Page:EBC 1604 08 18 0421.pdf/1

From GATE
This page has been proofread

Molto Ill.re Sig.r Fratello. Volentieri farò la carità doppia, come V.S. dice; ma perchè la nostra entrata sta nella vendita dei grani, e il prezzo è maggiore al tempo della semente, ciò è a mezzo ottobre, e anche maggiore al Natale e a marzo e aprile, noi non vorremmo vendere fino a mezzo ottobre, per non scapitare troppo. E perchè anche questo anno è una carestia grandissima e questa città è piena di poveri, e io sono il padre dei poveri, non ardisco mandar fuori più che mille scudi per ora, e questo solo è necessario per monacare le due figliole di m Marcello; anzi mi mraviglio che ci bisogni tanto, essendo la dote delle monache di Bernardo cinquecento fiorini solamente. Onde bisognarà comperare solamente per mille scudi, ovvero che ci aspettino per li altri mille, e allora si potria pigliarne cento il mese dalla provvigione di Roma. Un dubbio mi sovviene, che ho paura che, se m Marcello vende tanta roba, esso poi con la sua famiglia non possa vivere, e parerà che noi l'abbiamo impoverito. Però V.S. consideri se fosse bene fare anche a lui una vera carità con monacargli una figliola gratis, domandandogli cinquecento scudi e comprando del suo per mille altri scudi; e allora saria più facile pigliar da Roma un poco di denari. Questo scrivo, supposto che stia in necessità, che altrimenti non pariaria di donargli niente, massime sapendo che lui non è anco per ringraziarmi, e a me non mancano poveri a chi prevvedere.
Mi meraviglio anche che V.S. voglia spendere in Colombelle, che terra da niente, e bisogna spenderci assai in ingrassarla e non se ne cava il seme. Per mio consiglio non compraria se non S. Gervasio; ma faccia quello che gli più piace, Iddio la conservi con tutta la famiglia. Di Capua, li 18 di agosto 1604.
Fratello aff.mo di V.S. / il Card.Bellarmino