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Priorat, Galeazzo Gualdo. Historia della sacra real maestà di Christina Alessandra regina di Suetia, &c . (1656).

Name(s) Priorat, Galeazzo Gualdo
Title Historia della sacra real maestà di Christina Alessandra regina di Suetia, &c
Place of printing Roma
Printer Nella Stamperia della Rev. Camera Apost.
Year 1656
Language(s) ita
Contained in
Bibliographic level Printed (pre-1830)
Catalogue description http://id.sbn.it/bid/TO0E003300
Key Concept(s)
Distinction(s)
Keyword(s) Queen Christina of Sweden; Roman College; Kircherian Museum; Athanasius Kircher
Cited in
Digitization


During her stay in Rome, Queen Christina paid two visits to the Roman College. On the second occasion, on January 31st, 1655, she was accompanied by Kircher and shown the collection, as described on p. 282-283.
Trascrizione del testo relativo al Collegio Romano:

  • [...] Gli Padri della Compagnia del Giesù, che con ragione possono chiamarsi oracoli, e mostri delle scienze non tenendo adormentata la sublimità de gli ingegni, ne otiosa la felicità delle penne loro; onde come sapevano, che la Regina tanto parziale de’ studij non havrebbe tralasciato di vedere il loro Collegio Romano scuole fortunatissime delle scienze, e della Pietà; così si diedero a metter insieme quelle compositioni, che stimarono non tanto convenienti all’ornamento di quel Ginasio, quanto dicevoli al ricevimento d’una Donna, che nella cognizione della Letteratura più recondita superava la capacità degli huomini, e per verità trovarono nella ricca miniera de loro eruditi ingegni tanta materia, che non vi fu alcuno, che nel vederla non cedesse a gli sforzi della meraviglia, e non stupisse delle numerose, e ben proportionate applicationi di tante imagini, imprese, geroglifici, & emblemi tutte alludenti alla sola persona di questa Gran Principessa. Il doppo pranso delli 18 Gennaro Sua Maestà si trasferì al detto Collegio col corteggio suo solito, accompagnata da concorso di tante persone curiose, che fu più che difficile a lei medesima l’ingresso, benché la porta si trovasse ben custodita dalle guardie Svizzere postevi espressamente, per impedire gli disordini, che nelle calche, e folle simili sogliono succedere. Nell’ingresso del detto Collegio si trova un gran cortile quadrato, cinto tutto all’intorno di loggie sostenute da pilastri, sotto delle quali loggie si stendono in tre parti le scuole, cioè verso la Piazza, e strada publica, e verso i due fianchi laterali. Tutti i pilastri eran adornati con l’effigie delle Donne segnalate in lettere con le loro medaglie di basso rilievo colorite a bronzo, e sotto due cartelloni di basso rilievo simile. Nel primo si leggeva l’elogio di ciascuna, applicato sempre alle qualità della Regina, e nel secondo vedevasi un’impresa sopra lo stesso soggetto. Ne’ semicircoli de gli archi stavano con la loro inscrittione dipinte le Università, Collegi ne quali insegnano i Padri della Compagnia di Giesù. Tra gli pilastri, e ciascuna porta delle scuole eran effigiati gli donativi più propri di cadauna Città offerti ad essa Regina, e spiegati di sotto con un’epigrama scritto dentro una fascia sostenuta da un Angelo. Il secondo luogo era la stanza della Portaria per cui s’entra nelle habitazioni del Collegio; In questa si rappresentavano schierate le statue delle Regine insigni per governi loro espresse a chiaro scuro, poste sopra le loro basi, sotto delle quali in cartelloni appartati pendevano gli Elogi loro tutti applicati alla Maestà della Regina. Fra una statua, e l’altra sopra un cartellone messo a oro erano gli Emblemi concernenti le Virtù, che si richiedono ne’ Prencipi, e sotto gli Epigrami dell’emblema. Tutta questa stanza sembrava adobbata di damaschi rossi trinati d’oro, così pennelleggiati el vivo, che inganavano l’occhio se non era assicurato dalla mano. I fiorami di questo havevano alternativamente stampate l’armi di Sua Maestà, e le imprese applicate a dette virtù. In terzo luogo s’estendevano i piccioli corridori, che sono dietro a questa stanza, ne quali come contigui al giardino fu rappresentato dalla maestria del pennello un giardino vaghissimo, con