Risposta del Padre Baldassare Loyola Mandes alla lettera del Turco fessano

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This page contains the transcription of the manuscript APUG, Ms. 1060-04, pp. 52-98; to see the original manuscript click here. Transcription by Federico Stella.


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La risposta del Padre Baldassare Loyola Mandes della Compagnia di Gesù alla predetta lettera del Turco Fessano, fu che intorno al desiderio di conoscer qual fede professa il detto Padre, si poteva conoscere da tre capi principali. Primieramente da quanto ha lasciato, dispregiato, e calcato sotto i suoi piedi per amore della Fede Cristiana, che per grazia e misericordia del Signore nel presente stato professa; secondariamente dal modo suo di viver fra la Cristianità da povero, suddito, religioso senza comodità alcuna; e per ultimo da quanto desidera di fare e da quanti tormenti desidera di patire in servizio, e per amore della vera Fede Cristiana.
E di più alle proposte circa i dubbi della Santa Fede, si rispose con lo stesso Corano, dove sta scritta tutta la setta Maomettana, mostrandosi la verità Cristiana potersi anche conoscere da quello che sta registrato nel detto Corano. Conchiudendo alla fine con dimostrare con vivissime ragioni ed efficaci argomenti la gran bellezza, bontà, carità, ordine, e Maestà della Fede Cristiana e E poi per il contrario la gran bruttezza e disprezzo che merita d'avere la setta Maomettana.
Tal risposta fu scritta in Arabico per ordine di uno dei superiori, trasportata dal medesimo Padre Baldassare in Italiano nel collegio di Genova verso la fine d'agosto 1664.

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Orazione fatta prima d'incominciar a scriver la risposta alla lettera di tal Turco.
A maggior gloria di Dio, e utilità del prossimo si fa questo.
Spiritus Sancti gratia illuminet sensus, et corda nostra. Amen.
Jesus + Maria
Dignare me laudare te Virgo Sacrata da mihi virtutem contra hostes tuos.

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Quel Dio vero, che io continuamente servo e umilmente adoro, per amor del quale avete richiesto da me la risposta alla vostra lettera, lo stesso m'illuminò di manifestarmi quale è, mentre che fin ora da voi non è ben conosciuto.
Incomincio dunque col suo Sacratissimo Nome al quale si inchina il Cielo, la Terra, e l'Inferno, che per mera grazia della sua infinita bontà sta scolpito tanto nella mente, quanto nel mio cuore, quale è del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo, i quali sono tre Persone e un solo Dio.
Io per la cognizione di tal infallibile verità ho lasciato disprezzato e calcato sotto i miei piedi tutto quello che voi sapete di ricchezze, potenze, domini, servitù, spassi, piaceri, comodità, amici, parenti, padre, madre, sposa, e figli e ho voluto viver così in estrema necessità, incomodità e povertà, facendo sempre in ogni cosa la volontà degli altri come suddito religioso che sono. Sto fra la Cristianità orfano, sconosciuto, maltrattato e quasi

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da tutti abbandonato; poiché vivo senza potenza, senza dominio, senza servitù, senza spassi, senza piaceri, senza amici, senza parenti, senza padre, senza madre, senza sposa, senza figliuoli, e senza nessuna cosa mondana. Ma avete da sapere che con tutto quello che sopra detto avevo, non potevo mai godere una minima particella di questa somma consolazione e compitissima felicità che adesso per grazia del Signore sto godendo nel mio presente stato. E se voi cercate la cagione di ciò, brevemente vi rispondo; si come Dio benedetto provvedette ogni creatura col proprio cibo, di maniera che il cavallo non mangia della carne, né il leone dell'erba per esser ognuno inclinato al proprio cibo, così creando Dio il cuor umano gli diede la vera inclinazione a sé stesso. Si che, date pure al cuor umano quanto volete di ricchezze, potenze, domini, con quanto mai può esser di stima in questo fallace mondo,

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al certo non si sazia mai, poiché il suo proprio è Dio, il quale dice: Fili praebe mihi cor tuum[1]. E per il contrario quando avrà solamente questo suo unico, e sommo bene, allora potrà francamente dire: Satis domine satis, et iterum dico satis: Nunc equidem aliud nolo, quia in te inveni omnia, et pro te quàm libentissimè relinquo omnia; e ciò lo sapeva ben dire anche il nostro Africano Agostino Santo, il quale dopo l'aver assaggiato molte delizie corporali esclamò verso il cielo con dire: Fecisti nos domine ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te[2]. Ora dico io, che lontano davvero sono dalla mondana vanità, ma senza dubbio sto regnando nella celeste verità, ch'è il mio unico, e sommo bene Gesù Cristo, il quale per farmi capace un tantino del suo sviscerato amore verso di me, disse: Ego sum via, veritas, et vita[3]; o che bella via per la quale io cammino; o che infallibile verità

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che io seguito! O che ottima vita con che io vivo! La quale per la gran soavità che mi rende nella sua conversazione, mi fa quasi fuor di me gridare: sero te cognovi bonitas tam antiqua tam nova; sero te cognovi! sed si sero, gratia tua tamen serio! Infelix qui omnia novit, et te nescit, qui autem te et illa novit, non propter illa beatus, sed propter te solum, deus meus. Ma chi vuol arrivar alla cognizione di questo Dio infinito bisogna considerar la sua infinita bontà, la quale spicca nei suoi benefici, fatti alle sue creature; e per lasciar tutte, parlo solamente di quelli che senz'alcun mio merito mi ha fatto quando da lui andavo fuggendo; cioè camminando io per la via fallace di Maometto, venne questo gran Signore ad incontrarmi, e così parve che voltatosi verso di me pietosamente mi dicesse: ambulare vis? Ego sum via. Falli non vis? Ego sum veritas. Mori non vis? Ego sum vita[4]; oppure di tal maniera m'interrogasse

