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Molto Ill.re Sig.r Fratello. Ho caro che Gasparre sia consolato, come ancora egli mi scrive. Dio faccia che sia in bene dell'anima sua. Quando sarò ricercato di scrivere a chi bisogna, lo farò volentieri, e ancora di qualche aiuto di denari; ma non posso dire quanto, perchè sono molti che domandano, e l'entrate nostre vanno quasi al pari con l'uscite. E a questo proposito, perchè intendo che vi è stata data qualche sinistra informazione, gli faccio sapere che il mese passato feci venire un padre di Napoli dei più pratici in materia di conti, e che ora è procuratore del collegio di Napoli e maneggia circa sedici mila scudi di entrata, e gli feci vedere i conti del nostro mastro di casa minutamente, e mi fece relazione che i conti erano tenuti alla mercantile con grande diligenza, e che si trovava la ragione di ogni spesa, ancor che piccola; anzi restò meravigliato di tanta diligenza e fedeltà.
Mi scrive m Bartoletto che gli è morto un bue, e che vorrebbe ricomprarlo con i sessanta scudi che io do a madonna Camilla. Io non vorrei che mi si scrivessero queste cose minute, perchè ho altri pensieri, ma che le digeriste fra voi. Io credo che V.S. ami la sorella e che non lascerà che patisca. Però veda quello che bisogna e, se gli pare, gli dia il denaro che domandano, e se non è necessario, non glielo dia. Quando quelli sessanta scudi siano finiti, se sarà necessario, daremo qualche altra cosa, se bene resto meravigliato che due persone sole non possono vivere con l'entrate loro e cinque scudi il mese di più. Con questo mi raccomando a tutti. Di Capua, li 26 di febbraio 1604. fratello amorevolissimo di V.S.
il card. Bellarmino.