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ut sequamini vestigia eius, qui cum malediceretur, non maledicebat, cum pateretur, non comminabatur.<lb/>
11 juin 1611.Bell.� O�sar Bracci(suite)
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Quarto dite, che desiderate, che io voglia conoscere la vostra innocenza. Dunque voi non avete per peccato, ingiuriare con parole, e con fatti il vostro prossimo, e così far la vendetta dell'ingiuria ricevuta? E se voi non conoscete il vostro peccato, certo è, che manco ve ne pentite, et a chi non si pente non si può perdonare. E se voi state in questo errore, come potete insegnare ad altri la via della salute? Credetemi, fratello, che questo mi affligge grandemente, considerando, che se i sacerdoti pensano gli sia lecito lasciare la regola di Cristo, e seguitare quella del mondo, molto più lo penseranno i laici, e così coecus coecum ducet, et ambo in foveam cadent.<lb/>
 
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Quinto dite, che io ho ordinato, che sia assoluto l'arciprete, e voi condannato. Non è così; ma ho ordinato, che l'uno, e l'altro sia assoluto; ma ho giudicato, che la penitenza vostra sia maggiore, perchè siete più giovane d'età, e di sacerdozio, e minore di dignità, e però bisognava, che portaste più rispetto; e perchè l'ingiuria di sputare in faccia è maggiore, che non è di dare un pugno; e perchè mi presupponevo, che il principio d'ingiuriare fusse
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venuto da voi; e se questo forse non sia vero, basta che siano vere le prime due cause.<lb/>
 
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Sesto dite nel fine della lettera, che domanderete il premio delle vostre buone opere da Dio, e che la vendetta la rimettete nelle sue mani. Dove pure vi riputate innocente, e desiderate, che Dio faccia la vendetta centra di me, che vi ho sententiato a torto. A questo vi rispondo, che non occorre aspettar tanto, ma potete domandare questa vendetta dal Papa, o dalla sagra congregatione de' vescovi, appellando dalla mia sentenza; et io non haverò a male, che la mia sentenza sia rivocata, se bene credo, che sarà confermata con vostro maggior danno. Quando a quello, che scrivete delle male
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ut sequamini vestigia eius, qui cum malediceretur, non maledicebat, cum pateretur, non comminabatur.
Quarto dite, che desiderate, che io voglia conoscere la vostra innocenza. Dunque voi non avete per peccato, ingiuriare con parole, e con fatti il vostro prossimo, e così far la vendetta dell'ingiuria ricevuta? E se voi non conoscete il vostro peccato, certo è, che manco ve ne pentite, et a chi non si pente non si può perdonare. E se voi state in questo errore, come potete insegnare ad altri la via della salute? Credetemi, fratello, che questo mi affligge grandemente, considerando, che se i sacerdoti pensano gli sia lecito lasciare la regola di Cristo, e seguitare quella del mondo, molto più lo penseranno i laici, e così coecus coecum ducet, et ambo in foveam cadent.
Quinto dite, che io ho ordinato, che sia assoluto l'arciprete, e voi condannato. Non è così; ma ho ordinato, che l'uno, e l'altro sia assoluto; ma ho giudicato, che la penitenza vostra sia maggiore, perchè siete più giovane d'età, e di sacerdozio, e minore di dignità, e però bisognava, che portaste più rispetto; e perchè l'ingiuria di sputare in faccia è maggiore, che non è di dare un pugno; e perchè mi presupponevo, che il principio d'ingiuriare fusse venuto da voi; e se questo forse non sia vero, basta che siano vere le prime due cause.
Sesto dite nel fine della lettera, che domanderete il premio delle vostre buone opere da Dio, e che la vendetta la rimettete nelle sue mani. Dove pure vi riputate innocente, e desiderate, che Dio faccia la vendetta centra di me, che vi ho sententiato a torto. A questo vi rispondo, che non occorre aspettar tanto, ma potete domandare questa vendetta dal Papa, o dalla sagra congregatione de' vescovi, appellando dalla mia sentenza; et io non haverò a male, che la mia sentenza sia rivocata, se bene credo, che sarà confermata con vostro maggior danno. Quando a quello, che scrivete delle male
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