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Ill/mo e Rev/mo Signore.
Con quell'humiltà che posso,da povero Capucino, confidato nella grande humanita di V.S.Ill/ma et Rev/ma, che risuona per tutto il mondo sino nell'orecchie de poveri frati, ardisco pregarla che per amore di Dio voglia compiacersi di consigliarmi in foro conscientiae cerca alcuni dubii in materia del decreto che regolari non visitino monache senza licentia.
Et prima: Io mi ritrovo havere una licentia gia tre anni sono di visitare una mia sorella carnale monaca in un conevnto in Bergamo, (d)ove si ritrovano monache anco una mia zia et un nipote, et dicendo la licentia che non si parli con altra, io mai me ne so prevaluto; perche, se voglio parlare alla sorella, vengono presenti anco le altre parenti che mi dimandaranno qualche cosa come occorre et non volendogli rispondere, pare cosa incivile et rispettosa Percio desiderio sapere per quiete della conscientia mia, se rispondendo sia peccato mortale?
2° Quando presento la licentia al suo rev/o padre confessore, accio sia presente,come dice il decreto, esso,che conosce et le monache et me, alle volte non vorrà essere presente, ma mi concederà che io gli parli senza essere presente esso, doppo havere vista la licenza sottoscritta dall'ordinario et dal padre Provinciale nonstro. Desidero sapere se,parlando senza tale presentia,sia peccato mortale ?
3° Occorrerà che la rev/da madre Abbadessa verra presente et mi ricercara qualche cosa; onde pare atto d'irriverentia il non rispondergli. Onde desidero sapere anco in questo caso si rispondendo sia peccato; perche pare cosa molto dura,havendo la licentia essentiale, et mancando ò non servandosi una delle condittioni sudette, il credere che l'ill/ma et rev/ma Sacra Congregatione voglia obligare la creatura à dannatione eterna,massime persone che sono di bonissima mente et che stanno molti anni à servirsi di simili licentie,