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Quà vis ire? Ego sum via. Quò vis ire? Ego sum veritas. Ubi vis permanere? Ego sum vita[5]. Ma che, presa che fu da me questa via sicurissima dell'eterna vita mi parve d'esser uscito in vita dalle fiamme infernali al gaudio immenso dell'eterna gloria, e perché so molto bene che non vi è lingua alcuna né umana, né angelica che lo possa spiegare, dirò così confusamente: audi quid dicam, et intellige benè haec mea verba: tanto in Christiana Religione pérfruor in corde me gáudio, ut certissimè hoc nullis verbis àssequi possim; nè tamen silentio premam omnino meum gaudium tibi quàm plurima mirabilia in compendio dica: si Christiana Fides non me docéret perfectam beatitudinem in caelo esse infallibiliter, et sine ullo dubio modò dicerem perfectam beatitudinem inter Christianos in terra esse. Modo igitur mea interest tam tibi quam omnibus tanquam Iácob predicere: vere dominus est in loco isto, et ego nesciebam. Ah piacesse a Dio

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ch'io avessi ogni giorno tutte le ricchezze, potenze e domini dell'universo mondo non per goderli no, ma per sacrificarli, abbandonarli e calcarli sotto i piedi per amore del mio Dio vero, giusto e Santo, che per sua mera pietà illuminò la mia antica cecità. Ma or già che non mi restò altro da lasciare, metto me stesso alle fatiche, disprezzi, ingiurie, o Dio, fame, sete, nudità, prigioni, flagelli, tormenti e quanto mai può esser di male in queste vita e non per altro farò quanto si è detto, se non per spiegar il mio sviscerato amore verso quel soprano Signore ohime! tanto poco ho detto? Vorrei avere crudeli manigoldi che mi scortichino, fere bestie, che mi sbranino, fuochi lenti che mi consumino, coltellate, spade, moschettate che mi trapassino e mille volte il dì la morte senz'alcun conforto per amore del mio amantissimo, giustissimo e verissimo Dio, che domina, abita e regna dentro il mio cuore: questo stesso che fin ora in questa mia ho spiegato, vi

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farà capire qual fede regna nel mio ardente petto, mentre desiderate e procurate con ogni diligenza e studio di conoscere, et intendere l'interno del mio cuore. E per questo dovete anche argomentar fra voi stesso per vincer quel gran diavolo che domina la vostra anima con dire: questo tale scrittore di questa non era un'ignorante nella setta maomettana! Né aveva bisogno di cose mondane! Nemmeno da qualcheduno fu sforzato a farsi Cristiano! neppure era uomo suddito come sono io! Ma infallibilmente lo conosco per uomo dotto, sacerdote e padrone assoluto nella setta Maomettana! Era libero senza impedimento alcuno! Era aspettato e desideratissimo nella sua Patria! Non aveva necessità di cosa alcuna per la quale doveva star in questa parte dei Cristiani! E di più essendo in ordine per ritornar alla sua Patria sano, forte, e saldo nella setta Maomettana, abbandonò subito il tutto per esser povero Cristiano! Che cosa mai può esser questa?

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O bisogna dire che egli sia diventato matto, oppure che sia arrivato alla cognizione di qualche cosa maggiore di tutte nella Fede Cristiana! Matto non è! Perché il suo discorso non è di matto! Dunque certamente non può esser altro che per qualche cognizione avuta del vero Dio e della sua vera Fede; mentre che veggo così chiaramente che egli, senza riguardo a cosa alcuna, abbandonò subito tutto quello che possedeva, sperava e sapeva nella setta Maomettana. E di più se non mi basta questo per vincer voi stesso, considerate i fondamenti della vostra legge, con dire così: da chi abbiamo saputo che la setta Maomettana fosse donata da Dio? Dai nostri padroni, sacerdoti, predicatori e dottori; ora qui vi voglio: voi confessate per la vostra lettera scritta a me, che io ero sacerdote della setta Maomettana, padrone e dottore in essa e di più vi fo sapere, che

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mi sono fatto anche predicatore di essa in Malta, ora se sono tale, sono dunque quello che insegnava esser quella setta donata dallo stesso Dio a Maometto; ma considerate se io ora dico lo stesso? E ammirate se io ancora la seguito? E da qui potete arrivare alla cognizione della sua gran falsità, e dell'incogniti inganni di chi la seguita; o che gran cecità dei seguaci di Maometto per non aver veduto, né conosciuto la chiarissima Luce del Mondo, che Dio per sua mera pietà mi fece veder e conoscer dopo tanti anni spesi in darno seguitando quella falsità che voi nel presente stato professate; e per farmi veder chiaramente quanto sete ingannato, voglio servirmi di questa similitudine, cioè se voi conoscete i fondamenti d'una gran fabbrica non esser stabili, non direte subito; fuggiamo da qui, perché infallibilmente cadendo sarà la nostra rovina? Ecco così vi fo conoscere i fondamenti della setta Maomettana:

