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Beatissimo Padre. L'anno passato la Santità Vostra si degnò rispondere ad una mia lettera, nella quale gli pregava da Dio le buone feste di Natale; e con la solita sua benignità mi fece un amorevole correzione paterna, dicendo, che la mia lettera sapeva un poco di cortigiano, e che meglio saria stato scrivere qualche buon ricordo. Ora dunque con occasione del Santo Natale, e del capodanno, quale di tutto cuore prego felicissimo alla Santità Vostra, per obbedirla, le ridurrò a memoria una cosa che mi par molto importante per il servizio divino. Dunque, con l'ardire che mi da Ella stessa, la supplico, che nel provveder le chiese dei vescovi, fra le altre qualità non sia l'ultima il talento di predicare: perchè la Santità Vostra sa benissimo, che i primi vescovi si liberarono dalle cure temporali, e dissero: Nos vero orationi, et ministerio verbi instantes erimus; e così avean veduto fare a Cristo, vescovo di tutti i vescovi; e il simile hanno detto coi fatti quasi tutti i santi vescovi, e ultimamente la beata memoria del Cardinal Borromeo, del quale si può dir con ragione: Non est inventus similis illi ne' tempi nostri, essendo ricercato più volte come mi ha riferito Mons. vescovo d'Aversa, di proporre Monsig. N. per vescovo alla santa memoria di papa Gregorio XIII, non ci potè mai condurre a farlo, dicendo, che non aveva talento di predicare, essendo questo l'officio principale del vescovo, secondo il Concilio di Trento, sess.V, c.11, e sess.XXIV, c. ; come anche si vede chiaro nelle consacrazioni dei vescovi, nelle quali si mette il vangelo sopra le spalle del futuro vescovo, per significare che il peso suo principale ha da essere predicare il vangelo; e poi gli si dà in mano, e gli si dice: Accipe evangelium, et vade praedicare populo tibi commisso; e questa pare che sia la forma propria e essenziale dell'ordine del vescovo. E questo ch'io dico del predicare, non è tanto necessario nelle città grandi, dove
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