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Abbiamo celebrato li giorni passati il sinodo provinciale, quale non si era fatto da tredici anni in qua. E avendo trovato, che l'ultimo concilio provinciale non era mai stato pubblicato, se bene era stato rivisto e corretto dalla Sacra Congregazione, ci è parso non moltiplicare decreti, ma osservare e eseguire quelli che erano già fatti. E così abbiamo di comune parere pubblicato tutti gli ordini allora fatti, e solo abbiamo aggiunti alcune poche ordinazioni, che parevano utili in questo tempo presente. Per questo non crediamo sia necessario dare nuovo fastidio alla sacra congregazione con mandargli questo nostro concilio, essendo già una volta rivisto e corretto, e essendo che le ordinazioni da noi aggiunte, non le vogliamo stampare, ma osservarle fino all'altro concilio. Se pure V.S. Ill.ma comanda, che se gli mandino li pochi ordini aggiunti, l'obbediremo subito.
Di una cosa sola supplichiamo V.S. Ill.ma così io, come questi miei suffraganei, che gli piaccia farci gratin dichiararci quelle parole del concilio Trid. sess. 22, in decreto de observandis et evitandis in celebratione missae: Quarumdam Missarum et candelarum certum numerum, qui magis a superstitioso cultu quam a vera religione inventus est, omnino ab Ecclesia removeant. Perche in questa diocesi, e provincia, e in tutto il Regno vi è usanza, che quelli, che muoiono, lasciano che si dicano per l'anime loro 31 e 41 messe; e di questi lasciate ne partecipa ancora il Vescovo; e se il numero minore o maggiore, non ne parteciperebbe: si che il nostro dubbio è, se questa usanza di volere 31 messe, e ancora 41, e non 32 o 35, o 40, o 50, o 100, sia superstiziosa, e centra il decreto del Sacro Concilio. Aspetteremo dalla benignità di V. S. Ill.ma e della Sacra Congregazione la risposta, e ne resteremo con obbligo, etc.