una prospettiva di varij pillastri, e scabelloni, ne quali si vedevano scritte Odi, & Elogi sopra le Imperatrici, e Regine, per titolo di Virtù, e di pietà celebrate. Su le porte de’ sodetti corridoretti erano delineati quattro Emblemi con i loro Epigrammi. Il quarto, & ultimo luogo era l’anditto tra la Sagrestia, e la Chiesa, & ivi si vedevano effigeate le Imperatrici, e Regine, capitate in Roma, per riverirvi i Vicarij di Christo. La pittura mostrava la campagna in cui si ergevano gran piramidi, in ciascuna delle quali era impresso un Elogio in lode di quella imagine, riferendosi sempre alla Regina di Svetia. Fra l’una piramide, e l’altra eravi un termine finto di bronzo, che teneva sopra il medesimo soggetto un’ode, & in altro fra questi vi era pendente una cartella con un Epigramma. La Chiesa poi del detto Collegio dedicata a Sant’Ignatio fondatore della Compagnia del Giesù, benché non ancor finita, era tutta addobbata vagamente. Nell’entrar che fece Sua Maestà per il Portone, vide sul primo arco di dentro una inscrittione continente l’argomento di tutto l’apparato, e nell’andito tra il Portone, e le loggie del cortile alla destra dipinta la Divina Sapienza domandata da Salomone, e anteposta alle ricchezze, & a gli Regni, alla sinistra Pallade la sapienza de gli antichi Gentili, che con l’Asta faceva sorgere un olivo a contesa di Nettuno, che faceva nascere un cavallo. Tutto questo era spiegato in quattro Ode scritte in cartelloni sostenuti da termini in quattro pilastri, & in altri quattro le Sibille, e le Muse, che con vaticinij, e con versi, alludevano a Sua Maestà, Salì poscia ella alla stanza della Portaria dove era apparecchiato il trono, e qui fu riverita dal Padre Lodovico Bompiani Rettore di detta Università, con oratione latina. Tornata fuori nel Cortile, girò per tutte le Scuole, in ciascuna delle quali fu salutata da uno de scolari più riguardevoli della medesima, con un breve Epigramma. Doppo rientrata nella sodetta stanza della Portaria gli fu dato raguaglio del contenuto di quell’apparato, e letti i nomi di quelle Principesse illustri dal Padre Rho Provinciale. Calò di là nella Chiesa dove ascoltò un motetto in buona musica, e poscia se ne partì. Fu molto curioso, e celebre questo virtuoso apparato, e però grandissimo il concorso di persone a vederlo, & ammirarlo. Il primo di Febraro si trasferì la Regina al Collegio Urbano de Propaganda Fide. Il Cardinal Capponi come Vice Prefetto di quella Congregatione si trovò in assenza del Cardinal Antonio Barberino, che n’è Prefetto, a ricevervi Sua Maestà. Fu condotta primieramente in quella Stamperia copiosa di ventidue Idiomi, ove vide stamparsi in un subito alcuni fogli in otto linguaggi, ne quali eran le seguenti parole. Eternum Christina vivat. Eran questi Idiomi Latino, Greco, Siriaco, Arabo, Gebraico, Caldeo, Cofto, & Armeno. Passò doppo nella Sala grande, tutta parata di damaschi cremesini, trinati d’oro. Qui si assise sotto un baldacchino in una sedia alta da terra due gradini, & il Cardinale si pose a sinistra nel medesimo piano in un’altra sedia inferiore. Ne gli quattro angoli della medesima Sala eran affissi quattro Epigrammi sopra le quattro parti del Mondo. All’ingresso fu riverita da quegl’Alunni in 22 linguaggi, non passando però alcuno di loro due periodi, che gli furono poi anche donati in stampa dentro d’un libro col titolo Concordia linguarum ad laudem Christinæ Svecorum Reginæ encomia celebranda. Finì quest’attione coll’invito d’un Alunno a tutti gli altri di dire nella sola lingua latina, per compendio di quanto poteva esprimere tutto il Collegio le medesime parole, che furono stampate, cioè Eternum Christina vivat, e fu corrisposto non solo da gli Alunni; ma da tutti gli Astanti con grandissimo godimento di Sua Maestà. Ella poi accompagnata dal medesimo Cardinale passò alla Libraria, nella quale si conservano tutti i libri stampati, e qui pure si trovarono sei Alunni con sei gran bacili d’argento, ne quali in vece di confetture gli furono, con avvedimento proportionato al buon gusto di lei, donati settanta due volumi di diverse opere in ventidue linguaggi da lei sommamente graditi. Nell’uscire