Page:Romani Collegii Societatis Jesu Musaeum Celeberrimum 1678.pdf/76

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fere oblita erant, ut sunt, Plectra, Musetae, Psalteria, Litui, Cornamusae, quae tamen hodie partim voraci temporis injuria perierunt; partim ob loci angustiam aliò translata, distracta, et neglecta sunt. Supersunt duo solùm, organum scilicet, quod Cylindro automato ex regulis Musurgiae animatum se ipso advenis alludit eosque festivo excipit plausu, refertum diversarum volucrium, utpote, cuculi, lusciniarum, anatum cantu, nec non cymbalorum strepitu et sonoro clangore stridulum, denique postquam omnis concentus conticuit, è medio organi vertice per aërem dyscolus globulus aliquantisper volitat; qui paulatim subsidens se intra organi sui receptaculum recipit, jucundum visu spectaculum.
Superest instrumentum Aeolium quod sine ullo humano contactu, solo fortioris venti impulsu chordas radentis, adeo vagum soni genus efficit, ut nescio quibus modis sola naturae industria auditores ita mirificè abripiat, ut mox campanarum clangorem è longinquo se percipere autument, mox videantur ex sufflatu organi tibias sonantes audire. Dubios mox relinquit auditores an experti cujusdam Cintharoedi ludentis jocos sonoros percipiant. Ex Authore haec construendi praescribitur ratio lib. IX. de Magia Phonotactica Machinamento X. et in Phonurgia fusius descripta. Ex ligno Tiliae resonantissimo, quibus fidicina instrumenta confici solent, instrumentum conficiatur quinque palmos longum, latum duos, profundum unum; hoc instrumentum 15 chordis aequalibus ex animalium intestinis, vel etiam pluribus paucioribusque instruas, modum concordantiae docet esse debere, non per tertias, aut secundas, sed debent accordari ut omnes chordae in unisono, aut per octavas unisonae, aut omnes in uno tono concordes sint. Modus porro applicationis talis sit, ut ubi ventus spirare maximè solet, per strictissimam rimam valvularum aut portarum cogatur transire, cui rimae retroponatur instrumentum, ut necessario ventus chordas radere queat. Author absque ulteriori dispendio fenestras aperit, atque valvis fenestrae semipalmari spatio apertis, queis Aeolium instrumentum insertum adeo insolitum harmoniae genus exhibet solius venti impetu, ut nemo, nisi arcani conscius, unde sonus ille harmoniacus exoriatur, ne conjecturâ quidem consequi possit. De quo vide Musurgiam X.lib. et Phonurgiam ultimo editam.

erano stati quasi dimenticati: plettri, mufete, salteri, liuti, cornamuse, che però oggi in parte sono andati perduti a causa della voracità del tempo, in parte sono stati trasferiti altrove per mancanza di spazio o rubati e dimenticati. Ne rimangono solo due: un organo, che animato secondo le leggi della musurgia da un cilindro automatico, si annuncia da sé ai visitatori e li accoglie con un festoso benvenuto, ricco del canto di diversi uccelli, come cuculi, usignoli, anatre, e inoltre arguto per il suono e l’accordo dei cembali; poi, quando ogni suono è svanito, dalla cima dell’organo s’alza a volo per l’aria e vi volteggia per qualche tempo un palloncino dispettoso, che pian piano abbassandosi si ritira nel suo scomparto all’interno dell’organo, spettacolo davvero divertente a vedersi.
Rimane ancora uno strumento eolico, che senza alcun contatto umano, ma per solo impulso di un soffio un po’ energico d’aria che sfiori le corde, genera un suono così soave che non so come la sola virtù della natura riesca ad attrarre così meravigliosamente gli ascoltatori, i quali ora credono di cogliere il lontano suono di campane, ora hanno l’impressione di udire un suono di flauto provenire da un organo. Talora lascia gli ascoltatori perplessi a chiedersi se per caso odano gli scherzi musicali di qualche citaredo. Il metodo per costruirlo è descritto diffusamente nel libro nono Sulla magia fonotattica, decima macchina, e in Fonurgia.
Si usi legno di tiglio, particolarmente risonante, di cui di solito si costruiscono gli strumenti a corda, lo si faccia lungo cinque palmi, largo due, profondo uno; bisogna poi dotarlo di 15 corde uguali ricavate da intestini di animali, o anche di più o di meno, ma l’Autore spiega che il modo dell’accordo dev’essere non di terza o di seconda: tutte le corde debbono accordarsi all’unisono, o per ottave, o tutte in un solo tono.
Il modo di usarlo è il seguente: quando il vento è molto forte, sia fatto passare, attraverso la fessura strettissima dei battenti, o delle porte; davanti alla fessura sia posto lo strumento, perché il vento possa sfiorare le corde. L’Autore apre senz’altro le finestre o, accostate le imposte di mezzo palmo, pone tra esse lo strumento: al solo soffio del vento, esso produce un’armonia così particolare che nessuno può nemmeno immaginare donde provenga, a meno che non sia a parte del segreto. Vedi in proposito Musurgia, decimo libro, e Fonurgia, recentemente pubblicato.