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Teano, 1 9 juill./l621. Jean Dom�n.Let�tia � Bellarmin; suivi ^936 -------------------- -de la minute de la r�ponse.------------
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/ Ill/mo et Rev/mo Sig/re padrone mio colend/mo Quando piacque alla bona memoria di monsignor Nepote di V.S.111^^
 
 
 
 
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introdurre per la repentina vacanza; et trovato hora alla chiamata
 
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di monsignor Zaragoza l'istessi anzi maggiori inconvenienti nel choro, mi ha parso nella visita far alcuni ordini circa la disciplina del choro, quale credo siano in conformità de canoni, direttorio et ceremoniale concernenti particolarmente il dirsi in choro tutte l'hore canonice che non si diceano, il mostrare la facoltà della vacanza che fanno per ogni settimana quattro canonici dal choro senza con cessione, essendo solo sedici; il fare una puntata fiscale che ponti ancora con il pontato capitolare gli assenti et l'osservanza del ceremoniale e missale nelle celebrationi; il che parendo à loro grave giogo come per il passato non osservato, han concluso d'appellarne in Roma. Mi parso per il zelo che ho sempre scorto in V.S. Ill.ma per servitio di N.to Sig.re et in particolare à questa chiesa, cossi bisognosa, come è noto à V.S. Ill.ma, pregarla si degni in caso di nuova provista haver racomandato il servitio di N. s.re; che altro non mi ha spinto à mandar fuora questi ordini se non il poco zelo che ho scorto in questi del capitolo di sodisfare all'oblighi che tengono del grado è che stanno chiamati. Che per fine, pregando V.S. Ill.ma à perdonarmi il troppo ardire che ho di fastidirla, li fo humil riverenza e bacio il ginochio.<lb/>
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difendere il ben publico; et V.S. non perderà la sua mercede appresso à Dio. Io non mi posso ingerire nelle cose di altri, massime se il Vescovo non mi ricerca.  
 
 
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Ill/ma perdonarmi il troppo ardire che ho di fastidirla, li fo hu-
 
 
 
^^^mil riverenza e bacio il ginochio.
 
Di Teano li 19 di luglio 1621. Di V.S.Ill/ma et Rev/ma
 
Hun/mo et devot/mo servitore ============================= Giovan Domenico Letitia.
 
 
 
Si risponda che io lodo la sua diligentia in aiuto della chiesa et y del culto divino. Se altri vogliono impedire, toccar� al Vescovo
 
difendere il ben publico; et V.S. non perder� la sua mercede appres so � Dio. Io non mi posso ingerire nelle cose di altri, massime se il Vescovo non mi ricerca. --------------------------------------------
 
/^ Vat. Gesuit.17 fol.208=209. Orig. Autog.
 
  
  
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Ill.mo et Rev.mo Sig.re padrone mio colend.mo
Quando piacque alla bona memoria di monsignor Nepote di V.S. Ill.ma chiamarmi nel governo di questa chiesa et diocesi di Teano per suo vicario, si degnò V.S. Ill.ma grandemente inculcarmi per una lettera l'introduttione del ceremoniale; il quale non havendo alhora possuto introdurre per la repentina vacanza; et trovato hora alla chiamata di monsignor Zaragoza l'istessi anzi maggiori inconvenienti nel choro, mi ha parso nella visita far alcuni ordini circa la disciplina del choro, quale credo siano in conformità de canoni, direttorio et ceremoniale concernenti particolarmente il dirsi in choro tutte l'hore canonice che non si diceano, il mostrare la facoltà della vacanza che fanno per ogni settimana quattro canonici dal choro senza con cessione, essendo solo sedici; il fare una puntata fiscale che ponti ancora con il pontato capitolare gli assenti et l'osservanza del ceremoniale e missale nelle celebrationi; il che parendo à loro grave giogo come per il passato non osservato, han concluso d'appellarne in Roma. Mi hà parso per il zelo che ho sempre scorto in V.S. Ill.ma per servitio di N.to Sig.re et in particolare à questa chiesa, cossi bisognosa, come è noto à V.S. Ill.ma, pregarla si degni in caso di nuova provista haver racomandato il servitio di N. s.re; che altro non mi ha spinto à mandar fuora questi ordini se non il poco zelo che ho scorto in questi del capitolo di sodisfare all'oblighi che tengono del grado è che stanno chiamati. Che per fine, pregando V.S. Ill.ma à perdonarmi il troppo ardire che ho di fastidirla, li fo humil riverenza e bacio il ginochio.
Di Teano li 19 di luglio 1621.
Di V.S. Ill.ma et Rev.ma
Hun.mo et devot.mo servitore
Giovan Domenico Letitia.
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Si risponda che io lodo la sua diligentia in aiuto della chiesa et y del culto divino. Se altri vogliono impedire, toccarà al Vescovo à difendere il ben publico; et V.S. non perderà la sua mercede appresso à Dio. Io non mi posso ingerire nelle cose di altri, massime se il Vescovo non mi ricerca.