dalla Libraria gli furono pur anche presentati alcuni componimenti in diversi idiomi stampati in lode di lei, alla quale fu mostrato in oltre un gran magazino pieno di volumi impressi per servitio de Missionarij Apostolici, tutti in diversi linguaggi, confessando Sua Maestà non trovarsi in alcun’altra parte del Mondo stampa più copiosa di lingue. Tutto l’ordine sudetto caminò sotto la direzione di Monsignor Dionisio Massari Segretario della detta Congregatione. Per la grandissima folla del popolo, non havendo Sua Maestà potuto godere con aggio proportionato al suo genio, la moltiplicità de’ componimenti, delle pitture, delle imprese, & inscrittioni esposte nell’antedetto Collegio Romano, risolse di portarvisi la seconda volta, e vi entrò privatamente per la porta segreta. Fu ricevuta dal Generale, dal Padre Gio: Rho Provinciale, dal Padre Lodovico Bompiani Rettore, e da molti altri di quei principali Religiosi. Salì ella subito nella Libraria, che si conserva qui nobilmente in una gran Sala, la quale oltre il numero infinito de volumi più rari, è anche vagamente adornata de’ ritratti di tutti gli Cardinali di questa Religione, de Religiosi loro, che hanno dato libri alle stampe, e de benefattori insigni della loro compagnia. Fra questi era più d’ogn’altro riguardevole l’effigie del già Monsignor Gio: Battista Coccino Venetiano Decano della Ruota, il quale stimò di non poter stabilir meglio le memorie delle sue glorie, & immortali fatiche, e della sua incomparabile benemerenza, sì verso il servigio della Sede Apostolica, come verso tutti i letterati, che con lasciar, come fece, al detto Collegio Romano quella sua pretiosissima, e copiosissima Biblioteca, con tutti i suoi preggiatissimi manuscritti. Quivi trattenutasi qualche spatio di tempo in vageggiar il numero di tanti volumi, godé pur anche di mirare il modello, e pianta di rilievo della Città di Gerusalemme, opera lasciata qui dal Padre Villalpando, con la descrittione delle strade, e luoghi santi, consagrati da viaggi, e passione di Nostro Signore Giesù Christo. Girando poi gli altri lati, scorse alcuni manuscritti Greci, e Latini, che trovò aperti sopra una tavola, e seppe dar giuditio de gli Autori, mostrando eruditione non volgare. Di qui passò alla Galleria vicina, dove il Padre Atanasio Kirken gran Matematico, teneva apparecchiate le cose più curiose, & osservabili, sì nella natura, come nell’arte. Erano queste in sì gran numero, che Sua Maestà hebbe a dire, richiedersi più tempo, e minor folla per considerarle con la dovuta attenzione. Si fermò nondimeno qualche tempo a considerrar l’herba nomata Fenice, che a guisa apunto della Fenice germoglia nell’acque perpetuamente dalle sue ceneri. Vidde le fontane, & horologi, che dalla virtù della calamita con occulta forza si raggirano. Passando poi per la Sala, ove diede un’occhiata ad alcune pitture di mano eccellente, si portò per le loggie, e giardino nella spetiaria, & ivi gli fu mostrato l’apparato de gli ingredienti di herbe, piante, metalli, gemme, & altre cose più rare, per comporre la teriaca, & il balsamo della vita. Fugli fatto anche vedere il magisterio di perle, e di corallo. Vide distillare col fuoco d’un fornello medesimo sessanta cinque sorti di herbe in altre tanti lambichi distinte. Gli fu fatta la calcinazione filosofica dell’avorio, e simili. Furono estratti gli spiriti del vitriolo, del sale, e dell’acqua forte, come pure ammirò una giara d’acqua pura con due sole goccie di quinta essenza di latte, trasformarsi in vero latte, medicamento unico per l’asma, & affettioni del petto. Regalata in fine di teriaca isquisita, e di ogli pretiosissimi, s’incaminò alla Sagrestia. Qui gli furono aperti tutti gli armarij ne quali si conservano le supelletili, le argentarie, e reliquie della Chiesa con gli torcieri, e vasi grandi lasciati in dono dal già Cardinale Lodovico Lodovisio Fondatore di quella Chiesa. Venerò particolarmente il sangue di Santa Esuperantia Vergine Martire, che doppo mille trecento anni si conserva liquido come se fosse sparso di fresco; indi passata in Chiesa udì messa, e nel partirsi diede a’ Padri segni di particolare gusto, e gradimento.