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Ill.mo e molto R.do Sig.or come fratello. Credo, si ricorderà V.S. come l'anno passato vacando il Canonicato sacerdotale di Don Emilio Carosio, fu data da noi a Don Benedetto di Domenico, e a ciò potesse ritenere la porzione di Salvatore maggiore, e non dovesse far spesa in impetrare nuova dispensa da Roma, e ancora per impingnare la penitenziaria, fu unita da noi con consenso dal Capitolo la detta porzione al canonicato sacerdotale dello stesso Don Benedetto, come penitenziero della nostra Chiesa. Questo fatto è stato da alcuni messo in controversia, e per chiarirmi della verità, ho fatto studiare il caso agli esaminatori sinodali, che ora sono il canonico Macaro, il canonico Riccio, e Don Michele Monaco, e di più al mio Vicario, all'Uditore, e Don Livio, e a tutti ho fatto vedere il decreto dell'unione. Tutti hanno concluso, che l'unione non si poteva fare, e che non è valida. Le ragioni sono state molte, ma la principale, perchè secondo il concilio di Trento non si può unire a canonicati e prebende, altro che benefici semplici, e questi in caso che il canonicato sia così tenue, che non basti alla decenza di un canonico: questa porzione non è semplice, poichè è cappellania curata de fatto, e almeno è coadiutrice della Rettoria curata, se bene finora i cappellani soli agnoscunt curam, e il Rettore se ne sta come prima, senza pensiero di cura; e ancora il canonicato sacerdotale non è così tenue, che abbia bisogno di aggiunta di altri benefici. E se si dice, che si è fatta l'unione per arricchire la penitenziaria, dicono che bisognava osservare la regola del concilio, di erigere la prima prebenda vacatura, in prebendam poenitentiariae. Ora io mi trovo molto confuso, parendomi di aver ingannato Don Benedetto, il quale dovrà pure provvedersi da Roma di dispensa per ritenere la sua porzione con il canonicato, e bisognerà con
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