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Molto Reverendo in Xto Padre


P. C.
Padre mio, che cosa devo far'io per amore di Giesù christo, il quale mi fà conoscere giornalmente quanto sono obbligato alla Maestà sua, più volte mi getto in terra, gridando co'gl'occhi pieni di lagrime: misericordias domini in aeternum cantabo; Il conoscere la mia persona per quella, che era nemica di questo gran Signore predicando ai mahomettani (essendo della loro Setta Sacerdote) la falsità dell'Alcorano per verità, e poi il vedermi in tal stato di Christiano, Religioso, e Sacerdote predicando la verità evangelica tanto alli fedeli christiani, come anche alli stessi mahomettani ripugnando, dispreggiando, e persuadendo loro il lasciar quella maladetta setta, mi fà uscir quasi fuori di me; e tanto più per le grandi maraviglie, che Dio, per sua mera bontà, opera per uno instromento fiacco, debole come sono io; però sò di certo, che Dio, nò havendo guardato li miei demeriti quando si è determinato di far qualche cosa per mezzo mio, volle cavar di ciò due cose di maggior servitio, e gloria sua, una è chi vede un cieco di nascita manifestar la vera luce Christo Giesù pobblicamente, nò può far di meno, che nò renda quel tributo dovuto à quel vero Padre, che dice: sic luceat lux vestra coram hominibus, ut e l'altra è per legarmi al suo Santo servitio vedendomi, contro ogni merito, stretto da ogni parte con li suoi beneficij. Ah Padre mio, mi sfogo un tantino in questa lettera, compatisca il suo indegnissimo figlio; poiche essendo lontano da V. R.; per mezzo della quale ricevette, e si trova in tal Stato, nò devo tener celato dalla sua persona i favori dell'infinita bontà. Dico dunque à maggior gloria del Signore, ch'il nostro essercitio và molto avanti; di maniera che la domenica passata nò si poteva trovar luogo in chiesa per la gran gente turchi, e christiani, che veniva à sentir un morto risuscitato predicar l'evangelica verità; In tal' udienza