Copia d'una lettera arabica mandata da un Turco Fessano al Padre Baldassare Loyola Mandes
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Copia d'una lettera arabica mandata da un Turco Fessano al Padre Baldassare Loyola Mandes della Compagnia di Gesù nell'anno 1664. La qual lettera fù voltata in Italiano dal medesimo Padre nel collegio di Genova verso il fine d'Agosto 1664.
Questo Turco Fessano pretendeva di saper dal detto Padre in scritto, se egli veramente professava nell'interno la Fede Cristiana, come và mostrando pubblicamente nell'esterno.
E nel fine poi della stessa lettera scrisse egli certe cose diaboliche contro la verità Cristiana procurando d'avvertir il Padre Baldassare di lasciarla, ma Dio per sua mera pietà se ne servì di questa cosa, acciocché si illuminasse questo infedele per mezzo della risposta mandatali dal medesimo Padre; si che mosso, che fu, venne sin a Genova per abboccarsi con il Padre mostrandoli di non esser venuto per altro, se non per professar avanti di lui la Fede Cristiana.
In questo libretto dunque si trovano registrate:
1. la lettera del Turco;
2. la risposta del Padre;
3. il succeduto di questo Turco.
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Principio, o Titolo della detta lettera Arabica.
Il rendimento delle grazie conviene
a Dio solo, e le lodi, e salutazioni
convengono solamente ai suoi servi,
che vivono in grazia sua. Amen.
E dopo ciò, secondo quello, che si vede nei libri, conviene al Sacerdote, Padrone, e dottore, il quale scoprì il fiore della verità, benché si è allontanato poi, secondo quello, che gli è venuto in capriccio; come! Dopo aver assaggiato il dolce sapore del Corano e aver inteso i suoi propri sensi e esser andato la mente ruotando nel profondo mare delle dottrine! Ohimé! In verità falli la sua strada ancorché avesse prima saputo gli abissi dei detti di Maometto, e la sua chiarissima dottrina e infallibile verità! Oh che gran meraviglia vedo? Come si è accecata la mente, mentre abbandonò così la verità conosciuta? Dopo aver anche
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conosciuto quello, che è stato verificato da Dio, cioè quelli, che credono la verità, li fece uscire dalle tenebre alla luce. Questo tale, ch'era nostro Padrone nelle cose sopra dette, ma oggidì non è già più nostro per quello, che mostra al contrario, il quale aveva per nome la prima altezza dei nomi, e Potenza sopra i Potenti; nella persona di Scieh' Mahamed ben Abd Aluahid Attazi Mthah Molai Ahmed Scerifo sta tutto quello che di sopra si è detto. Oh Signore dico, che già siamo arrivati a penetrare il profondo dei suoi dogmi, e molto bene sappiamo quello in cui si è ingolfato, e anche il suo gran fatto, che ci sta avanti ai nostri occhi più che monti, però in tal ammirazione ci troviamo, e giornalmente ci confondiamo. Ma per questo possiamo dire, secondo quel proverbio: non si può illuminar uno, che non sia illuminato da Dio. Ha da sapere, che abbiamo qui dato una
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testimonianza della sua persona secondo il nostro disegno, però tutto per suo bene. Spero in Dio, che darà forza alle mie parole, con le quali rendo continuo saluto a chi desidero di seguitar il proprio senso della verità. Riverisce Vostra Signoria Alhag Mahamed figliuolo di Mahamed Algioheid della Città di Tattaun con tutti gli Africani, che in questa parte si trovano. Abbiamo fatto far qui una lettera scritta con carattere e lingua Italiana, la quale sarà da Vostra Signoria nostro Padrone insieme con questa Arabica ricevuta, accioché intenda dalla detta arabica quello che pretendiamo. Basta quello che è fatto ed è stato fatto fin ora per causa sua nella propria Patria; non occorre che io lo spieghi, mentre so che del tutto ha avuto già piena notizia; ma solamente dico questo: quanti consigli si sono fatti? Quanti
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testimoni si sono presentati? E quante sentenze si sono proferite, che lei mai abbia fatto di cuore quello che all'esterno si vede. E per tanto la supplica, o mio Signore, che si degni, per amor di quel Dio, e della Fede che professa, di scrivermi col suo proprio benedetto carattere, quale sia il suo stato, e qual fede regni nell'interno del suo cuore, se veramente ha cambiato la sua vera Fede con la Cristiana bisognosa d'ogni bene? Se ha fatto questo solamente per scappar con qualche vittoria, secondo il suo disegno, prego l'onnipotente Dio che l'aiuti e l'indirizzi a farlo, ma se è stato d'altra maniera ci volgiamo alla forza e onnipotenza dell'Altissimo Dio. Non sarà mai vero, che il nostro Padrone abbia fatto questo di cuore, mentre io conosco bene la sua nascita, Patria e quanto possedeva e dominava fra noi altri; ma
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solamente abbrucia l'interno del nostro cuore e fa giornalmente crescere le nostre disgrazie e dolore quello che la sua persona adesso mostra nell'esterno; poiché tutto il mondo poteva far ciò, ma nessuno mai credeva che ella per nessun motivo dovesse cambiar così il suo sommo splendore con il più che mai può esser di vituperio. Orsù mio Signore, richiedo da lei quanto prima la risposta, risposta, e la risposta per amor di quel Dio che adora. Lo scrittore di questa sì breve in fretta è il bisognoso della perdonanza, che sempre spera la misericordia di Dio; vostro umilissimo schiavo Alhag Mahamed Pulhait figliuolo di Scieh Mahamed Addaraui della Caritativa Chiesa di Tamecroth e della famiglia di Sidi Mahomed Ibrahem
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Questo che seguita stava scritto in versi Arabici verso il fine della medesima lettera del detto Turco, dicendo contro la Fede Cristiana.
O che gran meraviglia è fra i Cristiani del Messia! Dicono che Dio è suo Padre e che il detto Figliuolo è lo stesso Dio. E per questo, senza dubbio
alcuno, si sono smarriti mentre vogliono tutti per tale adorarlo. E di più recano altra cosa più meravigliosa, quando tengono che fosse stato crocifisso. Se fosse inteso questo da chi bene sa! Nel tempo che lo crocifissero, dove era il suo Padre? Forse era lontano, o non lo vide? Oppure possono dire che l'hanno vinto? Smarriti veramente questi tali da Dio sono in ogni cosa, mentre esso è sempre libero di tal calunnia. Il fine.