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come scrissi a V.S. Ill.ma nel mio ritorno di dicembre 1612, la  
 
dignità del tesaurerato in questa cathedrale, alla quale è unita la  
 
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theologia, me ne contentai, considerando la brevità del tempo e la  
 
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Ill.mo et R.mo Sig.re padron mio col.mo
Credo che V.S. Ill.ma tenghi memoria d'un servitor suo molto divoto, don Bernardo Gaudino mio diocesano sacerdote hoggi et di santi costumi, per i quali è da me molto amato, onde fui mosso a conferigli, come scrissi a V.S. Ill.ma nel mio ritorno di dicembre 1612, la dignità del tesaurerato in questa cathedrale, alla quale è unita la cura d'anime; e perché il suo confessore è lettore di theologia, e che è un padre maestro Antonio Palombo della Compagnia, mi disse che per un anno bisognava che continuasse in Napoli lo studio di theologia, me ne contentai, considerando la brevità del tempo e la qualità della persona e scrissi anche in Roma per impetrargli la licentia. Hor'anche sono scorsi non un anno solo, ma 18 mesi, et egli persuaso da detto padre, contra il parer del padre Spinelli et altri padri di molto sapere e gravità della Compagnia et mio e di quelli con i quali mi consiglio nelle cose gravi per la diretione di questa chiesa, è diliberato voler continuare in detto studio per altri vinti mesi ancora, con molto danno di queste anime, le quali difficilmente truovo a chi raccomandarle se non ad altro curato gravato con la propria cura del peso del canonicato et servitio della chiesa; ne sono giovati molti et urgentissimi ufficii passati seco et di persona et per mezzo d'altri per farlo risedere, perché replicandosi all'inspirazione che dice havere, fondata nel detto di quel suo confessore, risponde che rinunciarà. Mi è parso di significare il tutto alla pietà di V.S. Ill.ma acciò, se le par'meglio o che egli risieda, com'è l'obbligo suo, scriva a detto padre che l' essorti, ché in quello sta la deliberatione. Et se le par'ancora che si debba condescendere al suo desiderio per la continuatione dello studio, gl'impetri la licenza, ò se giudica gli possa concedere io, me lo avvisi che lo consolarò. Intanto priego a V.S. Ill.ma l' accrescimento di ogni gratia et essaltatione. Di S. Agata a 9 di maggio 1614.
Di V.S. Ill.ma et Rev.ma