Page:Il mappamondo cinese del P. Matteo Ricci.pdf/12

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nella Capitale del Sud, un gran mandarino del Ministro deegli Uffici civili venne a pregarlo di fare una seconda edizione della sua opera : fu quella di Nanchino del 1600, anche essa perduta. Giunto a Pechino l'anno seguente, altri mandarini vennero a pregarlo di fare una terza ed anche una quarta edizione del mappamondo : si ebbero allora le edizioni di Pechino del 1602 in sei quadri e del 1603 in otto quadri; anche questa ultima è andata. Finalmente nel gennaio del 1608, a richiesta dell'imperatore Uanli [Wanli] 萬曆, il Ricci fece l'edizione imperiale, che non era che la riproduzione della terza edizione in sei quadri, fatta già nel 1602. Oggi, di questi mappamondi ricciani non si conoscono che cinque esemplari della terza edizione: uno a Roma - è quello che si riproduce, si traduce e si commenta nella presente opera - un'altro a Kyoto nel Giappone, un terzo a Londra e due altri a Pechino. Senonchè lo studio comparativo di questi cinque esemplari rivela indubbiamente che solo l'esemplare di Roma e quello di Kyoto sono opera autentica del Ricci. L'esemplare di Roma, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, si trova nel fondo Barberini, passato alla Biblioteca Vaticana nel 1902. Non è improbabile che provenga direttamente o indirettamente da qualche casa dei gesuiti. Una dodicesima parte di questo esemplare fu riprodotta dal P. PIETRO TACCHI VENTURI S.I. nel 1911 nel vol.1 (dopo p.30) delle Opere Storiche del P. Matteo Ricci S.I. da lui edite per la prima volta. Senonché anche così questo cimelio