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Ill.mo e Rev.mo Sig.re patron mio colendissimo.
Non ho mai voluto scrivere all'Ill.mo Sig.r Cardinale Arigone per conto della mia dimisione, perche hero sicuro che non mi averebbe fatto la gratia, avendo S. S. Ill.ma voluto più credere alli emuli che à me, e per avere ottenuto le altre gratie, io semper ricorro all'infinita benignità di Sua Sig.ia Ill.ma et Rev.ma, alla quale tengo infinitissimi oblighi, ò voluto anco per questa mia privatione ricorrere à lei, con suplicarla con ogni humiltà à farmi anco questo bene, che sarà cagione della mia quiete; et io non mancherò mai di preghare il nostro Signore si come so obrigato che ce la conservi lungo tempo con ogni maggior felicità.
Sua Sig.ia Ill.ma mi avisa che gli facci sapere se la mia privatione è per temppo ò per sempre. Il decreto della congregatione sopra regolari dice cosi che chi tratterà o parlerà con monache, sia privo di voce attiva e passiva per sempre. E molti altri, che sono incorsi, in capo alcuni mesi, anno ottenuto la gratia. Ma io o auto mala fortuna e il tutto per li miei peccati. Patientia. Il padre Comissario Generale è scritto al padre Com.io di Corte che aiuti questo negotio; ma io non ò altra speranza che in Sua Sig.ia Ill.ma, alla quale con la solita riverenza bacio le sacre vesti.
Di Fiorenza il di 22 di maggio 1614.
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Umilissimo e oblig.mo servitore
Fra Bernardino Topi.
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Autograph draft response (on fol. 273v):
Si risponda che, gia che non confida nel cardinale Arigone, et la congregatione non vole far niente senza il suo consenso, massime hora che è tornato da Benevento, io non veggo altro rimedio che la santa patienza, massime che senza la voce attiva et passiva si pup star in gratia di Dio et arrivare alla gloria eterna.