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diceva quel traditore e finto Profeta di Maometto, che Dio gli aveva dato il suo maledetto Corano, sopra il quale sta fondata tutta la fabbrica di quella setta, ma io trovo, e so di certo per ogni ragione, che mai ebbe tal cosa da Dio, mentre si trovano in esso cose totalmente contrarie a quello che aveva manifestato lo stesso Dio al mondo; dunque se il primo fondamento di tal legge così è finto, che cosa si dirà di tutta la fabbrica? dunque l'autore di tal finzione altro non è che un gran bugiardo, furfante e ingannatore dei suoi seguaci; e in realtà tale fu, come io nelle presente carte più volte provo. Per conoscer questo uomo infelice per vero bugiardo, ecco, ognuno che abbia notizia della Sacra Scrittura può conoscerlo subito per tale, leggendo solamente il suo Corano. Perché diceva egli che Dio diede quel finto

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libro a San Michele Arcangelo in spazio di venti giorni e San Michele poi da parte di Dio lo portò a Maometto così a poco a poco in spazio di venti anni. O che gran furfante? Questo solo è bastante per provar che egli era un gran bugiardo, mentre che manifestamente si vede quanto si trova di buono nel suo detto Corano esser maliziosamente rubato dalla nostra Sacra Scrittura, la quale avevano già tanti e tanti anni prima di lui i Cristiani; come a dire la caduta d'Adamo nel Paradiso Terrestre; il successo di Abramo con Isacco suo figlio; la Storia di Giuseppe casto; il caso di San Zaccaria quando ebbe l'ambasciata da parte di Dio che doveva aver per figlio San Giovanni Battista; l fatto dell'Incarnazione del Figliuolo di Dio nel Sacro Santo Utero di

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Maria Vergine; e molte e molte altre cose simili. La conclusione dunque deve essere che Maometto è stato un gran bugiardo, perché diceva che Dio gli aveva dato quello che egli maliziosamente andava rubando dagli antichi libri. Per provar poi che egli fu un gran furfante: certamente ciascuno per molti capi subito lo può conoscere; ma per farvi vedere ciò che dico, incomincio con un certo sproposito, che parerà anche a voi una gran sciocchezza, cioè voi altri dite che Maometto fu il più sublime Profeta che mai in questo mondo sia stato; vi basta mai l'animo di trovarmi un Profeta che non abbia saputo mai profetizzar in vita sua, se non cose già successe? O che gran sproposito dite! Se egli è vero Profeta,

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necessariamente deve dire delle cose future, perché delle passate ognuno già sapeva. Dunque bisogna confermare che il vostro Maometto era gran furfante, poiché stava scioccamente profetizzando delle cose accadute per tanti secoli prima della sua nascita; però non poteva mai far ciò, se non fra gente ignorante, perché se avesse detto qualche cosa di ciò fra gente letterata, sarebbe stata subito scoperta la sua furfanteria e per non esser conosciuto per tale andava sfuggendo per ogni via gli uomini savi e seminando la sua falsità fra voi ignoranti. Finalmente per provare che egli era veramente gran ingannatore dei suoi seguaci, ecco come compariscono grossi i suoi spropositi! Ditemi un poco, per quale cagione Dio aveva

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detto prima ai Profeti quello che doveva esser dopo per lungo tempo; certamente non poteva esser per altro, se non per qualche bene di maggior utilità al genere umano; ora rispondete voi, che utilità mai doveva cavar Dio per la generazione umana, se avesse detto a Maometto quelle cose che erano registrate nelle Sacre Carte prima di lui tanti secoli? dunque bisogna dire, così francamente, che Maometto altro non fu, se non grandissimo ingannatore dei suoi seguaci, mentre procurava di dargli il veleno sotto specie di medicina. E per venir poi a rispondermi a quella gran meraviglia, che per la vostra lettera voi mostrate, dicendo: o che gran meraviglia fra i Cristiani del Messia! Dicono che Dio è suo

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Padre e che il detto figliulo è lo stesso Dio. Ma non mi meraviglio di voi per aver detto questo, perché molto bene si vede la vostra gran cecità, che neanche intendete quello che sta giornalmente avanti i vostri occhi notato nel proprio libro del Corano; però con tutto ciò vi voglio rispondere, ma non con passi della nostra Sacra Scrittura, perché mi direte che non la credete, oppure, secondo la vostra oscurità di mente mi direte che non la intendete; ecco dunque con il vostro proprio Corano mi conviene il rispondervi; voi credete che non vi è altro, se non un Dio solo. Così è, perché la setta Maomettana insegna per il Corano questa dottrina. E poi voi credete che questo Dio è stato sempre e sarà senza principio e senza fine; così è, perché

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tutti i Maomettani lo credono. Dunque bisogna creder ancora che questo Dio così eterno e uno ha un figliuolo e che il detto figliuolo è lo stesso Dio, mentre tutto questo lo dice il vostro Corano con queste stesse parole: «Maria figlia di Gioacchino, che osservava la sua verginità ebbe nel suo ventre un figliuolo dallo stesso Dio per mezzo d'un suo soffio e credette perciò alle parole di Dio, secondo quello che era dichiarato nell'antichi libri; e per tal fatto fu innalzata nel sommo grado sopra tutti»[6].
Ora già che non avete voluto creder quello che dicono i Cristiani del figliuolo di Dio, adesso è necessario di crederlo, mentre che lo dice anche il vostro Corano, altrimenti, o bisogna dire, che il vostro Corano sia falso, oppure bisogna

