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Molto Reverendo in Xto Padre


P. C.

Non pensi V. R. ch'io mai habbia fastidio per l'avvisi che per sua mera carità mi da circa la perfettione dell'anima; anz'ogni volta che veggo quella sincirità nelle su lettere, me ne consolo grandemente. Circa quello che, m'hà scritto, che corre ivi opesione che io operi di proprio capriccio, può essere Padre mio, perche secondo la debolezza del mio spirito, altro non posso fare, che questo et altre cose maggiori; per tanto supplico V. R. che si degni di pregar il Signore per me, accioche mi faccia conoscer li miei defetti per emendarmene. Delle donne di mala vita che si convertono, levato quel bene comune che si fà in chiesa per tutti nelle feste comandate e l'indirizzo di quelle à Penitenza non m'intrigo in altro; perche per ordinario quelle che fin hora sono convertite hanno trovato da se stesse qualche ricapito, ò di maritarsi, ò di ritirarsi e per tanto pare che Dio benedetto le vuole sin al fine perseverante nella loro chiamata.
Circa poi il danaro del quale scrissi à V. R., se vi sarà qualche difficoltà nel consegnarlo al P. Gioseppe Fozio, lo faccia haver al P. Paolo Ottolini, accioche lo facci capitar al P. Caponsaco secola la via ordinaria che si usava per Genova; mà di spender poi qualche cosa, sappia V. R., che prima di partir da Roma, quando il nostro Padre me disse, che doveva dar qualche cosa à questo Colelgio insieme da se stesso m'hà detto quello che resta poi vi servirà per prender con licenza delli vostri superiori qualche libro. Intendivo per ciò all'hora, che secondo il solito quei superiori appresso i quali mi trovo; Al certo hò bisogno d'alcuni libri per il mio studio, e qualche cosa di divotione per dar alli schiavi, et à tanti christiani, che giornalmente dimandano da me questo; E tanto più il nostro Padre prima di partirmi ultimamente da Roma mi disse che per dare, date quanto havete, mà per ricevere non dovete ricever cos'alcuna di prezzo senza la licenza mia; E per tanto da che sono qui non hò voluto mai accettar cos'alcuna nè grande, nè picciola, benche più volte mi furono offerte molte cose; E ultimamente venne da me una Signora che mi disse haveva da quatto mila scudi, e voleva che io prendessi tal danaro ad applicarlo à chi mi piacessi, ò in in servitio di qualche povera chiesa, ò in altra facenda secondo il gusto mio; Di che le rigratiai, dicendo che non havevo bisogno di cos'alcuna, nè vorrei intrigarmi in simile facenda per il che restò à magior gloria di Dio edificata; mi creda V. R. che se non havessi questa speranza d'andar al mogor, haverei gettato ogni cosa, e non haveri lasciato appresso di me se non un crocifisso e un'imagine della Beatissima Vergine, perche altro non hò nel mio cuore, se non Dio solo nel quale trovo ogni contentezza, ogni ricchezza, et ogni grandezza. Mà perche sò quanto giova per la pratica, il dar qualche cosa all'infedeli per cativar la loro volontà et entrar nella loro amicitia, per cavar alla fine quello che si pretende di servitio di Dio, conservo quelle cosecelle che mi furono donate in Genova, secondo la Volontà del nostro P. Generale. Hora con le Galere di Genova la Signora Anna Spinola che haveva questa divotione di filar con le sue mani per far un camisce à me per dir messa in quella parte dell'Infedeli, me lo mandò, mà io lo tengo diposito fin che V. R. secondo quello che mi disse in Roma, prenda la licenza del nostro Padre. Finisco con riverir V. R. il nostro Padre, con tutti gl'altri, raccomandadomi alli Santi Sacrificii di tutti. Napoli 16 ottobre 1666.

Di V. R.
Humilissimo in Xto servo
Baldassare Loyola Mandes

Rendo infinite gratie à V. R. delle bellissime imagini della Beatissima Vergine che mi hà mandato con il P. Mari.