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Quando però s'incontrano due sillabe, di cui una finisce con m o con n e l'altra comincia con una vocale, per togliere l'ambiguità che potrebbe nascere dall'incertezza se quella consonante fa parte della sillaba che precede o di quella che segue, ho punteggiato in alto la m o la n, per indicare che essa fa parte della sillaba precedente. Così la parola Coamiüccao 廣輿考 va letta Coam iüccao, non coa miüccao. Parimenti quando l' i non fa parte, quasi come consonante, dalla vocale seguente, essa ne è stata separata col segno dei due puntini in alto: Ïuceu 伊五州 va pronunziato i u ceu, non iu ceu.

4 Piglio in prestito dal latino il dittongo æ, in cui l' a si fa leggermente sentire. Piglio in prestito dal tedesco il suono ō, come in ōl, e il suono ü, come in über, il quale in questo modo non va confuso col suono italiano u.

5 L' a di an e oan si pronunzia spesso come nella parola francese pain, ma in certe parti della Cina conserva abbastanza il suono a.

6 I suono nasali della lingua cinese sono simili a quelli della lingua francese.

7 L' ė ha tre suoni: uno aperto, con l'accento grave, è; uno chiuso, con l'accento acuto, é; e il terzo medio, o quasi muto, senza nessun accento, e.

8 L' o pure ha due suoni: il suono stretto ó e il suono largo ò.

9 La vocale i si sente appena nella desinenza ei. Lo stesso si dica della vocale a nel dittongo ao.

10 Nei gruppi scia, scio, sciu, l' i è muto, e non ha altra funzione che d'indicare il suono dolce di se, onde non siano letti sca, sco, scu.

11 Viceversa, nei gruppi sciia, sciio, sciiu, il primo i sta ad indicare il suono dolce di se, come al numero precedente, mentre il secondo i si fa sentire, onde questi gruppi non siano pronunziati semplicemente scia, scio, sciü, come quelli del n. 10.

12 Non essendo possibile di conservare in italiano la desinenza ng, perchè il g finale in italiano non è muto, come lo può essere in francese (rang) o in inglese (thing), figuro questo suono speciale con m finale, come solevano fare correntemente i missionari dei secoli XVI-XVIII.

13 Il g dei suoni gian, ge, gen, giò, giu, e simili, non è così duro come in italiano, ma deve essere pronunziato come il j nei suoni francesi jian, je, jen, jo, jou ecc. In questi gruppi, l' i dinanzi alle vocali a, o, u come al n. 10, è muto e non ha altra funzione che d'indicare il suono dolce del g, invece del suono duro, che sarebbe gan, go, gu.

14 La z sostituisce il suono ts delle altre romanizzazioni e va pronunziata come in zar.

15 Le aspirate sono figurate col raddoppiamento delle consonanti p, t, c.

16 Nessun carattere cinese rappresenta più di una sillaba. Per questa ragione non si dica ci u, cci u, ci o an, cchi ü é, ma con una sola emissione di voce, ciù,cciù, cioàn, cchiüaė ecc.