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Se il fine principale di chi descrive le Vite d'huomini illustri deve esser in
reppresentar, o metter avanti gl'occhi l'interno et esterno della loro Vita cioè
l'ingegno, e li movimenti interni, l'indole, e li costumi come disse Plutarco
nel descriver la Vita di Nicia e di Crasso praecipue quae ingenium, et motus illius
reconditos, que indolem eius, et mores ob oculus ponant tradam, certo
è come disse benissimo il Muscardo nel suo libro dell'Arte Historica che l'Indole,
et inclinatione della natura in alcuno si conosce da minutissime cose, cioè
da una risposta improvista, da un attione per altro poco importante, dall' operationi
quotidiane, et ordinarie non si deve riputare disdicevole l'essatto racconto
di cose minute, però dette benissimo. L'istesso Plutarco nel descriver la
Vita del grand Alessandro che non sempre le cose grandissime rappresentono le Virtù
e Viti dell'Huomini grandi, ma un piccol fatto, overo detto, et una bagatella
più presto ci dimostra la grandezza de gl'huomini grandi che li gran
combatimenti. Neque semper clarissimae quaeque res virtutes, vel vitia repraesentant,
sed exiguum subinde factum, dictumque, et iocus aliquis citius specimen
edat morum quam funestissima praelia[2], però Plutarco nel descriver le sue
Vite dommanda licenza di non lasciar le cose minute lasciando le grandi
alli scrittori dell'Historie, e cose parla nella Vita d'Alessandro magno