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Osimo,21 ju�llet 1621. Le card.d'Aracoeli � Bellarmin; m�nu- ^^38 _______________________ ____________________________________________
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Ill.mo et R.mo Signore mio oss.mo E' stato qua da me un Padre venerando Capuccino, chiamato (come dice) f. Mario da Fermo; et m'mostrata una lettera di V.S. Ill.ma dov'ella ordina à questo Padre che venga à communicar meco certo negotio, et d'ordine di S. Beatitudine, in ogni caso, concede al Padre sodetto, in virtù della stessa lettera, obedienza per venirsene à Roma. Io però hò inteso detto Padre in ciò che m'ha riferito; et non solo per la buona relatione che havuta della persona di lui, oltre il buon aspetto, anco per la qualità del negotio, debbo credere che V.S. Ill.ma sia per approvare la venuta à Roma di questo Padre. Ch'è quanto riputato debito mio di significare à V.S. Ill.ma per obedire al cenno et comandamento ricevuto nella sodetta lettera. Et humilissimamente le bacio le mani. D'Osimo li XXI di luglio 1621.<lb/>
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Di V.S.Ill/ma et ^/ma humilissimo et aff/mo servitore F. A. Card/le d'Aracoeli.
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F. A. Card.le d'Aracoeli.<lb/>
S/r Card/le Bellarmino.
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S.r Card.le Bellarmino.
Si risponda che li frati capucini di Roma hanno fatto questo ru more della licenza che io haveva impetrato da N.S. frate Hilario; 4^che non si pu� dir piu; et per fine hanno comandato che non si dia compagno per venire Roma. Et io non voglio dichiararmi parte di una communit� di frati capucini, et inimicarmi tutto il regno. Io ho risaluto lassare le stanze di palazzo che prima erano di V.S.Ill/ma; l'aviso � ci� volendo V.S.Ill/ma rihaverle, scriva una parola al Pa^^pa � al nipote.
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Arch.Vatic.Gesuiti 16 fol.47^48. Lettre orig. Minute autogr.
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Si risponda che li frati capucini di Roma hanno fatto questo ru more della licenza che io haveva impetrato da N.S. à frate Hilario; che non si può dir piu; et per fine hanno comandato che non si dia compagno per venire à Roma. Et io non voglio dichiararmi parte di una communità di frati capucini, et inimicarmi tutto il regno. Io ho risoluto lassare le stanze di palazzo che prima erano di V.S. Ill.ma; l'aviso à ciò volendo V.S. Ill.ma rihaverle, scriva una parola al Papa ò al nipote.
  
  
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Ill.mo et R.mo Signore mio oss.mo E' stato qua da me un Padre venerando Capuccino, chiamato (come dice) f. Mario da Fermo; et m'hà mostrata una lettera di V.S. Ill.ma dov'ella ordina à questo Padre che venga à communicar meco certo negotio, et d'ordine di S. Beatitudine, in ogni caso, concede al Padre sodetto, in virtù della stessa lettera, obedienza per venirsene à Roma. Io però hò inteso detto Padre in ciò che m'ha riferito; et non solo per la buona relatione che hò havuta della persona di lui, oltre il buon aspetto, mà anco per la qualità del negotio, debbo credere che V.S. Ill.ma sia per approvare la venuta à Roma di questo Padre. Ch'è quanto hò riputato debito mio di significare à V.S. Ill.ma per obedire al cenno et comandamento ricevuto nella sodetta lettera. Et humilissimamente le bacio le mani. D'Osimo li XXI di luglio 1621.
Di V.S. Ill.ma et R.ma
humilissimo et aff.mo servitore
F. A. Card.le d'Aracoeli.
S.r Card.le Bellarmino.
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Si risponda che li frati capucini di Roma hanno fatto questo ru more della licenza che io haveva impetrato da N.S. à frate Hilario; che non si può dir piu; et per fine hanno comandato che non si dia compagno per venire à Roma. Et io non voglio dichiararmi parte di una communità di frati capucini, et inimicarmi tutto il regno. Io ho risoluto lassare le stanze di palazzo che prima erano di V.S. Ill.ma; l'aviso à ciò volendo V.S. Ill.ma rihaverle, scriva una parola al Papa ò al nipote.