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Ill.mo e R.mo S.r mi.o osserv.mo
Ho visto quanto V.S. Ill.ma s'è degnata di scrivermi intorno alla sua venuta in questa città e come suo vero, sincero e affezionatissimo servitore le dirò liberamente quel che m'occorre.
Il Vicerè sta tuttavia pigliando i suoi rimedi e ieri prese un'altra medicina, e per questa causa non esce dalla sua camera, anzi il più del tempo sta in letto, dove negozia fuori dell'ora dei rimedi e si lascia visitare, e però, venendo V.S. Ill.ma qui, per l'impedimento del suo male e dei rimedi che fa, non potrebbe esser visitata da S. Ecc.za, e nondimeno V.S. ill.ma potrebbe visitare l'E. Sua all'ora che negozia e è visitata degli altri; il che non mi pare che convenga alla dignità cardinalizia di visitare et non essere visitato, se bene io ho inteso che questo buon Sig.r Ecc.mo, stimando e conoscendo i gran meriti verso la persona di V.S. Ill.ma desidera non solo visitarla e onorarla, ma far con se ogni sorte di complimento. Però differendo V.S. Ill.ma la sua venuta in tempo che stia sano, mi rendo certo che passerà ogni cosa con molta onorevolezza e soddisfazione. Per quel che tocca a me poi, sapendo V.S. Ill.ma quanto io sia suo servitore, sto sempre pronto e apparecchiato a servirla e obbedirla e può con ogni libertà e autorità comandarmi.
Tutti questi Signoria e officiali, venendo V.S. Ill.ma a Napoli, mi pare che non solo sia conveniente, ma debito loro che tutti la visitino e riveriscano, il che riuscirà tanto meglio col buon esempio che darà loro il Vicerè, quando sarà in termine di poterlo fare.
Quanto all'officio di Velletri, io ho fuori alcune patenti spedite un pezzo fa. Come queste abbiano avuto l'effetto loro, io servirò V.S. Ill.ma come commenda, e sa che questo è molto poco a quel che io sono obbligato di servirla, come farò sempre.
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