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dire che non lo credete. Perché se Maria Vergine ricevette quel figliuolo dallo stesso Dio per mezzo di un suo soffio, come tutti voi altri, secondo il detto del vostro Corano, confessate, per qual cagione dunque non si può dire che egli è vero figliuolo di Dio. Avvertite però, che non pensiate, che i Cristiani, quando dicono figliuolo di Dio, intendano che Dio fece tal figliuolo con Maria secondo l'uso del matrimonio! Guarda Dio ci liberi di tal bestemmia, ma che miracolosamente per opera dello Spirito Santo fu fatto; che così operò la Divina Sapienza, formando dal purissimo Sangue interiore della Sacratissima Vergine Maria un corpicciolo umano, con il quale si unì lo stesso Dio per esser fatto uomo; laonde questo onnipotente Dio,

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a cui basta per creare mille mondi un fiat, restava in quel corpicciolo con due nature insieme unite, una umana e l'altra divina, per poter nascere, patire e morire per liberar il genere umano dalla schiavitudine di Satanasso, mentre tale era fatto per la colpa, che fecero i nostri primi genitori, cioè Adamo e Eva nel Paradiso Terrestre: si che il Verbo Divino fatto uomo lo chiamiamo il figliuolo di Dio e se non volete creder questo, ecco il vostro Corano manifestamente lo dica con queste medesime parole nel passo della Sūra al-'Imrān: «disse l'Angelo a Maria io sono un ambasciatore mandatomi da Dio, per mezzo del quale vi fa sapere lo stesso Dio che vi dà il suo proprio Verbo, nominato il Messia

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figliuolo di Maria».[7] Che cosa dite voi ora di questo? Non si può dire che Dio abbia parti, una in cielo e l'altra nell'utero Verginale di Maria. Oppure una in croce e l'altra nell'Imperio Celeste; essendo che dappertutto non vi è altro che un Dio solo; neanche si può dire che Dio gabbi alcuno con le sue parole, dicendo una cosa per un'altra, mentre egli è somma verità; dunque se credete che egli è veramente tale, bisogna credere anche tutto quello che si professa nella Fede Cristiana. E che poi questo Verbo Divino annunciato dall'Angelo, come si è detto, a Maria Vergine sia vero figliuolo di Dio e il detto figliuolo sia senz'alcun dubbio lo stesso Dio; ecco manifestamente lo mostra la bontà Scienza, Sapienza e onnipotenza di tal Figlio, i quali attributi non solamente sono provati,

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e dichiarati per infallibile verità nella nostra Santa Fede, ma anche nel vostro medesimo Corano stanno notati e per verità da tutti voi altri dichiarati; il vostro Corano dunque, volendo manifestar questi divini attributi nella persona di Cristo disse queste stesse parole: «il suo nome è il Messia figliuolo di Maria, il qual Messia è degno d'esser riverito in questo mondo e nell'altro»[8].
(Ecco la sua bontà; che è degno d'aver una riverenza così sempre uguale, tanto in questo mondo, come nell'altro, senza alcun dubbio è sommamente buono)
«e sempre parla con la stessa sapienza, tanto nelle fasce, come nell'adolescenza»[9].
(Ecco la sua sapienza, la quale con la sua immutabilità si da a tutti a credere non esser altro che quella di Dio).

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«Ha da Dio in sé stesso la notizia di tutto quello che sta negli antichi e nuovi libri notato e ha in sé stesso tutta la scienza, mentre fu mandato da Dio al Popolo d'Israele»[10].
(Ecco di nuovo la sua sapienza e tutta la scienza).
«E quando venne il Messia, disse allo stesso Popolo d'Israele, io sono quello, che vo creando dal fango le creature e poi con il mio fiato gli do l'esser e volando come uccelli animati dall'onnipotenza di Dio; io sono quello che faccio parlare i muti, risano i lebbrosi, rievoco in vita i morti»[11].
(Ecco la sua onnipotenza).
Perché dunque non si può dire che questo figliuolo così buono, così sapiente, così onnipotente sia lo stesso Dio, mentre credete, che avesse in sé la bontà, la sapienza, la scienza l'onnipotenza

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di Dio? E dall'altra parte tutti voi altri confessate che Dio solo può aver in grado così eminentissimo tutto quello che si è detto? Dunque avete da sapere che quel Dio, dal quale ricevette Maria Vergine tal Figlio, lo chiamiamo il Padre, e quello che ancora voi altri così liberamente confessate esser stato ricevuto da Maria Vergine, lo chiamiamo figliuolo di Dio; e quel soffio del medesimo Dio per mezzo del quale, come anche voi dite, che tal figlio fu concepito nel verginal utero di Maria, lo chiamiamo lo Spirito Santo; e perché Dio non può esser se non uno solo, dal quale dipende ogni cosa, per tanto noi altri Cristiani, secondo la verità infallibile rivelata a noi dallo stesso Dio, diciamo che sono tre Persone Divine e un solo Dio.

