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Molto Ill.re Sig.or cugino. L'oratione del Sig.or Marcello è comparsa un giorno doppo la partenza del Sig.or card. Farnese da Roma per Caprarola. V.S. mi avisi, se vole, che io aspetti il ritorno suo, che sarà al principio di Novembre, o pure che la mandi con una mia lettera a Caprarola,o dove sarà. Ma se per sorte tornasse fra pochi giorni, non mancarò di fare l'offitio compitamente. Et gli dico, che l'epistola dedicatoria mi è piaciuta assai, e tanto, che ho hauto suspetto, che non sia del tutto opera del signor Marcello.
Con questo ordinario ricordo di nuovo al P. Rettore del collegio di Montepulciano, che scriva a V.S. in mandargli li padri, che lei desidera.
Ho considerato le scritture che V.S. mi ha mandate, et le ho fatte considerare da tre altri dotti, et pratici, che ho in casa; et siamo d'accordo, che il Pievano habbia il torto, et che per un bove s'intenda un bove aratorio, et non altri bovi, che servano ad altro, che ad arare, et pare assai grande contributione, che chi nell' agricultura mette un bove solo, paghi alla ricolta un staro di grano. Longo saria scrivere le ragioni, ma la principale è l'usanza; et che questo carico si mette solo alli agricultori, che adoperano li bovi per arare, altrimenti haveria potuto chi mette questa gravezza, nominare qualche altro animale; tuttavia ci rimettiamo a miglior giuditio. Et con questo prego da Dio a lei,et a tutta la famiglia ogni contento. Di Roma li 3 d'Agosto 1611.
Di V.S. m.to ill.re
cugino aff.mo per servirla
Il Card. Bellarmino.