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Molto ill.re Sig.or Cugino, Mi scrive mio fratello, che pensa di dare la sua figliola Ipolita per moglie ad un certo Livio Tarugi, quale io non cognosco, et la causa di darla à questa persona, credo che sia, perche essendo zoppa non trovarà maggior conditione. Io gli scrivo, che ne dia parte à parenti nostri, et principalmente à V. S. et che senta il parer loro. Et quanto alla dote gli dico, che non pretendo dargli tre mila scudi, ma due mila, per non ugualarla à Maria, che è maritata in casa molto piu nobile, et piu ricca. Haverò caro sapere il giuditio di V. S. cosi quanto alla persona, come quanto alla dote. Il Papa ha voluto honorare l'Abbate, mio Nipote, del Vescovado di Theana, che è chiesa mediocre. Se il Sig.or Marcello nostro arrivasse in vita mia all'età debita, non saria difficile, provederlo di cosa simile, se bene, anco senza me, se faccia quel profitto nella scienza,et virtù, che io spero et desidero, Iddio lo tirarà à grado maggiore, ma bisogna in tutto rimetterci alla divina providenza, et voluntà. Con questo gli prego da Dio ogni consolatione. Di Roma li 23. di Gennaro 1616.
Di V. S. m.to ill.re
Cugino aff.mo per servirla
il Card.le Bellarmino.