quella vita, che ha da perdere per necessità naturale, perderla per obbedienza, e diventar simile al padrone, qui factus est obediens usque ad mortem? Ma io spero, che V.P. andrà (se pure bisognerà andare) e tornerà sana, e farà molto frutto, e Dio caverà bene dal male, come è suo proprio. Non voglio esser più lungo. Amo di cuore V.P., e tutta la Compagnia, e di continuo prego Dio per lei, come spero e confido di essere aiutato con l'orazioni del padre, e della madre, cioè di V.P. e della Compagnia. Mi immagino esser vicino alla morte, già che ho 63 anni, e però ho fatto il mio testamento, tutto ad pias causas, e mi sono ricordato della madre, come dovevo, e non lascio che mi si dicano messe ne orazioni, perchè tengo certo che la santa Compagnia non farà manco per me, che per gli altri fratelli, e questo mi basta. Veramente desideravo non fare testamento, e non l'avrei fatto, se
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