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Coronidis loco, hoc in capite digressionem facio ad experimentum hydrargyrostaticum, quo plures Philosophi in physicis vacuum admitti posse sibi confidentius imaginantur, posito sequenti experimento. Esto vas vitreum seu tubus oblongus qui in supremitate globum habeat, ex quo foramen canalis paulatim et sensim diminuendo excurrat. Repleto Mercurio globulo, alteri vasi inverso ora indatur, in quo etiam argentum vivum insit, et sensim amoto digito orificium tubi in inversione claudente videbis, ergastuli vitrei impatientem Mercurium tumultuari, subsidere, rursum attolli, donec vibrationibus continuatis lassus ad quietem se componat, ita tamen, ut magnam tubi partem in A inamem relinquat, quod inane vacuum esse contendunt. Verum natura accuratius considerata, fateor ad explendum inane à Mercurio derelictum, peregrinum aerem non posse succedere, cui si ingrediendi copia foret, id fieret per vitri poros; certè at nunc ratio non esset, cur Mercurius violenter suspensus non in subjectum vas rueret; fateor insuper, neque per orificium sistulae subingredi aerem posse, quem profunde in tubi fondo mersum, orificium, aer ne subintret, Mercurius occludit, ob anteriorem causam violentae in tubo Mercurii suspensionis; Anne ergo in illo inani vacuum concedam? Absit. Cum enim tenuissima quaedam corpuscula aerea omni mixto insint, et Natura vacuum angue pejus oderit; Mercurius tam diu continuata agitatione vibrabitur, donec ei insita corpuscula separata metuentis naturae vi, ei in superiorem partem tubi recipiant, sicque Mercurium in medio aere suspensum teneant.

In questo capitolo, a mo’ di conclusione, faccio una digressione per parlare di un esperimento di mercurio statico, grazie al quale diversi ricercatori, con troppa fiducia in se stessi, immaginano di poter ammettere il vuoto nella fisica: e l’esperimento è il seguente. Vi sia un vaso di vetro, o meglio, un tubo oblungo, che abbia in cima un globo, in comunicazione con esso per mezzo di un canale dotato di un lume che va sempre più restringendosi verso la base. Riempito di mercurio il globo in alto, l’imboccatura viene introdotta in un secondo recipiente capovolto, in cui vi sia dell’altro argento vivo; togliendo adagio adagio il dito che tappava l’imboccatura del tubo nel capovolgerlo, vedrai il mercurio agitarsi, intollerante della prigione di vetro, abbassarsi, poi ancora sollevarsi, finché stanco delle continue sollecitazioni s’acquieta, ma così da lasciare vuota gran parte del tubo in A, per il fatto che sostengono esserci il vuoto. D’altra parte, considerata più attentamente la questione naturale, ammetto che a riempire il vuoto lasciato dal mercurio non possa essere aria che vi si sia introdotta, perché se ne avesse avuto la possibilità, sarebbe avvenuto attraverso le porosità del vetro; certo però non vi sarebbe ragione perché il mercurio, violentemente capovolto, non si rovesciasse nel recipiente sottostante. Ammetto ancora che nemmeno attraverso l’apertura del condotto potrebbe entrare l’aria, perché tale apertura, profondamente immersa nel recipiente, è chiusa dal mercurio, per il precedente capovolgimento del mercurio nel tubo; o dovrei ammettere il vuoto nel tubo vuoto? Mai, giacché sottilissime particelle d’aria pervadono ogni corpo, e la natura odia il vuoto peggio del serpente; il mercurio vibrerà in continuo movimento fino a che le particelle in esso presenti, separate dalla violenza della natura che le teme, si raccolgono dalla parte superiore del tubo e così tengono sospeso a mezz’aria il mercurio.