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E se poi volete sapere se veramente quel soffio per mezzo del quale ricevette la Sacratissima Vergine Maria tal Figlio si può chiamare lo Spirito Santo, ecco manifestamente lo spiega il vostro Corano, il quale dice nel fine di Soret Alhocod: «disse Dio al Messia figlio di Maria, manifesta la grazia mia fatta a te e alla tua madre, poiché ti ho formato con lo Spirito mio»[12]. Dunque bisogna credere che vi è il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, quali in realtà sono tre Persone e un solo Dio. Circa poi quell'altro sproposito che avete detto intorno a questo Dio umanato che non fosse stato crocifisso, mostrando ciò con dire che Dio è libero di tal calunnia; non so se mai avete letto un certo passo del Corano che dice: «la forma del Messia appresso Dio è

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come quella d'Adamo, il qual Messia fu creato dalla stessa materia dalla quale fu creato Adamo»[13]. Ora come mai potete negarmi che Cristo non fosse Dio e uomo? E se non fosse stato veramente tale non avrebbe potuto né patire, né morire, essendo egli quello che è eternamente beato: e per il contrario, se fosse stato Cristo solamente uomo senza unione della divinità alla sua Sacratissima umanità non avrebbe potuto liberar il genere umano dalla schiavitù di Satanasso, mentre l'offesa d'Adamo era fatta contro un Dio infinito. E per legarvi a credere la sua morte, resurrezione e ascensione, dico che non potete

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dire che Dio possa mai dire una cosa per un'altra, perché nessuno per il più ignorante che sia può dirlo; nemmeno potete dire che il vostro Corano sia falso né mai mandato da Dio, mentre confessate la setta Maomettana. Ora bisogna dunque dire una di queste cose; o Cristo nostro salvatore morì, risuscitò e salì al cielo, oppure bisogna dire che il vostro Corano è falso, né mai fu mandato da Dio; essendo che chiarissimamente dice tutto ciò che si è detto in queste seguenti parole: «Dio ha detto al Messia, io vi farò morir e poi vi liberarò da ogni male alla presenza di quelli che non credono in voi e poi vi tirerò a me stesso»[14]. Dunque è necessario che voi diciate essere il vostro

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Corano veramente bugiardo, o bisogna credere la morte, resurrezione e Ascensione del figliuolo di Dio unigenito Gesù Cristo. E per farvi veder di nuovo con vivissime ragioni il vostro Maometto esser un gran bugiardo, ingannatore e finto Profeta, dico che per nessun modo mi potete negar voi, che il Sacro Evangelio non fosse donato dallo stesso Dio al genere umano, perché il vostro Corano, con tutti li suoi seguaci lo dicono. Posto questo; nemmeno mi potete negare che ha da esser infallibilmente il giorno del Giudizio, perché si trova più volte nominato nel medesimo Corano, anzi dico, che Cristo è quello che ha da giudicar tutta la generazione umana; dunque neppure mi potete negar che il vostro Maometto fosse gran bugiardo, traditore e finto Profeta; perché il nostro Redentore e Padrone dell'universo

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Gesù Cristo, venendo al mondo la prima volta per salvarlo, donò al genere umano la sua Divina Legge, la quale sta notata appresso di noi nel Sacro Evangelio da quel tempo e sarà sin al giorno del giudizio; e per ciò comandò e raccomandò a tutti che l'osservassero e la seguitassero sino alla sua seconda venuta, che sarà per giudicar i vivi et i morti: come dunque non si può dire che Maometto fosse stato un bugiardo, traditore e finto Profeta? Poiché saltò fuori fra la prima e seconda venuta di Cristo per insegnar altra dottrina totalmente contraria a quella che aveva lasciato Cristo da osservare e custodire con ogni diligenza sino al Giorno del Giudizio? Cristo somma verità insegnò a tutti che l'uomo non dovesse prendere, se non una sola donna, e presa che sarà, mai per modo alcuno

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in vita può abbandonarla, nemmeno la donna può prender mai altro marito, mentre il suo primo è ancora in vita.
Il bugiardo poi, traditore e distruggitore della Legge di Dio Maometto dice: che si può lecitamente avere per via di matrimonio quattro donne per volta; e poi ogni volta che il marito vorrebbe cambiar quelle, o una d'esse con un'altra, può lecitamente farlo senza difficoltà alcuna e anche gli promise gran premio in cielo per questo.
E di più per far moltiplicar in breve tempo i suoi seguaci, diede a tutti gran libertà di coscienza, che ognuno, dopo aver congregate insieme quattro donne, o meno, nella propria casa per via di matrimonio, possa comprar, come schiave

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quante ne vuole. E ciascuna donna, o di queste comprate come schiave, o di quelle del matrimonio, lasciata che sarà dal suo proprio marito, può lecitamente prender un'altro; si che alcuni uomini di quelli che vanno a Mecca sogliono maritarsi in molte città di per dove passano e poi nel partir da una città all'altra, abbandonano le prese moglie in quella per poter poi prender dell'altre dove saranno arrivati, oppure lasciano quelle legate con il matrimonio secondo la setta Maomettana in quella città e vanno ad altra a comprar qualcheduna per servizio suo nel viaggio sinché sarà ritornato alle proprie mogli e, se gli piace, così può vender ogni volta che vuole una, o tutte quelle comprate come schiave purché non si trovino fatte gravide seco; E le donne poi o comprate, o lasciate dopo il matrimonio

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possono maritarsi tante e tante volte, cioè lasciata la donna da proprio marito può prender un'altro e così da uno all'altro andrà per moglie sin alla morte; e infatti si trovano alcune che hanno cambiato mariti cinquanta volte.
O che gran bestialità insegna questo gran furfante per allettar quella misera e cieca gente a servirlo insieme con il Diavolo fedelmente. Io per me secondo quei contrassegni che ho letto nel Sacro Evangelio dell'Anticristo e le opere da me conosciute e vedute nella setta Maomettana, mi pare, che si può dire, conforme quello, che pareva a gravi autori, che Maometto sia stato l'Anticristo distruggitore della Santa e vera Legge di Dio. Temendo poi questo scellerato uomo, che fosse scoperta da qualcheduno intendente la sua evidentissima falsità, vietò il legger e voltar il suo maledetto libro del Corano in altra lingua; e per metterlo in grandissima venerazione appresso i suoi

