Page:Romani Collegii Societatis Jesu Musaeum Celeberrimum 1678.pdf/70

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ita quoque ipsi gratiis peractis, restituit; sufficere sibi, promissi experimenti veritatem suae celsitudini demonstrasse.
Mediterraneum mare sui sinus sobolem porrigit, ut nobilis hujus Musaei supellectilem augeat; unde hic plura Corallia marina, cum rupe corallifera, anno 1653. à rari ingenii et rerum scientia foelici, D. Joanne Jacobo Scaphilo Trepani Secretario, dono transmissa; unde videre possumus, quanta cum providentia Natura fundum marinum corallinis arboretis vestiat, et varia conchylia, ostraceas exuvias, saxa in monticulos congerat, unde rubra arbor excrescens duritie suâ, et rubore, humano generi pulchrum luxum praebet. Horum monticulorum aliqui intra rara Musaei videntur: fragmenta porrò plurima reperies ex ipsis conchyliis enata; est enim proprium hujus plantae, liquorem spermaticum ex se dimittere, cujus guttae in quodcunque obvium corpus ceciderint, ibidem novae corallinae plantae sobolem nasci faciant. Didicit hoc Naturae arcanum Author ex Arabicis Maris rubri urinatoribus, qui ibidem ad multos annos corallo ex imo maris extrahendo, operam suam impenderant.

CAPUT IX.

Hermetica Experimenta.

Phoenix rediviva; Chymicae artis magisterium; est in hermeticè occluso vitreo vase, aqua ab omini seminali permixtione depurata, contenta ex cineribus plantae, quae Adiantum dicitur, cujus cineres in Salem chymico magisterio reducti, ea virtute et proprietate pollent, ut eandem plantam reproducant perpetuae generationis et corruptionis vicissitudine perennem. Haec est herba verè perpetuo renidens, vivendo moritur, et moriendo vivit, cui bene alludunt hi versus:
Quae thuris lachrymis, et succo vivit amoeni
Fert cunas Phoenix busta paterna suas:
Unica semper avis, pater et sibi filius ipsa
Morte sibi vitam det sibi sola novam.
Nam quoties super orbe decem jam saecula vixit
Supremi moriens nascitur igne rogi.
Sic flos hic vitam sibi reddit morte peremptus,
In vitreis rursum germinat udus aquis.

Res multis tentata, pauci tamen hoc summum Naturae arcanum assecuti sunt; exhibet et hisce alia conjuncta in peculiaribus phialis Naturae miracula, queis integram abietum sylvam, tanquam peritissimi artificis penicillo adumbratam, aut scalpro excisam in vitro parvi laboris impendio distincte spectabilem reddit Author, et adeo quidem ut colore viridi substavescente, pineis racemis, foliis comatis et cyparisatis, imò radicibus ex terra erumpentibus, et intervallo truncorum in terrae superficie mille arbustulis in diverso gramine interjectis, ipsae abietum formae sub aspectum oculi veniant, nec evanescant, sed perpetuò eaedem maneant, nisi fortè fracto vase, uti et Phoenici Kircherianae contigit, qui postquam Regiae Suecorum Heroinae ad primum in Romanam urbem, et Musaei visitationem, ingressum oculos et sensum rapuerat, quasi aliorum asper natura aspectum, inopinato frigoris gelu, vase diffracto Phoenix vegetabilis evanuit, neque postea oculari multorum testimonio

ringraziatolo li restituì: gli bastava di aver dimostrato a Sua Altezza la verità dell’esperimento promesso.
Il Mar Mediterraneo offre il frutto del suo seno per accrescere la suppellettile di questo famoso Museo; qui perciò troverai diversi coralli marini, assieme alla roccia corallina, inviati in dono nel 1663 dal segretario di Trapani Don Giovanni Giacomo Scafilo, persona di raro ingegno e dottrina; da ciò possiamo vedere con quanta generosità la natura rivesta di foreste di corallo il fondo del mare, e accumuli varie conchiglie, valve di ostriche, sassi su monticelli, dove la rossa pianta crescendo con la sua durezza e il suo luminoso vigore, offre un bell’ornamento per gli uomini. Alcuni di questi monticelli si vedono tra le rarità del Museo; troverai inoltre molti frammenti sorti dai molluschi stessi, infatti è caratteristica di questa pianta emettere un liquido seminale le cui gocce in qualunque materia cadano, vi fanno nascere nuove piante di corallo. L’Autore ha saputo questo da tuffatori arabici del Mar Rosso, che per molti anni si erano impegnati laggiù estraendo corallo dal fondo del mare.

CAPITOLO IX
Esperimenti ermetici


La fenice rediviva. Esempio insigne di arte chimica: in un vaso di vetro ermeticamente chiuso v’è dell’acqua purificata da ogni traccia di seme, contiene le ceneri di una pianta che si chiama adianto, le cui ceneri, ridotte chimicamente in sale, hanno la virtù e la proprietà di riprodurre la pianta stessa perennemente, in una vicenda perpetua di generazione e corruzione. È una pianta che davvero risplende d’eternità, vivendo muore e morendo vive, alla quale bene si adattano questi versi:
La Fenice che vive di lacrime e di succo di gradito incenso
Reca come sua culla il paterno sepolcro.
Unico uccello sempre, padre e figlio nel medesimo tempo,
Con la morte a sé sempre essa sola dia nuova vita.
Infatti ogni volta dopo esser vissuta dieci secoli al mondo
Morendo rinasce dal fuoco del rogo supremo.
Così questa pianta ,colpita da morte, a sé dà la vita,
Di nuovo germoglia umida di acque cristalline.

La cosa è stata provata da molti, tuttavia pochi sono riusciti ad ottenere questo prodigio naturale; si mostrano qui, assieme a questi, anche altri fenomeni naturali, in particolari ampolle in cui l’Autore presenta un intero bosco di abeti come dipinti col pennello di un espertissimo artista, o lavorati al bulino in modo semplice, distintamente visibili, e di un colore verde che trascolora in giallo, con rami di pigne, foglie e fronde, radici che emergono dal terreno e fra i tronchi con mille arboscelli disseminati nel terreno folto d’erba, e queste immagini si presentano alla vista e non svaniscono, ma rimangono sempre identiche, a meno che non si rompa accidentalmente il vaso, come è capitato alla Fenice di Kircher quando giunse per la prima volta al Museo la Regina di Svezia: lo spettacolo l’aveva attratta ma, spaccatosi il vaso per un gelo improvviso, la Fenice vegetale svanì, né poi l’Autore rifiutò di ripreparare l’esperimento, contento della testimonianza oculare di molti.