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Molto Reverendo mio amatissimo.
Avendo fatto visitare due chiese di San Benedetto, che sono membri dell'Abbadia di San Benedetto di Capua, una, che è in Teana, si è ritrovata piena di terra, e ridotta in forma di fenile, e questa l'abbiamo ristorata interamente con farci ancora tutte le cose necessarie per la messa, cioè altare maggiore, calice, messale, pianete, camici, corporali, candelieri, crocefisso, campanelli etc. et ancora restituito il cappellano col suo salario. L'altra,che è in Sessa, si è trovata un poco meglio, e e Rettoria curata; e perchè il curato ha pochissima entrata, circa 40 ducati di moneta di regno, e non ha casa, ci è parso ragionevole dargli per uso suo una casa, che è congiunta colla chiesa, con un poco di giardino, la quale si affitta dodici ducati l'anno; e ci siamo ancora mossi a questo, perchè si pretende che questa casa anticamente fosse del curato, e che gli abati se l'abbiano usurpato con poca ragione. Abbiamo fatto quello, che abbiamo potuto, cioè concesso l'uso,e mentre saremo Abbate; ma si desidera, che il Curato l'abbia in perpetuo, e come propria della chiesa parrocchiale, e però gli abbiamo detto che procuri dalla Santa Sede Apostolica un breve, per virtù del quale si smembri questa casa dall'Abbadia, e si unisca alla chiesa parrocchiale; e acciò gli sia creduto quanto dirà che noi di ciò siamo contenti, anzi che ci pare giusto, l'abbiamo accompagnato con questa, acciò V.S. quando sarà ricercata, possa testificare questa esser nostra volontà, e desiderio. Con questo prego a V.S. da Dio ogni bene. Di Capua li 5 di febbraio 1604.
Amorevolissimo devotissimo di V.S.
Il Card.l Bellarmino.
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Al molto Reverendo mio amatissimo
Il Signor Giovanni Battista Gonfalonieri. Roma.