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seguaci, diede ordine che nessuno mai potesse toccarlo prima di lavarsi almeno secondo l'uso che si pratica fra loro di lavar molte parti del corpo prima d'incominciar a far l'orazione; ma quando a qualcheduno, fuori della sua setta, gli viene voglia di toccar tal libro, beato, felice e mille volte beato fra loro sarà quel gran zelante che lo ammazzi subito crudelmente e per far poi questa gran malizia, accioché i suoi seguaci credessero alla cieca la sua gran falsità, proibì il disputar intorno la sua setta, il cercar qualche ragione nei dubbi e il manifestar ad altri qualche pensiero dubbioso contro tal diabolica setta e alla fine per dar animo ai suoi seguaci d'osservare quanto li aveva detto fedelmente, promise grandissimi premi in cielo a chi ammazza sdegnosamente in un subito qualcheduno, che dice una minima parola, o per burla, o per dubbio, o per disperazione, o per inavvertenza contro la sua disordinata setta. Non vedete ora come sono queste

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cose; non è vero che sono tanti spropositi, fondati contro ogni ragione, contro ogni legge e contro ogni civiltà umana? Veramente si può francamente dire che una bestia insegna a tante altre bestie, mentre fra loro non si trova né discorso, né ragione, né altra cosa umana per distinguere e capire, come si deve, la verità celata. Piacesse a Dio che io vi incontrassi una volta per farvi vedere quanto sia ragionevole la verità Cristiana, la quale più volte è esaminata da tanti dottori, insegnata dai primi uomini di cervello, seguitata dai primi personaggi del mondo, Regi, Imperiali e Papali, manifestata giornalmente con infiniti miracoli, verificata col sangue di tanti e tanti martiri e guidata tutta da un solo Pastore, quale è il sommo Pontefice Vicario del Celeste Sacerdote Gesù Cristo in terra. E se non fosse altro per provar la falsità Momettana, basterebbe l'unico gran miracolo di questa torcia così continuamente accesa nella chiesa di Dio,

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mentre si vede manifestamente che da Cristo nostro Signore fin ora non è mancato, né mancherà mai tal Personaggio suo vicario in terra, il qual vicario ha avuto amplissima e grandissima autorità dal medesimo Gesù Cristo, quando era fra noi altri in questo mondo, governare, custodire e ordinar la sua Divina Legge sin al giorno del giudizio, nel quale sarà lo stesso Cristo in questo mondo di tutti Giudice. Ditemi ora, come volete credere che Maometto era mandato da Dio, mentre per la continua presenza del Vicario di Dio in terra, così uno dopo l'altro, nessuno aveva bisogno di lui? Oh che sciocchezza di chi lo crede! Oh che infelicità di chi seguita la sua finta e brutta legge! Venite dunque una volta meco a veder e considerar la gran bellezza, ordinanza e maestà della nostra Santa Fede! Quante vergini vi sono consacrate a Dio, servendolo con purità! Quanti giovani vi sono dedicati al culto divino, servendolo con purità! Quanti vecchi venerandi

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vi sono vissuti dal fiore della loro gioventù sin alla vecchiaia in gran Santità! Vedrete tanti e tanti monasteri pieni di nobili vergini cantando insieme tante ore il dì per lodar la beltà del suo gran fattore!, Vedrete tanti e tanti conventi pieni di fiorita gioventù contemplando verso l'aurora la somma bontà del suo creatore! Vedrete tante e tante persone solitarie sbrigate da ogni pensiero umano, conversando famigliarmente notte e dì con il vero lume del mondo Cristo Gesù nostro Redentore! Vedrete finalmente tanti e tanti seminatori del Sacro Evangelio, sparsi senza paura per ogni parte del mondo, raccogliendo giornalmente le pecorelle smarrite alla mandria del suo Pastore. Chi mai può raccontar le grandissime opere della pietà Cristiana che quotidianamente si fanno nella nostra Santa Fede: vestir i nudi, servir gli infermi, visitar i carcerati, raccoglier gli abbandonati e infinite altre cose simili? Quanta carità per le famosissime opere in essa si vede?

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Famosi ospedali in ogni città, medici, medicine e chirurghi senza nessun pagamento, letti, cibi, comodità di quanto sarà bisogno senz'alcun interesse, servitù di cavalieri, religiosi e di gente onorata, senz'alcun aborrimento; quante vergini poi nella Cristiana Fede si accomodano, o per maritarsi lecitamente, o per monacarsi volontariamente? Quanti beni stabili godono i ministri ecclesiastici per carità? Chi tira entrate di benefici, chi di canonicati, chi d'abbazie e chi d'una cosa e chi un'altra e il tutto si fa nella vera Fede di Dio per carità. Oh che bel modo poi si usa nelle Cristiane chiese, per onorare, riverire e glorificar maggiormente il vostro unico e sommo bene Dio! Questo si, fa star attonito, sbalordito e confuso chi lo vede. Ricchezze senza numero; strumenti di musica famosissimi, canti di magnifici bassi, soprani e tenori soavissimi, lumi di cera piantati in candelieri d'argento, oro e ambra

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ricchissimi; apparati sacerdotali di vari colori tessuti di seta tra mischiati con oro e argento nobilissimi. Corpi di santi martiri, confessori, e vergini ornati con varie gioie preziosissimi. Calici, patene, e vasi fabbricati d’argento e oro gravissimi; frontali, statue, immagini e crocifissi bellissimi. Sacrifici per tutto il mondo tante e tante volte il dì offerti all’Eterno Padre da riveriti sacerdoti, che rappresentano la stessa persona del sommo Sacerdote Cristo Gesù. E il tutto si fa dalla sposa Chiesa per onorar maggiormente il suo celeste sposo Gesù Cristo. Ah vorrei aver una volta sufficienti parole per spiegar quello che si vede e si pratica giornalmente nella Cristiana Fede, perché tutto quello che fin ora si è detto quasi nulla è in paragone di quello che si trova nella nostra verissima, santissima, e divinissima Fede. Ma ditemi un poco, con che modo voi altri Turchi onorate Dio in quella finta e disordinata legge?

