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Rome,17 janv�er 1621. Bellarmin au card.Robert Ubaldini.
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Ill.mo et R.mo Signor mio oss.mo<lb/>
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Ho considerato con diligentia la scrittura, che V.S. Ill.ma si è degnata mandarmi, et il caso, del quale mi disse il Signor suo fratello, che voleva, che io fussi giudice. Hora io dico quattro cose. <lb/>La prima, che se si parli di giuditio vero, et reale, io non posse esser giudice di questo fatto, perche non sono della professione, et se io fusse Vescovo di Montepulciano, rimetteria il giuditio al Vicario, ò à qualche altro perito, oltre che per essere il Signor Giuseppe Vignanese zio delli miei nipoti, et essere stato molti anni mio mastro di camera, non converria, che io condannasse un suo nipote. <lb/>La seconda cosa, che io dico, è che se V.S. Ill.ma ricerca da me, che gli dica solo il mio parere, senza che il nome mio sia publicato, io giudico il caso molto atroce, et che meriti pena molto essemplare, massime se la pena datagli dal giudice seculare, sia leggiera.<lb/> La terza è che, se esso Reo non sia comparso in termine delli tre giorni datogli dal Signor Vicario, senza dubio si può dichiarare caduto in scomunica, et altre pene contenute nel monitorio del Signor Vicario, ne di questo si può dubitare, trovandosi in questo non comparire, manifesta contumacia, che è il fondamento della scomunica; dicendo il Nostro Signore, Si Ecclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus, et publicanus.<lb/>
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La quarta è, che delle parole, che sono nella seconda facciata dello scritto, dove ho tirato due linee: io non posso indurmi à credere, che siano securamente vere, cio è, che si possa uno scommunicare per havere ferito un laico in chiesa: se prima non sia posta pena di scommunica à chi ferisce uno in chiesa, perche, come io dissi hieri à V.S. Ill.ma la scommunica ha per fondamento la contumacia; come anco mi confermò pur hieri Monsignor Cocino, Decano della Ruota, et capo della congregatione della penitentiaria, dove si trattano queste materie. Ma nondimeno così in questo, come in ogni altra cosa mi rimetto al giuditio prudentiss.o di V.S. Ill.ma et gli bacio con
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prima, che se si parli di giuditio vero,et reale, io non posse es=
 
 
 
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me, che gli dica solo il mio parere, senza che il nome mio sia pu=
 
 
 
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ne delli tre giorni datogli dal Signor Vicario, senza dubio si pu�
 
 
 
dichiarare caduto in scomunica, et altre pene contenute nel moni=
 
 
 
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l/ma la scommunica ha per fondamento la contumacia; come anco mi
 
 
 
conferm� pur hieri Monsignor Cocino, Decano della Ruota, et capo
 
 
 
della congregatione della penitentiaria, dove si trattano queste
 
 
 
materie. Ma nondimeno cos� in questo, come in ogni altra cosa mi
 
 
 
rimetto al giuditio prudentiss/o di V.S.Ill/ma et gli bacio con
 
 
 
 
 
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Ill.mo et R.mo Signor mio oss.mo
Ho considerato con diligentia la scrittura, che V.S. Ill.ma si è degnata mandarmi, et il caso, del quale mi disse il Signor suo fratello, che voleva, che io fussi giudice. Hora io dico quattro cose.
La prima, che se si parli di giuditio vero, et reale, io non posse esser giudice di questo fatto, perche non sono della professione, et se io fusse Vescovo di Montepulciano, rimetteria il giuditio al Vicario, ò à qualche altro perito, oltre che per essere il Signor Giuseppe Vignanese zio delli miei nipoti, et essere stato molti anni mio mastro di camera, non converria, che io condannasse un suo nipote.
La seconda cosa, che io dico, è che se V.S. Ill.ma ricerca da me, che gli dica solo il mio parere, senza che il nome mio sia publicato, io giudico il caso molto atroce, et che meriti pena molto essemplare, massime se la pena datagli dal giudice seculare, sia leggiera.
La terza è che, se esso Reo non sia comparso in termine delli tre giorni datogli dal Signor Vicario, senza dubio si può dichiarare caduto in scomunica, et altre pene contenute nel monitorio del Signor Vicario, ne di questo si può dubitare, trovandosi in questo non comparire, manifesta contumacia, che è il fondamento della scomunica; dicendo il Nostro Signore, Si Ecclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus, et publicanus.
La quarta è, che delle parole, che sono nella seconda facciata dello scritto, dove ho tirato due linee: io non posso indurmi à credere, che siano securamente vere, cio è, che si possa uno scommunicare per havere ferito un laico in chiesa: se prima non sia posta pena di scommunica à chi ferisce uno in chiesa, perche, come io dissi hieri à V.S. Ill.ma la scommunica ha per fondamento la contumacia; come anco mi confermò pur hieri Monsignor Cocino, Decano della Ruota, et capo della congregatione della penitentiaria, dove si trattano queste materie. Ma nondimeno così in questo, come in ogni altra cosa mi rimetto al giuditio prudentiss.o di V.S. Ill.ma et gli bacio con
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