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cosa resta, che fa difficoltà, e è che i preti antichi pretendano di ritenersi quelli emolumenti che hanno oltre le distribuzioni e le prebende, e non farne parte a preti nuovi, dicendo che per molti anni hanno questo possesso e che non gli si deve scemar niente per l'aggiunta dei preti nuovi, e che sono gravati di pensioni, e che, si come l'arcivescovo e il decano, che pure sono canonici preti, non partecipano di questi emolumenti, ma solo ne partecipano gli altri otto preti, così non devono parteciparne i dieci preti aggiunti, se bene siano canonici preti.
All'incontro i diaconi, che hanno da esser preti, pretendano partecipare di quelli emolumenti, si come parteciperanno delle fatiche, e dicano che non è meraviglia che l'arcivescovo e il decano non ne partecipano, perchè hanno unite altre entrate più grosse che non sono quelli emolumenti.
Supplico V.S. Ill.ma mi faccia grazia svisarmi, o commettere al Segretario che mi avvisi, se intorno al negozio principale ci ha difficoltà veruna, e se io posso, senza altra licenza di Roma, eseguire questo mio pensiero; perchè io non ci vedo sorte nessuna di dubbio, ne ce la vedono gli altri con chi ho comunicato.
Di più mi faccia grazia farmi avvisare quello che lei sente intorno alla controversia di quelli emolumenti. E la supplico a perdonarmi il fastidio, perchè vengo da V.S. Ill.ma con ogni confidenza come a mio speciale padrone e maestro. Non so come V.S. Ill.ma stia di sanità: questo so bene che gli desidero perfettissima sanità e ogni colmo di bene temporale e eterno. E con questo gli bacio con ogni umiltà e riverenza le mani. Di Capua, li 15 di giugno 1602.
Di V. Sig.ia Ill.ma e Rev.ma
umilissimo servitore.
Roberto cardinale Bellarmino.