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cercate per tutto, altro non troverete che quattro stuore nelle famose chiese e certe lampade d’olio pendenti da vilissime corde. Quella riverenza di levar le scarpe insegna à tutti la gran stima di tal fede, veramente è degna d’esser così riverita, mentre viene da tutti sotto i piedi calcata, perché legge inventata da uomo ingannatore, è degna di tal riverenza con le scarpe, secondo il suo valore. E per ritornar poi a concludere quanto si è detto già della grandezza, bellezza, ordinanza e maestà della nostra fede, dico che non vi è creatura alcuna né umana né angelica, né tutte le lingue radunate in una, né tutti l’intelletti angelici radunati in uno, che possano mai intender sufficientemente la sua immensa altezza, né spiegar con parole come è la sua bellezza. Ma Dio solo è quello, che sa sufficientemente il suo valore, perché lui solo è stato il suo Autore; laonde con la sua onnipotenza va governandola

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con la sua continua presenza va custodendola, con la sua assistenza va dominandola e con la sua infinita bontà va arricchendola di spirito, grazie e Santità. Finisco dunque con dirvi, che consideriate il gran inganno nel quale fin ora siete vissuto e risolvete per l'avvenire di sottrarvi da quella gran miseria e cecità Maomettana, la quale senz'alcuna ragione, né fondamento voi credete; vincete dunque quel rispetto diabolico, o di parenti, o d'amici, o d'interessi, o di vergogna, o di che so io, mentre ogni cosa di questa breve vita finisce come un'ombra, né altro gioverà per l'altra, eterna, se non quello che si è acquistato di bene vivendo in grazia di Dio, la qual grazia si riceve prima d'ogni cosa per mezzo del santo battesimo, senza il quale nessuno può entrar nel regno di Dio. Orsù vi conviene ora pensar ai fatti vostri, mentre avete

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ancora del tempo per guadagnar la vera amicizia del giusto, sommo bene e unico Dio vero: altrimenti davvero e infallibilmente l'inferno in eterno vi aspetta.
Genova 28 di agosto 1664.

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Il caso seguito poi per tal risposta sta registrato nelle seguenti carte,
cioè come Dio per sua mera pietà e infinita carità illuminò questo Turco, il quale dopo aver scritto la registrata lettera, che prima della risposta si trova in questo libretto notato, e dopo aver ricevuto la risposta, registrata anche in questo, venne a trovar il Padre Baldassare dicendogli esser mosso da Dio per mezzo della detta risposta fatta alla sua, mentre che mostrava grandissimo desiderio d'abbracciar la verità Cristiana e imparar bene i sacri misteri d'essa per poter anche lui manifestarla dopo a chi non la conosce.

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Nella quinta domenica dopo Pasqua, che fu al dieci di maggio 1665, arrivò in Genova questo medesimo Turco, il quale avendo ricevuto la risposta alla sua lettera dal Padre Baldassare, Iddio per sua infinità bontà illuminò la sua gran cecità, di maniera che venne incognito con l'occasione di due Galere del Gran Duca di Fiorenza sotto specie d'esser schiavo nuovo del medesimo, che per tale dichiarava sé stesso a chiunque persona lo interrogava per saper chi fosse.

I discorsi, che sono passati fra questo Turco e il Padre Baldassare quando si sono incontrati insieme.

Essendo il detto Padre in chiesa di San Gerolamo per insegnar a molti infedeli, conforme al solito, l'evangelica verità nella detta domenica quinta dopo Pasqua 1665; vide entrar questo Turco, il quale subito si gettò ai piedi del predetto Padre con dire: Padre mio, io sono quell'uomo, che gli scrissi alcuni mesi sono una certa lettera, alla quale efficacemente mi rispose e mi mosse grandemente

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ad inviarmi verso di lei (dandogli di più molti altri controsegni per esser da lui ben conosciuto). Fatto ciò, seguitò a dire, Padre mio quando ricevetti quella sua risposta incominciai considerare quanto in essa si trovava, Iddio allora per sua pietà mi fece conoscer subito il gran inganno della Maomettana legge, nella quale fin ora vissi senz'alcun dubbio e senza riguardo a nessuna cosa che si dicesse d'altra legge; per tanto risolsi d'abbandonar la finta di Maometto per abbracciar la vera di Cristo, che a me tanto tempo era celata. Ma perché il detto Padre non poté allora udir il suo discorso tutto per il bene commune d'altri Turchi, ai quali assisteva insegnando, lo fece tacere con dirgli, domani a lungo ci parleremo. Finalmente tornato che fu nel giorno seguente, passò gran discorso fra essi nella camera del medesimo Padre, circa il conoscimento della vera Fede, quale sia, ma il Turco si rivoltò al Padre, dopo aver sentito da lui molte ragioni per le quali ognuno deve abbracciar volontariamente la verità Cristiana, dicendo, Padre

