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Ill.mo et Rev.mo Sig.re mio osserv.mo
V.S. Ill.ma colla sua solita bontà et benignità mi ricorda il tornar à Roma per complire colla obligatione publica. Io le bascio humilissimamente le mani del rcordo et lo ricevo con quella divotione et amore col quale so che mi è dato. Ma siami lecito anco di dirle che oltre l'obligo in se stesso mi disse già che il Sig.r Card. Paleotto che si era trattato i concilio di rimediare a questi vescovati, vedendosi che non ci era stimolo alcuno di dover resedere, ma che per esser questi sotto gli occhi del Papa hebbero per bene di non mettervi le mani, la isperienza mi ha mostrato che si fa tanto poco in questa congregatione dell'Indice per varii rispetti che V. S. Ill.ma colla mollta prudenza sua haverà considerato, che mi pare al fine che né questa né altra congregatione mi habbia da levare, per quanto si può, dalla residenza. A Roma al f ine vi sono molti Cardinali nelle congregationi et lei, tra gli altri man?[manco?] in questa congregatione dell'Indice, può supplire a quanto convenga, ma delli Vescovi d'Albano ve n'è un solo, da poco et miserabile, et per cinque mesi dell'anno, ciò è dal primo di giugno per tutto ottobre, qusta carica non è sicuramente praticabile, sì che d'inverno et un mese o poco più doppo Pasqua io non visito il mio gregge manco infinitamente et nell'ufficio et nella convenienza. Haver ogni anno da far'il sinodo secondo il sacro concilio di Trento presuppone prima la visita per saper a che disordini conviene oviare, et questa non se può fare se non con un pò di tempo. Sarò stato fuori al fine un mese et mezzo: fra il Natale et la Pasqua sarà altrettanto. Hor vegga