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mio, subito avuta la sua risposta alla mia, svanì dalla mia mente tutta la cecità Maomettana, perché considerando da chi mi era venuta e a che effetto fu mandata, come anche più volte andavo considerando quante cose in essa si trovavano registrate a mio proposito e di più rivolgendo fra me stesso di quando in quando con dire: se tutta la Turchia fosse convertita alla Cristiana Fede, mai perciò sarei mosso a seguitarla, perché avrei detto che i Maomettani hanno sbagliato la via del cielo, nemmeno mi avrebbe mosso il dir di tutta la Cristianità, che la vera legge era quella di Cristo, perché avrei detto che i Cristiani non sono arrivati ancora a quanta dottrina sono giunto io, ma solo mi voltai alla considerazione della persona sua mentre che sapevo molto bene quanto lei sapeva della legge Maomettana e quanto volontariamente aveva lasciato per aver la Cristiana; e di che maniera poi vive in essa! Così di povero

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religioso; laonde risolvetti con dire: oh quanto sono stato io ingannato per il passato, ma non sarà mai vero che io seguiti più questa diabolica legge di Maometto! Orsù dunque bisogna andare, dove si trova il Padre Baldassare, acciò che m'insegni quello che gli fu manifestato da Dio, essendo ancora me celato. Padre mio, che mi giova, disse il Turco, l'esser stato per tutta la Turchia riverito da tutti come dottore della setta Maomettana e maestro dei figliuoli dei Re Africani? Che tale fui per tanti anni, oppure che mi giova l'esser stato dei primi Sacerdoti in quella setta e aver avuto nella mia propria chiesa trecento sacerdoti tutti mantenuti a spese della mia casa ed esser stato famoso dottore e maestro di tante e tante persone, mentre sono un ignorante che neanche ho vera notizia del mio creatore? Padre mio eccomi gettato ai suoi piedi, faccia di me come gli piace e quanto gli piace; perché certissimamente sono risoluto d'abbracciar la verità Cristiana

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già da me ora conosciuta e senza tal verità di Dio, ogni cosa è vanità; però non pensi, che ora solamente io sia mosso a far ciò, ma subito avuta la sua carissima risposta, quale appresso di me tengo e terrò sinché io viva, incominciai subito dir ai medesimi Turchi contro la setta Maomettana, per la qualcosa persi ogni rispetto e onore acquistato fra loro, finché mi scacciarono dalla loro chiesa, dicendomi che io per la corrispondenza con lei avuta, ho voluto far anch'io qualche gran ingiuria alla setta Maomettana e non senza gran guai sono scappato dalle loro mani. E ora finalmente, Padre mio, lei ha da dar conto a Dio dell'anima mia. Si lascia considerare la gran tenerezza e lagrime del povero Padre Baldassare per aver sentito quanto si è detto dalla propria bocca di questo medesimo infedele, che aveva procurato di sovvertirlo per mezzo d'una diabolica lettera, dicendo tante cose contro la verità Cristiana e quasi burlandosi di chi la seguita e di quanti la professano

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Questo Turco dimorò in Genova tre giorni e poi ritornò con le medesime Galere del Gran Duca a Livorno, dove sarà, con la Divina Grazia, ben ammaestrato nella Fede Cristiana, mentre il Padre Baldassare lo accompagnò con una lettera ad una persona molto pia, acciò che avesse cura di lui particolarmente nelle cose principali della Santa Fede; perché tal uomo non poteva star in Genova per aver non so che d’impedimento in Livorno.
Questo è quanto passò fra il Padre Baldassare e questo Turco, e perché non abbiamo fin ora piena notizia della sua venuta come fu in Italia, non conviene dir altro per adesso, ma solamente per quanto si può intender qualche cosa della sua venuta, lui tornato dalla visita di Maometto, capitò in Livorno, e da Livorno se ne andò a Città Vecchia sopra le medesime Galere del Gran Duca, perché pensava di trovar il Padre Baldassare in Roma, ma avendo saputo in Città Vecchia, che egli si trovava in Genova, venne come si è detto di sopra a trovarlo, con animo però risoluto di andar anche in Sicilia a cercarlo se non l’avesse trovato in Genova.
Sia il tutto per onore e gloria di quel Dio, che per sua mera pietà e infinita carità, illuminò d’ambidue l’antica cecità. Il fine.

Notes

  1. "Fili praebe mihi cor tuum" (Proverbs 23:26).
  2. "Fecisti nos domine ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te" (Augustine of Hippo, Confessions, 1, 1).
  3. "Ego sum via, veritas, et vita" (John 14:6).
  4. "Ambulare vis? Ego sum via. Falli non vis? Ego sum veritas. Mori non vis? Ego sum vita (Augustine of Hippo, In Iohannis evangelium tractatus, XXII, 8).
  5. "Quà vis ire? Ego sum via. Quò vis ire? Ego sum veritas. Ubi vis permanere? Ego sum vita" (Augustine of Hippo, Sermones, 142,1; Thomas Aquinas, Expositio in evangelium Joannis, XIV, 1870).
  6. The quranic quote seems to be from Qurʾān, LXVI.12.
  7. Qurʾān, III.45.
  8. Qurʾān, III.45.
  9. Qurʾān, III.46. The italian translation seems different from the arabic text.
  10. Qurʾān ?
  11. Qurʾān, V.110.
  12. Qurʾān, V.110. The name of the sūra is al-Mā'ida (The table spread), but Baldassarre calls it "Soret Alhocod".
  13. Qurʾān, III.59.
  14. Qurʾān ?